Cos’è il signoraggio? Pillole per orientarsi

Michele Ciccone

21 Ottobre 2013 - 16:18

Il potere di emettere moneta da parte delle banche centrali consente a quest’ultime di ottenere un guadagno chiamato signoraggio. Come viene calcolato? Inoltre, cosa se ne fanno le banche centrali di questi redditi? Una piccola panoramica per cercare di orientarsi.

Cos’è il signoraggio? Pillole per orientarsi

Il tema del signoraggio abbraccia un ampio ventaglio di argomenti, strettamente (e inevitabilmente) collegati tra di loro, quali il debito pubblico, la tassazione, le misure di politica monetaria. È fondamentale però, prima di affrontare qualsiasi tipo di discussione al riguardo, capire cosa effettivamente sia il signoraggio.

Una volta compreso di cosa si tratta saremo in grado di individuare il nocciolo della questione, ossia che a prescindere dal rapporto tra banche centrali, stati e mercati finanziari riscontrabile in diversi paesi, i proventi derivanti dal signoraggio vengono comunque trasferiti ai rispettivi stati.

Cos’è il signoraggio?

Per rispondere a questa domanda ci viene in soccorso la Banca D’Italia, che scrive:

Per signoraggio viene comunemente inteso l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta. Per le banche centrali, il reddito da signoraggio può essere definito come il flusso di interessi generato dalle attività detenute in contropartita delle banconote (o, più generalmente, della base monetaria) in circolazione.

La Banca D’Italia ci sta dicendo che il signoraggio è la semplice differenza tra gli interessi sulle attività detenute dalla banca centrale e gli interessi sulle passività, ossia gli interessi che la banca centrale deve pagare per emettere moneta .

Gli interessi passivi (ossia i costi) a carico della banca centrale per l’emissione di moneta sono praticamente pari a zero (si pensi alla stampa delle banconote o alla moneta elettronica).

Gli interessi attivi sono quegli interessi derivanti dai titoli fruttiferi (ad esempio titoli di stato) che la banca centrale detiene in portafoglio.

Ma perché calcolare il reddito da signoraggio (che riguarda il potere di emettere moneta) sulla base degli interessi percepiti sui titoli (in particolare titoli pubblici) detenuti in portafoglio dall’autorità monetaria?

Cosa ci fa (o cosa ne fa) la banca centrale della moneta che emette?

Supponiamo che la banca centrale possa acquistare titoli di stato del paese all’emissione, ossia in sede d’asta. La banca centrale fornisce moneta allo Stato e in cambio riceve titoli (emette una passività: la moneta, riceve un’attività: i titoli).

A fronte dunque del costo (praticamente pari a zero) sostenuto per stampare la moneta, e quindi per emettere la passività, la banca centrale riceve un reddito (gli interessi sui titoli di stato in portafoglio) derivante dall’impiego di questa moneta (ossia averla concessa allo stato in cambio di titoli pubblici).

Non solo, come abbiamo descrito in un precedente articolo, la moneta che la banca centrale crea viene richiesta dalla singole banche di credito, le quali la utilizzano per le normali attività operative e per acquistare titoli di stato e/o obbligazioni in generale. E questi titoli e obbligazioni sono a loro volta richiesti/e (guarda un po’) dalle banche centrali in garanzia alle singole banche per la liquidità loro fornita (per le operazioni di mercato aperto).

Ecco quindi che il cerchio si chiude. In un modo o nell’altro, direttamente o indirettamente, i titoli fruttiferi arrivano nel portafoglio della banca centrale a fronte della moneta emessa. L’argomento legato al signoraggio si tramuta quindi nello studio dei rapporti tra banche centrali, governi e banche di credito ordinarie.

Cosa ne fa la banca centrale degli utili derivanti dal signoraggio?

Prendiamo l’esempio dell’area euro, che ci riguarda da vicino. L’emissione delle banconote è assegnata alla BCE in concorso con le banche centrali nazionali (BCN) dell’Eurosistema. Il reddito da signoraggio di ogni singola BCN è definito come il reddito annuo che essa ottiene dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione e dei depositi costituiti dagli enti creditizi. Questo è trasferito alla BCE e da questa redistribuito alle BCN sulla base della loro partecipazione al capitale della BCE. Le BCN, a loro volta, lo fanno affluire ai rispettivi Stati una volta dedotte le spese di funzionamento ed effettuati i necessari accantonamenti.

Come ha fatto notare Barnard, generalmente

una percentuale molto alta (in media dal 60% in su) degli utili netti della banca centrale torna ogni anno nella casse dei ministeri del Tesoro per legge.

Inoltre le singole banche centrali nazionali che partecipano alla proprietà della BCE tramite una quota di azioni (la più alta è detenuta dalla Bundesbank) ricevono utili pari a una percentuale del valore del pacchetto azionario posseduto e non sul valore degli utili netti della BCE i quali, come detto, vengono trasferiti alle banche centrali nazionali e da queste ai rispettivi governi.

Ma allora qual è il vero problema legato al signoraggio?

Per quanto detto fino ad ora, la vera questione da affrontare è quindi il legame e le relazioni che la banca centrale di un paese instaura con il governo e con i mercati finanziari. Il risultato, però, è sempre lo stesso: ossia i proventi derivanti dal signoraggio vengono comunque trasferiti, in buona misura, dalle banche centrali ai governi.

Che una banca centrale acquisti direttamente titoli di stato all’emissione (in gergo tecnico finanzia il disavanzo pubblico con l’emissione di moneta) o lo faccia sul mercato secondario tramite l’intermediazione delle singole banche non cambia la sostanza, a prescindere quindi da quanto una banca centrale è legata o dipendente dal governo.

A questo punto possiamo discutere sull’ammontare dei proventi e accantonamenti che le banche centrali trattengono prima di far affluire il reddito da signoraggio ai rispettivi ministeri del tesoro; ma questo è un problema, diciamo così, contingente, che va visto caso per caso e che riguarda i regolamenti delle rispettive banche centrali.

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