Con la Voluntary disclosure l’Agenzia delle Entrate apre ad una nuova collaborazione con i contribuenti

Federico Migliorini

22 Novembre 2014 - 14:00

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, inaugura, con la voluntary disclosure, la procedura per il rimpatrio dei capitali esteri, una nuova collaborazione tra Fisco e contribuenti. Questo è quanto ha comunicato nell’audizione del 20 novembre scorso presso le commissioni Giustizia, Finanze e Tesoso, al Senato.

Con la Voluntary disclosure l’Agenzia delle Entrate apre ad una nuova collaborazione con i contribuenti

La nuova procedura per il rimpatrio dei capitali esportati illegalmente all’estero, c.d. “ voluntary disclosure ” è frutto di un nuovo modello di cooperazione tra l’Amministrazione finanziaria, l’Agenzia delle Entrate e gli stessi contribuenti. La procedura è stata studiata per incentivare la “compliance” dei contribuenti verso gli adempimenti fiscali e sarà effettivamente efficace soltanto se riuscirà a realizzare l’effettivo ravvedimento volontario dei soggetti che hanno intenzionalmente sottratto redditi alle imposte italiane, mediante la fittizia allocazione estera della propria residenza fiscale.

Questo è il messaggio lanciato dal neo direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, che nel corso dell’audizione tenutati lo scorso 20 novembre al Senato, presso le commissioni Giustizia Finanze e Tesoro.

L’obiettivo più volte annunciato da Fisco ma mai realmente avvenuto, ovvero, quello di una più concreta collaborazione con i contribuenti, sembra davvero essere arrivato. Con la nuova procedura per il rientro dei capitali esportati illegalmente all’estero l’Agenzia delle Entrate sembra aver provato ad effettuare un vero e proprio cambio di passo nelle proprie strategie di lotta all’evasione. Il programma di collaborazione volontaria che sta per essere messo in atto, consente una riduzione delle sanzioni per le violazioni connesse agli obblighi di “monitoraggio fiscale” sulle attività finanziarie detenute all’estero, e dall’altra parte consente ai contribuenti l’immediato ripristino della legalità fiscale, consentendo riduzioni sanzionatorie sia amministrative che penali (per i casi più gravi).

L’obiettivo è quello di indurre i contribuenti a tornare nella legalità dichiarando le proprie attività finanziarie esportate all’estero, promuovendo la futura ottemperanza degli obblighi fiscali e al tempo stesso rafforzando gli strumenti per il contrasto all’evasione. Infatti, nei giorni scorsi i Governi di 51 Paesi hanno siglato a Berlino il Common Reporting Standard, ovvero, un accordo che prevede la fine del “segreto bancario”, attraverso lo scambio automatico dei dati sui depositi bancari detenuti all’estero. Si tratta di un vero e proprio segnale di allarme, per quanti hanno portato illegalmente attività finanziarie fuori dai nostri confini, che oggi in molti casi hanno le ore contate. Per questo la Voluntary disclosure potrebbe avere un successo anche sopra alle aspettative.

Il messaggio lanciato dalle Entrate e ribadito ormai più volte per voce del direttore Orlandi è quello che il Fisco ha davvero molti dati a cui attingere per controllare la situazione fiscale di ogni contribuente, e per questo chi non è in regola, tenderà automaticamente a ravvedersi, prima che gli venga notificato l’accertamento, che porta con se sanzioni sicuramente più onerose.

In questi termini, appunto, la nuova procedura per il rimpatrio dei capitali esteri rappresenta un’occasione per inaugurare un nuovo capitolo nel dialogo tra Amministrazione finanziaria e contribuenti che intendono riprendere la strada della legalità fiscale.

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