Comune di Roma a rischio scioglimento per mafia? Gli estremi ci sono: ecco cosa dice la legge
L’inchiesta "Mondo di mezzo" che sta sconvolgendo la politica capitolina rischia di avere ripercussioni pesantissime, soprattutto sul Comune di Roma. Il Movimento 5 Stelle ha infatti inviato una richiesta che chiede al prefetto Giuseppe Pecoraro di commissionare l’ente per valutare eventuali condizionamenti malavitosi. Nel caso in cui ci fossero, la legge prevede che lo stesso prefetto proponga al ministro dell’Interno, lo scioglimento per mafia. Sarà poi il Presidente della Repubblica a disporre un decreto apposito.
Una decisione che potrebbe stravolgere non solo l’assetto della città, ma della politica italiana in generale. La norma, nata nel 1991 e inserita nel testo unico degli enti locali del 2000, ha portato sino ad oggi allo scioglimenti di 250 Comuni. Non è una legge "punitiva", ma preventiva, quindi nonostante Ignazio Marino sia estraneo ai fatti, la sua giunta potrebbe comunque subire le conseguenze dello scandalo.
La legge è chiara: nel caso in cui emergano: “collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori, ovvero su forme di condizionamento degli stessi”, il Comune deve essere sciolto. Quanto sta accadendo in questi giorni a Roma potrebbe dunque rientrare perfettamente nell’ambito di applicazione della norma.
Roma: Comune a rischio scioglimento?
L’inchiesta "Mondo di mezzo" ha portato alla luce le "malefatte" della giunta Alemanno, ma i fatti coinvolgono anche il periodo delle elezioni del sindaco Marino che, lo sottolineiamo nuovamente, non è sotto indagine. Secondo la legge, non c’è bisogno che il primo cittadino sia implicato direttamente, ma basta il coinvolgimento dei consiglieri.
Dall’ordinanza di cautelare emerge che la nomina di Giovanni Quarzo (FI) come presidente della commissione trasparenza del Comune sia stata decisa nel corso di un pranzo proprio da Massimo Carminati, considerato il capo della Cupola Romana.
Il gip Flavia Costantini scrive:
l rapporto di Quarzo Giovanni con l’organizzazione criminale, veniva già evidenziato dallo stesso Carminati Massimo durante una conversazione…
In base alle indagini dunque, gli enti elettivi sarebbero compromessi, così come alcuni esponenti della maggioranza. Uno su tutti, Mirko Coratti, presidente del consiglio comunale in forza al PD che ha rassegnato le dimissioni dopo l’inchiesta.
Le parole pronunciate da Salvatore Buzzi, braccio destro di Carminati, sono eloquenti:
"Me so comprato Coratti".
10mila euro sarebbe stato il suo prezzo. A Coratti si aggunge Danilo Ozzimo, anch’egli indagato e dimissionario.
Come se tutto ciò non bastasse, è impossibile non fare un riferimento alla questione "Ama". L’inchiesta parla infatti di turbativa d’asta e corruzione tra il 2013 e il 2014.
Le accuse citate si riferiscono al periodo nel quale Giovanni Fiscon, finito in galera, ricopriva ancora il ruolo di direttore generale dell’Ama. Secondo il Gip:
“La ricerca di nuovi interlocutori, capaci per il loro munus publicum di incidere sugli affari condotti con Ama, è dimostrata dall’attività di aggancio e di costruzione di rapporti con Mattia Stella, della segreteria del sindaco Marino, nonché con Mirko Coratti (…) e Franco Figurelli, della sua segreteria particolare, gratificato, secondo Buzzi, da una retribuzione di 1000 euro al mese”.
A questo punto, sembrano esserci gli estremi per ordinare una commissione d’indagine che approfondisca le attività del Comune.
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