Chi ha ucciso davvero l’elefantessa incinta con ananas esplosivo

Fiammetta Rubini

05/06/2020

05/06/2020 - 13:07

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La morte dell’elefante in Kerala che ha mangiato un ananas pieno di petardi ha innescato una campagna d’odio in India. Chi sono i responsabili?

Chi ha ucciso davvero l’elefantessa incinta con ananas esplosivo

La morte di un’elefantessa nello Stato del Kerala, nell’India meridionale, ha suscitato sdegno e rabbia in tutto il mondo. L’animale, di circa 15 anni e incinta di un mese, avrebbe mangiato un ananas pieno di petardi che gli sono esplosi in bocca, lasciandolo dolorante per giorni, fin quando non è stato trovato morto in un fiume vicino al Parco Nazionale della Silent Valley nel distretto di Palakkad.

Il Primo Ministro del Kerala, Pinarayi Vijayan, ha twittato che tre sospetti sono stati identificati e che il caso sarà indagato dalla polizia e dai dipartimenti forestali dello stato. I responsabili potrebbero essere accusati di crudeltà verso gli animali e rischiano il carcere.

Quello che molti si chiedono è chi possa essere stato capace di un atto così crudele: chi ha ucciso l’elefantessa e perché? Una risposta, al di là delle dichiarazioni delle autorità, c’è, ma il quadro è molto più complesso di quanto ci si aspetti.

Chi ha ucciso l’elefantessa con un ananas esplosivo

Cosa è successo davvero è oggetto di indagini: sembra l’ananas farcito di petardi non fosse diretto all’elefante, e che la sua morte sia stata un incidente; dall’altra parte c’è chi sostiene che qualcuno abbia ucciso volontariamente l’animale poiché nella zona sono frequenti gli atti di violenza e crudeltà nei confronti degli elefanti. Proviamo a fare chiarezza.

È pratica comune e di lunga data tra gli agricoltori che vivono ai margini delle foreste farcire ananas con esplosivi per spaventare i cinghiali che distruggono le loro fattorie. A marzo il governo del Kerala ha emesso un’ordinanza che autorizza le guardie forestali a sparare ai cinghiali che danneggiano le loro colture dopo averli dichiarati animali nocivi e parassiti. Quando il 15 maggio la forestale ha abbattuto un cinghiale femmina di 5 anni nel distretto di Pathanamthitta molti hanno celebrato questa uccisione.

Come riporta la testata giornalistica The Wire, quello che è successo all’elefante è straziante, ma sembra che si sia trattata di una tragica coincidenza su cui molte persone hanno speculato, dai politici che hanno usato questo incidente come strumento di propaganda, fino alle alte cariche pubbliche, passando per i giornalisti che hanno scritto storie piene di particolari sensazionalistici.

Bisogna chiedersi, scrive l’articolo di The Wire, a chi appartengono le foreste, e riflettere per un attimo perché ci si indigna così tanto per l’uccisione accidentale di un elefante ma si festeggia per quella intenzionale di un cinghiale.

“L’elefante non avrebbe dovuto morire, ma siamo noi che lo abbiamo condannato distruggendo le foreste e appropriandocene in nome dello sviluppo, per costruire edifici e coltivare la terra”, scrive. L’articolo riporta che nelle aree circostanti i villaggi intorno alla Silent Valley National Reserve ci sono molti edifici, tra cui case coloniche, con recinti elettrici per fermare gli elefanti. Uno di questi appartiene a un’istituzione pubblica e un’altra a un’organizzazione religiosa. “Chi ha ucciso l’elefantessa e il suo piccolo in grembo siamo noi, che irrompiamo nella natura lasciando gli animali senza casa”.

La morte dell’elefante scatena una campagna d’odio

Ma l’uccisione dell’elefante è stata usata anche come pretesto per sollevare una campagna d’odio a sfondo socio-politico.

Tutto è iniziato quando il ministro delle donne e dello sviluppo infantile e attivista per i diritti degli animali Maneka Sanjay Gandhi ha detto che l’elefante è morto nel distretto di Malappuram, e non a Palakkad come riportato dalle autorità.

Malappuram si trova nel nord del Keral e ha il 70% della popolazione di religione musulmana. Gandhi su Twitter ha scritto che Malappuram è nota per la sua intensa attività criminale specialmente nei confronti degli animali, ma che il dipartimento del governo e della fauna selvatica del Kerala non interviene.

Circa 600 elefanti vengono uccisi dai templi che “rompono loro le zampe, li picchiano e li fanno morire di fame”, aggiungendo che “gli elefanti vengono fatti annegare o gli provocano cancrena infilzandoli con chiodi arrugginiti”. L’islamofobia è in aumento in India da un po’ di tempo: la comunità musulmana è stata presa di mira recentemente dopo le accuse secondo cui la congregazione di Tablighi Jamat a Nuova Delhi era stata responsabile dei picchi di casi di coronavirus in tutto il Paese.

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