Chi è Benjamin Netanyahu, ex leader del governo di Israele e in che modo è implicato nello scontro violento con Hamas? Continua il lancio di missili da entrambi le parti, Benjamin Netanyahu ha dichiarato lo stato di emergenza.
Benjamin Netanyahu (Bibi, in ebraico בנימין נתניהו) , nato a Tel Aviv nel 1949, è stato il più longevo Primo Ministro dello Stato di Israele. È stato, almeno fino all’ultimo impossibile mandato. Dopo dieci anni ininterrotti, per la volta volta, al leader Netanyahu è mancata la maggioranza. Chiamato a formare il nuovo governo è Yair Lapid, giornalista, scrittore e fondatore del partito Yesh Atid.
Nelle ultime ore l’attenzione internazionale è rivolta verso il Medio Oriente, verso i territori contesi tra palestinesi e israeliani. Nessuno dei due fronti ha risparmiato raid aerei e lancio di razzi verso il nemico. I dati aggiornati sul numero delle vittime civili segna 53 morti a Gaza e due in Cisgiordania, tra cui quattordici minori e tre donne; sei invece le vittime israeliane.
Di chi è la colpa? Anche con giornalisti, politici e tuttologi di Twitter la risposta non è così semplice, anzi. Il conflitto israelo-palestinese affonda le sue radici ben prima delle proclamazione dello Stato di Israele nel 1948. L’opinione internazionale punta il dito contro Benjamin Netanyahu, ma cosa c’entra l’ex leader con gli scontri in corso?
Benjamin Netanyahu: vita e politica di Re Bibi
Benjamin Netanyahu, soprannominato Bibi, è nato a Tel Aviv il 21 ottobre 1949; di origine per metà polacche, metà bielorusse. Il lavoro del padre, Benzion Netanyahu, permette alla famiglia di spostarsi negli Stati Uniti, grazie alla cattedra di Storia ottenuta a Philadelphia.
Rientrato nello Stato ebraico per svolgere il servizio militare, Benjamin Netanyahu si trova a operare nelle Forze di difesa israeliane durante la “Guerra d’attrito” tra Israele ed Egitto. Tornerà in Israele per combattere la guerra dello Yom Kippur. Rientrato negli Stati Uniti, si laurea in Architettura nel 1976.
Nel 1988 si iscrive al partito di centrodestra Likud, del quale è tutt’ora leader proprio Benjamin Netanyahu. Con lo slogan “Una pace sicura” Netanyahu si aggiudica le elezioni del 1996 e forma una maggioranza di centrodestra.
Re Bibi sposta l’asticella sempre più a destra, cercando di fortificare le alleanze con i partiti religiosi tanto influenti nel paese. Anche l’amicizia con Donald Trump è un manifesto delle politiche di Netanyahu, come il riconoscimento da parte USA dello stato di Gerusalemme come capitale di Israele.
Cosa sta accadendo tra Israele e Palestina
Sono giorni di violenza tra Palestina e Israele, da quando si è riaccesa la miccia del conflitto, mai del tutto spenta. Dalla nascita dello Stato di Israele nel 1948, Gerusalemme sarebbe dovuta essere una città internazionale, ma fin da subito è stata motivo di scontro con gli Stati Arabi.
Anche Gerusalemme risulta divisa e abitata da israeliani e palestinesi. In particolare gli scontri, che hanno portato agli attuali sussulti di guerra, sono avvenuti nel quartiere di Sheikh Jarrah, un luogo storico per entrambe le popolazioni. Un quartiere a prevalenza araba, ma che da decenni vive un fenomeno di spopolamento per via delle pressioni israeliane.
Gli scontri si sono fatti sempre più violenti: un missile israeliano ha distrutto la torre di Al-Jawhara, una struttura residenziale di 50 piani a Gaza. Il piano israeliano è di colpire quanti più punti strategici, anche con il rischio di provocare morte tra i civili, come sta accadendo.
In risposta Hamas ha moltiplicato il numero di razzi verso Israele, tanto che lo scudo antimissili Iron Dome inizia a cedere. Israele chiude le scuole e le attività commerciali, ha fatto sapere l’ANSA e a Lod (a est di Tel Aviv, colpita da un raid) da questa notte sarà attivo il coprifuoco dalle 20 alle 4 di mattina.
Qual è il ruolo di Benjamin Netanyahu
Di chi è la colpa? A seconda di schieramenti politici, di amicizie e di quanto a fondo si è scesi nella storia del conflitto, la risposta può variare. Sono in molti però a puntare il dito contro l’ex primo Ministro Benjamin Netanyahu.
Per Andrea Dessì, responsabile di ricerca del programma Mediterraneo e Medio Oriente, la responsabilità è del governo di Israele. In carica c’è ancora Benjamin Netanyahu e sono le sue parole e le sue decisione a muovere gli eventi in corso. Dessì ricorda che Re Bibi è sotto indagine per corruzione, abuso d’ufficio e frode, ma in via non ufficiale sono decenni che lo Stato di Israele è accusato di crimini di guerra per gli attacchi contro Gaza.
Secondo l’esperto il conflitto è stato accentuato (forse provocato) per rallentare il passaggio di governo e distogliere l’attenzione dai processi a nome del leader del partito di centrodestra israeliano. Un’altra ipotesi dietro le decisioni di Benjamin Netanyahu potrebbe essere, sempre secondo Andrea Dessì, il negoziato a Vienna tra Iran e Stati Uniti. “Il modo più semplice per complicare questo negoziato (in prospettiva anti-nucleare iraniano) è quello di aumentare le tensioni nella regione”, argomenta Dessì.
Ad oggi è impossibile dire di chi sia la colpa del conflitto israelo-palestinese e ancora più difficile è trovare una soluzione grazie all’intervento internazionale. La fine della violenza può esserci solo se a volerlo è lo Stato che detiene il maggior potere militare tra i due: Israele.
E Benyamin Netanyahu non sembra essere disposto a fare un passo indietro: questo, infatti, ha assicurato che restituirà “governabilità e ordine alle città di Israele” e che se sarà necessario verrà “utilizzato il pugno di ferro”.
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