La Cina valuta l’ipotesi di un intervento militare in Siria per combattere i terroristi dell’ISIS. Cosa vuole difendere veramente e perché?
La Cina potrebbe combattere l’ISIS in Siria unendosi agli sforzi della coalizione internazionale. Quali vantaggi otterrebbe Pechino dall’intervento militare? Cosa vuole difendere veramente?
Quando si è discusso della piaga dei jihadisti dell’ISIS che hanno messo a ferro e fuoco il Medio Oriente, la Cina si è sempre tirata indietro e ha rifiutato ogni coinvolgimento bellico nella guerra civile in Siria.
Pechino ha storicamente preferito giocare sulla lunga distanza, ovvero attendere il momento opportuno per palesarsi sul terreno di scontro mentre Russia e Stati Uniti si occupavano di azioni lampo più aggressive ed immediate.
Qualcosa sta cambiando, ma le ragioni della decisione di prendere parte al conflitto sono più complesse di quanto si pensi. L’ultima cosa che la Cina vuole è sicuramente innescare un conflitto militare convenzionale con l’Occidente, qualcosa che la nazione non è pronta ad affrontare e che un suo ingresso in campo potrebbe comportare.
Vediamo in ogni caso i vantaggi che il Governo di Pechino otterrebbe con una mossa strategica in Siria e soprattutto perché gli converrebbe fare la sua parte nel conflitto a supporto del presidente Assad al fianco di altre potenze mondiali.
La Cina combatte l’ISIS in Siria: il movente è il petrolio
Perché la Cina potrebbe diventare un nuovo nemico giurato dell’ISIS in Siria? Il petrolio e l’approvvigionamento energetico della nazione sono la risposta.
La guerra ha interrotto le trivellazioni cinesi in Siria. Le pompe di petrolio sono state congelate e ormai si stagliano immobili nel paesaggio come monoliti in un film post-apocalittico.
Il più grande sforzo di investire in impianti petroliferi in Siria è stato compiuto dalla Chinese National Petroleum Corporation, con base a Rojava, che ora vede i suoi sforzi vanificati dal blocco causato da orde di militanti dell’ISIS che hanno cancellato il futuro sviluppo economico della regione.
Ironia della sorte, la base cinese è stata ora occupata dai socialisti curdi, ma il Governo di Pechino continua a perdere campi petroliferi in Siria e anche in Iraq.
La Cina potrebbe muoversi al fine di difendere la sua sicurezza energetica. La perforazione, estrazione e trasporto delle risorse verso il Paese devono essere salvaguardate in modo che il Governo assicuri la crescita futura dell’economia.
La Cina combatte l’ISIS in Siria: perché proprio ora?
Ora che il campo di battaglia in Siria è maturato e grandi potenze come la Russia e gli Stati Uniti hanno consolidato le proprie decisioni politiche, i cinesi sono di nuovo disposti a “immergere i piedi in acqua”.
Per la Repubblica popolare cinese, è importante ottenere adesso un posto nel conflitto prima che la lotta contro l’ISIS raggiunga la fine. Lo scopo è sedersi sul carro dei vincitori e recuperare i giacimenti al più presto.
Sulla base di relazioni relative a riunioni fra i funzionari siriani, russi e cinesi, sono stati implementati gli aiuti umanitari da parte di Pechino in Siria e una collaborazione con l’esercito americano potrebbe garantire una sicurezza di ferro a campi di estrazione a Rojava.
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