Perché la Cina sta vincendo la guerra commerciale contro gli USA

Violetta Silvestri

14/01/2021

02/12/2022 - 15:02

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La Cina è in vantaggio sugli USA nella guerra commerciale? Un’analisi delle ultime performance del Dragone raccontano una battaglia dei dazi vinta da Pechino, nonostante Trump.

Perché la Cina sta vincendo la guerra commerciale contro gli USA

La Cina ha evidenziato un surplus commerciale da record nei dati di dicembre, sancendo di fatto - almeno per ora - una vittoria sugli USA nella guerra dei dazi.

I numeri rivelati oggi, giovedì 14 gennaio, infatti, molto raccontano del trend nella nazione asiatica e, soprattutto, della corsa di export e import nonostante pandemia e battaglia delle tariffe.

La seconda economia più grande del mondo ha chiuso il 2020 con un avanzo commerciale complessivo di $ 78 miliardi nella rilevazione di dicembre. Il surplus della Cina per l’anno ha raggiunto il record di 535 miliardi di dollari, in aumento del 27% rispetto al 2019. Le esportazioni, nel frattempo, sono salite ai massimi storici.

Cosa significa nell’ambito della guerra commerciale? E quale avvertimento per Biden?

Guerra commerciale: perché la Cina è in vantaggio

Nel 2019, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sbandierava con fierezza su Twitter che “le guerre commerciali sono buone e facili da vincere” e iniziava a imporre tariffe su circa $ 360 miliardi di importazioni dalla Cina.

Per alcuni osservatori, però, i conti non hanno quadrato per la Casa Bianca e il tycoon aveva torto.

Anche prima che il coronavirus colpisse milioni di americani e scatenasse la più profonda recessione economica dalla Grande Depressione, la Cina stava mostrando resistenza alle tariffe di Trump. Una volta che Pechino è riuscita a controllare il virus, la domanda di attrezzature mediche e di articoli tecnologici per lo smartworking nel mondo ha spinto il suo surplus commerciale con gli Stati Uniti, nonostante i prelievi doganali.

Larry Hu, capo economista cinese di Macquarie Capital, ha sottolineato in un rapporto che:

“Tra le tante chiacchiere sul disaccoppiamento e la de-globalizzazione, la pandemia ha approfondito i legami tra la Cina e il resto del mondo.”

L’epidemia, infatti, non ha fatto altro che moltiplicare i legami commerciali del mondo con il Dragone, spingendo anche gli USA nella domanda di beni legati al Covid.

Il risultato? Le relazioni commerciali della Cina con gli Stati Uniti sono diventate ancora più squilibrate, a tutto vantaggio di Pechino: il surplus commerciale della potenza asiatica con Washington è salito a $ 317 miliardi nel 2020, un aumento del 7% rispetto all’anno precedente e il secondo importo più alto mai registrato.

Il commento di Louis Kuijs, responsabile dell’economia asiatica presso Oxford Economics, è piuttosto eloquente:

“A giudicare dall’impennata delle importazioni statunitensi dalla Cina nel 2020, sembra giusto affermare che la guerra commerciale di Trump con il Paese è fallita.”

La sfida Cina-USA è tecnologica

Spetta ora al presidente eletto Biden decidere se continuare la guerra commerciale. In una recente intervista, ha detto che non avrebbe rimosso immediatamente le tariffe e avrebbe invece rivisto l’accordo di fase uno.

Rispetto alle tariffe, però, il crescente conflitto sulla tecnologia sta diventando più preoccupante per la Cina. Le sanzioni e le restrizioni all’esportazione imposte da Washington hanno minacciato la vitalità di aziende tecnologiche leader come Huawei Technologies Co. e il produttore di microchip Semiconductor Manufacturing International Corp. Questa è una minaccia esistenziale per i piani di crescita economica di Pechino.

Due ricercatori della scuola ufficiale del Partito Comunista nella provincia del Jiangsu, hanno osservato:

“Se gli Stati Uniti continuano ad aumentare il loro blocco tecnologico, la modernizzazione della Cina verso la fascia alta della catena industriale globale sarà senza dubbio influenzata”

Finora, l’impatto delle azioni degli Stati Uniti è stato quello di accelerare la spinta di Pechino all’autosufficienza tecnologica. La questione è diventata urgente nell’agenda del Partito Comunista, simboleggiata da una dichiarazione del mese scorso, secondo cui l’aumento della “forza scientifica e tecnologica strategica” è l’obiettivo economico più importante.

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