Ceto medio strozzato dalle tasse. L’Irpef rischia di distruggerlo

Vittoria Patanè

3 Dicembre 2013 - 13:52

IL 10% dei contribuenti paga il 51% dell’Irpef nazionale. Il ceto medio è il più colpito, ma non era il motore dell’Italia?

Ceto medio strozzato dalle tasse. L’Irpef rischia di distruggerlo

Irpef: l’incubo del ceto medio. Un analisi condotta dal Ministero dell’Economia sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2012 sull’imponibile 2011 dimostra palesemente come le tasse stiano stritolando quello che per tradizione è sempre stato il motore dell’economia italiana, un ceto medio ormai agonizzante su cui pesa un ammontare sconsiderato di imposte e che via via comincia a sgretolarsi sempre di più.

Ma se da un anno a questa parte, non si fa altro che parlare di IMU molti hanno sottovalutato quella che a conti fatti è diventata la bestia nera di migliaia e migliaia di famiglie. Stiamo parlando dell’Irpef, l’imposta sulle persone fisiche che ha fruttato allo Stato nel corso dell’anno bassato, un gettito da 166,6 miliardi di euro, ben 37 volte l’ammontare dell’IMU.

IRPEF: chi paga e quanto

In Italia ci sono 41,3 milioni di contribuenti chiamati ogni anno a pagare l’IRPEF. Tra questi 9,8 milioni non versano nulla perché facenti parte della no tax area (8 mila euro i lavoratori dipendenti, 7.500 i pensionati, 4.800 gli autonomi) o per via delle molte detrazioni, sulle spese mediche in primis, che de facto annullano il peso dell’imposta. In poche parole, un contribuente su quattro non paga l’IRPEF.

Esclusi questi 9,8 milioni di cittadini, a versare l’IRPEF rimangono 31,5 milioni di cittadini. L’importo varia in base all’aliquota:

  • 23% sui redditi fino a 15 mila euro lordi,
  • 27% tra 15 mila e 28 mila,
  • 38% tra 28 mila e 55 mila euro,
  • 41% fra 55 mila e 75 mila,
  • 43% oltre 75 mila euro.

Il totale? 152,2 miliardi di IRPEF, senza tener conto delle varie addizionali regionali e comunali.

Secondo i calcoli effettuati in passato, l’81,5% di questi 152,2 miliardi viene pagato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, che contribuiscono rispettivamente con 85 e 39 miliardi.

L’analisi

L’analisi rielaborata dal Ministero dell’Economia suddivide i contribuenti in 20 gruppi in base al crescere del loro reddito su una scala che va da 542 euro l’anno (lordi) a un reddito superiore ai 49.114 euro annuali. Di seguito la tabella.

Questi ultimi corrispondono al 5% dei contribuenti e hanno versato nel 2012 58,5 miliardi di IRPEF che corrispondono al 38,4% del peso totale dell’imposta sui cittadini.

Scendendo nella scala, coloro che guadagnano più di 35.601 milioni di euro annui, 2mila euro al mese, corrispondono al 10% dei cittadini soggetti all’Irpef (4,1 milioni) e hanno versato ben 78,7 miliardi, il 51,7% dell’ammontare complessivo dell’imposta nazionale sulle persone fisiche.

In poche parole, più di metà del gettito annuale dell’Irpef proviene da quello che viene considerato il ceto medio italiano.

Il 10% dei contribuenti (ripetiamo 4,1 milioni di persone) paga 78,7 miliardi, il restante 90% (27 milioni di persone) si occupa del resto. Alla faccia dell’equità.

I dati elaborati dal Ministero dimostrano dunque come il ceto medio sia il più vessato dalle tasse. Ricordiamo che non parliamo di ricconi con mega ville e fuori serie, ma di lavoratori, pensionati e imprenditori che guadagnano tra i 2.000 e i 2.600 euro al mese, sui quali pesa un ammontare di imposte così alto da erodere in maniera considerevole il loro patrimonio. Anche perché quest’analisi tiene conto del solo peso dell’IRPEF, che dire del resto? Addizionali regionali e comunali Irpef, Imu, Iva, ritenute, accise, ecc.

Una volta il ceto medio era il motore dell’Italia, oggi sta diventando sempre di più un insieme di persone da spremere il più possibile. A questo punto sorge spontanea una domanda? Con l’annientamento del ceto medio, chi farà crescere il nostro Paese? Non è dato sapere.

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