Ecco come Juncker ha intenzione di salvare l’Europa da se stessa

Marco Frattaruolo

14 Febbraio 2017 - 12:07

Il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker avrebbe in mente una serie di cambiamenti radicali per salvare l’Europa da sé stessa. Vediamo quali sono.

Ecco come Juncker ha intenzione di salvare l’Europa da se stessa

Ecco come Jean-Claude Juncker è intenzionato a cambiare il processo decisionale europeo, attribuendo maggiori responsabilità ai Paesi membri. Juncker, presidente della Commissione Europea, sa bene che l’Europa così com’è difficilmente potrebbe resistere a lungo.
Allo stesso tempo deve essersi convinto che per troppo tempo i paesi membri dell’Unione europea abbiano visto Bruxelles come capro espiatorio per i propri fallimenti.

Nei suoi primi due anni di mandato Juncker si è visto passare per le mani patate bollenti su temi delicati sui quali i singoli stati non sono riusciti a raggiungere un accordo.
Per questo Juncker sarebbe intenzionato a mischiare le carte in tavola per dare una svolta alla tendenza lassista dei singoli stati che formano l’Unione europea. Il suo obiettivo sarebbe quello di mettere mano al cosiddetto processo di “comitatologia” (ovvero quell’insieme di procedure attraverso le quali la Commissione UE esercita il proprio potere decisionale), costringendo i governi nazionali ad assumersi le proprie responsabilità per le decisioni prese a Bruxelles.

Un esempio di quello che Jean Claude Juncker si auspica in futuro non si ripeti si dovrebbe svolgere il prossimo mese, quando i paesi europei saranno chiamati a decidere se cancellare le colture geneticamente modificate per la coltivazione. I Paesi sono stati in grado di raggiungere un primo verdetto, ma nel caso in cui a marzo non riusciranno a mettersi d’accordo la palla passerà alla Commissione europea alla quale sarà affidata la decisione finale.

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Juncker aveva denunciato questa tendenza da parte dei singoli Paesi nel suo discorso sullo stato dell’Unione tenutosi a settembre, affermando che:

“Non è giusto che, quando i paesi dell’Ue non riescono a decidere tra loro, la Commissione sia costretta dal Parlamento e dal Consiglio a prendere una decisione. Quindi dovremo cambiare quelle regole, perché questa non è la democrazia”.

In quella stessa sede Juncker aveva anche ammonito le istituzioni europee di essere scivolate in una “crisi esistenziale”, affermando che “mai prima d’ora ho visto i governi nazionali così indeboliti dalle forze del populismo e paralizzati dalla paura della sconfitta alle prossime elezioni”.

Di seguito vediamo come Jean-Claude Juncker sarebbe intenzionato a cambiare il processo decisionale europeo.

Come Juncker vorrebbe cambiare il processo decisionale europeo

Juncker vuole cambiare il modo in cui vengono prese le decisioni affinché i paesi membri dell’Unione europea si assumano la responsabilità per le politiche che l’UE mette in atto.

Nelle scorse settimane il presidente della Commissione europea durante una riunione con i commissari europei ha dichiarato che il processo decisionale dell’Unione europea necessiti di una svolta che lo renda “più democratico e trasparente”.

In quella stessa sede Juncker ha fatto riferimento alla decisione assunta dalla Germania lo scorso gennaio di astenersi dal voto sulle colture OGM, rimettendo così l’onere della decisione finale alla Commissione.

Che cos’è la comitatologia?

Il termine comitatologia è un neologismo coniato a Bruxelles e fa riferimento ai comitati esperti composti da funzionari della Commissione europea e dei governi nazionali che hanno lo scopo di prendere decisione tecniche su qualsiasi cosa: dai requisiti di sicurezza per le operazioni petrolifere offshore ai diritti di proprietà intellettuale.

Ma per i critici dell’Unione europea la comitatologia incarna ciò che di più sbagliato vi è nel processo democratico dell’UE: facendo affidamento a questo processo gli eurocrati, infatti, si ritrovano a votare a porte chiuse su questioni di interesse pubblico, senza che i cittadini possano controllare le loro decisioni.

Il prossimo mese, ad esempio, ad esprimersi sulle colture geneticamente modificate non sarà il Parlamento europeo, organo eletto direttamente dai cittadini europei, ma i funzionari che fanno parte di un comitato permanente chi si occupa di questioni legate alle piante, agli animali e ai mangimi.

Le critiche nei confronti della comitatologia

Franziska Achterberg, direttrice delle politiche sul cibo per Greenpeace in Europa ha criticato questo modello:

“Le proposte non sono rese pubbliche, i voti si svolgono in segreto e nessuna informazione su chi ha votato cosa esce da quei comitati”.

Critico nei confronti del sistema della comitatologia anche Daniel Guéguen, docente presso il College of Europe e head of strategist presso PACT European Affairs, secondo il quale il sistema della comitatologia

“semplicemente non funziona, è troppo complesso e poche persone riescono a capirci realmente qualcosa”.

Il problema per Juncker e il suo team di esperti è riuscire a capire come poter cambiare le regole. Mentre alcuni membri della commissione ritengono che gli svantaggi derivanti dal sistema della comitatologia siano in realtà contenuti, altri sono d’accordo con Juncker quando sostiene di voler convincere i governi nazionali ad assumersi maggiori responsabilità.

Un documento stilato dalla Commissione ha elencato una serie di punti volti a riformare la procedura decisionale dei comitati. Questi prevedono modifiche sui regolamenti che riguardano le modalità di voto, con la proposta che le astensioni non vengano più conteggiate per il calcolo della maggioranza qualificata, il passaggio per il Consiglio dei ministri nel caso gli esperti nazionali non riescano a giungere ad una conclusione riguardo a un determinato tema e l’introduzione di un voto “continuo” da esprimere fino al raggiungimento di una decisione.

Fabian Zuleeg, capo esecutivo presso la European Policy Centre, ha dichiarato che

“L’idea è quella di rendere gli Stati membri più responsabili per le decisioni prese a Bruxelles affinché questi possano spiegare cosa hanno deciso e perché abbiano preso determinate decisioni”.

Altri osservatori invece hanno criticato le proposte di Juncker convinti che queste potrebbero innescare nuovi problemi.

“Le opzioni che la Commissione ha messo sul tavolo sono state chiaramente sviluppate senza tener conto della necessità di garantire un processo decisionale basato sulla scienza”

ha dichiarato Graeme Taylor, direttore degli affari pubblici presso la lobby dei pesticidi European Crop Protection Association.

Nathalie Moll, segretario generale di EuropaBio ha a sua volta affermato che

“eventuali modifiche al sistema esistente che non tengono conto di un processo decisionale basato sulla scienza minacciano l’innovazione dell’Unione europea, in un momento in cui questa dovrebbe spingere verso la crescita, l’innovazione e l’occupazione”.

Quello che in molti temono è che le proposte di Juncker possano andare ad introdurre più politica in settori in cui il peso della scienza dovrebbe essere preminente. Juncker si trova così di fronte a un bivio: continuare col sistema macchinoso e ambiguo della comitatologia o rendere il sistema decisionale di Bruxelles più democratico e trasparente responsabilizzando i singoli governi nazionali? Giungere a una conclusione che possa accontentare tutti non sarà certo facile per il presidente della Commissione europea, soprattutto ora che le lobby gli hanno "dichiarato" guerra.

Fonte: Politico.eu

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