I dati dalla Cina sono preoccupanti, e descrivono un’economia lenta e fiacca che suggerisce la possibilità di interventi della Banca Centrale Cinese (PBoC), con la possibilità di ulteriori tagli ai tassi di interesse.
Dal Financial Times:
Cina: i dati dell’economia pigra
Pessima partenza per l’economia cinese durante la seconda metà dell’anno.
Durante il mese di luglio, la produzione industriale e le vendite al dettaglio sono scese, mettendo forte pressione sul governo, affinché prosegua nelle politiche che stimolino la crescita.
Gli analisti sostengono che il declino dell’economia, al punto più basso di 30 mesi, dia ampio spazio d’azione al governo di Pechino per spingere la crescita attraverso nuove misure fiscali e monetarie.
La Cina luminosa
Con l’Europa sul lastrico e gli Stati Uniti dall’economia combattuta, la Cina -la seconda economia del mondo- rappresenta il punto più luminoso, su di una tetra mappa economica mondiale.
Ma anche per la Cina ci sono problemi. La crescita economica cinse su scala annuale è rallentata del 7.6% nel secondo trimestre dell’anno. All’andatura più lenta dall’inizio della crisi nel 2009.
Wen Jibao, Premier Cinese, ha dichiarato che la priorità del Governo è quella di supportare l’economia. Tuttavia, fino ad oggi il governo cinese si è tenuto alla larga dal lanciare un mastodontico piano di stimoli come quello introdotto all’inizio della crisi.
I dati dall’economia Cinese
I dati pubblicati indicano che la crescita della produzione industriale è scesa al 9.2% dal 9.5% di giugno, contro le aspettative sulla ripresa.
Le vendite al dettaglio sono scese al 13.1%, contro il 13.7%, mentre gli investimenti rimangono fermi al 20.4% annuale.
Inflazione più bassa, implica la necessità di alleggerimenti della politica monetaria. e "una scarsa crescita della produzione industriale potrebbe incentivare ulteriori alleggerimenti monetari" dicono da Nomura: "Aumenta la possibilità di ulteriori tagli ai tassi di interesse".
La nota positiva, per la Cina, era l’inflazione, ma insieme al rallentamento dei prezzi ai consumatori, i prezzi di produzione sono scesi del 2.9%.
Dall’inizio di giugno, la banca centrale della Cina ha tagliato i tassi di interesse due volte, il governo ha accelerato le pratiche di approvazione degli investimenti e molti governi locali hanno annunciato una serie di revisioni ai piani di spesa.
Ripresa entro la fine dell’anno
La maggior parte degli analisti crede che le misure aiuteranno la ripresa economica e si aspettano una stabilizzazione delle condizioni per il terzo trimestre, che si tradurrà in ripresa a partire dal quarto.
Tuttavia, la ripresa preannunciata sarà meno intensa di quella del 2009, la frenesia delle spese si è tradotta in inflazione alta e debiti dei governi locali, così Pechino questa volta ha rinunciato a lanciare uno stimolo così imponente.
In più, il mercato del lavoro, benché indebolito, si è mantenuto relativamente bene, alleviando la preoccupazione della necessità di un intervento governativo.
Quest’anno la Cina si imbarcherà sulla nave (una ogni 10 anni) della transizione di governo e per questo il governo è concentrato a voler assicurare che l’economia ed il fondo sociale siano quanto più possibile liberi da vincoli e da problemi.
Traduzione per Forexinfo.it a cura di Federica Agostini - Fonte: Financial Times
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