Così il cambiamento climatico distrugge l’economia del Made in Italy

Luna Luciano

16/10/2021

27/12/2022 - 14:47

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In occasione della giornata mondiale dell’alimentazione il WWF racconta in un report come i cambiamenti climatici abbiano messo in ginocchio molti settori: a rischio anche il made in Italy.

Così il cambiamento climatico distrugge l’economia del Made in Italy

L’emergenza climatica piega il settore alimentare: ridotte le quantità di prodotti agricoli i prezzi aumentano inevitabilmente. A dirlo è stato un report del 2021 del WWF.

Il rapporto racconta questo drammatico aspetto del cambiamento climatico. L’aumento delle temperature e dei disastri ambientali ha inciso negativamente sull’agricoltura. In questo quadro l’Italia si scopre estremamente vulnerabile: il Made in Italy è a rischio. Non solo. È l’intero pianeta che deve fronteggiare la più grave emergenza alimentare del XXI secolo. Il Covid-19, i conflitti e i cambiamenti climatici, infatti, hanno portato la fame e la malnutrizione a livelli disastrosi, mai registrati finora.

Emergenza climatica: cosa dice il report del WWF

In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, il WWF ha raccontato uno degli aspetti più tragici del cambiamento climatico, non considerato realmente dai paesi benestanti. Il WWF ha infatti constatato come nel 2021 ci sia stato un aumento del 65% di fenomeni estremi: nubifragi, alluvioni, trombe d’aria, grandinate e ondate di calore hanno messo in ginocchio il settore alimentare. Ad esempio il miele ha perso il 95% della produzione rispetto al 2020.

La produzione, la distribuzione e il consumo di cibo non sono solo danneggiate dal cambiamento climatico, ma a loro volta ne sono responsabili dirette. Il sistema alimentare infatti produce il 37% delle emissioni di gas serra, un terzo di queste sono legate agli sprechi alimentari.
Sempre nel report si legge come nella regione mediterranea il riscaldamento abbia superato del 20% l’incremento medio globale della temperatura, vedendo quindi l’Italia in una posizione estremamente vulnerabile.

Emergenza climatica: a rischio il Made in Italy

Il 2021 doveva essere un anno di crescita rispetto al 2020, che a causa della pandemia ha inciso negativamente sull’economia mondiale, ma così non è stato. Il 2021 viene infatti definito come l’anno nero dell’ortofrutta italiana. Secondo i dati quest’anno si sono verificati circa 1.500 eventi estremi, i quali hanno avuto una portata devastante nel campo dell’agricoltura, uno dei settori più forte dell’economia italiana.

Il settore alimentare italiano ha infatti subito in media un calo del 27% ma che ha raggiunto picchi preoccupanti nelle colture di determinati prodotti agricoli.

  • È stato registrato un -69% nella produzione delle pere, circa una pera su quattro è andata perduta;
  • un -48% nel caso delle pesche;
  • un -10% per il riso un cereale di cui l’Italia copre da sola metà della produzione europea;
  • Al centro nord l’olio ha registrato una riduzione fino all’80%;
  • Nel Lazio è andato perduto circa il 70% della produzione di nocciole a causa delle gelate tardive
  • Circa il 20% del raccolto dei pomodori è andato perduto a causa del caldo torrido. L’aumento delle temperature ne ha accelerato la maturazione, superando la capacità logistica per raccoglierlo.

Situazione particolare è anche quella del vino. Solo Sicilia e Campania hanno aumentato la produzione, mentre la Toscana registra un -25%, la Lombardia un -20%, Umbria e Abruzzo -18%, Emilia Romagna, Sardegna e Molise -15%. Al Sud poi il riscaldamento globale sta già mostrando i suoi risultati. Si sta assistendo a un fenomeno di tropicalizzazione che potrebbe condurre alla sostituzione di prodotti tradizionali con frutti esotici, rischiando così di perdere definitivamente la biodiversità dei prodotti italiani.

Save the Children: clima, migranti e la fame nel mondo

Ogni 15 secondi nel mondo un bambino muore a causa della malnutrizione. A raccontarlo è Save the Children, che ha avviato la nuova raccolta fondi “Emergenza fame”, analizzando la correlazione tra crisi climatica, guerre e Covid-19 nell’emergenza alimentare

Il 60% delle persone e l’80% dei bambini che soffrono la fame vivono in paesi in guerra, infatti 10 delle 13 peggiori crisi alimentari sono causate dai conflitti. A loro volta queste sono la conseguenza di problematiche legate al cibo, acqua o sulle risorse necessarie per produrli. Ogni anno sono oltre 2 milioni i bambini che muoiono a causa della malnutrizione e Save the Children ha stimato che in pochi mesi altri 2,6 milioni di bambini saranno vittime della malnutrizione cronica e circa altri 9,3 milioni vivranno gli effetti della malnutrizione acuta. In tutto questo il Covid-19 ha un suo peso.

A queste cause bisogna aggiungere anche le catastrofi naturali. Infatti si stima che circa l’80% delle persone che soffrono per insicurezza alimentare, vivano in paesi dove questi fenomeni sono frequenti. Quasi 2 miliardi di persone, circa un quarto della popolazione mondiale, vivono in aree con grave carenza idrica, ed è previsto che questo numero crescerà raggiungendo metà della popolazione mondiale entro il 2030. Il cambiamento climatico è quindi causa diretta dell’aumento dei migranti ambientali e si stima che entro il 2050 sono oltre 216 milioni le persone che saranno costrette ad abbandonare la propria terra.

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