USA. Brittany Maynard è solo una delle centinaia di persone che in 5 stati hanno usufruito dalla legge “per morte dignitosa”.
Poche questioni sono così personali o controverse come porre fine alla propria vita con una prescrizione - letale - di un dottore.
Il dibattito si è acceso, ancora una volta, con la pubblicazione di un video (con più di 9 milioni di visualizzazioni) dove Brittany Maynard, una ventinovenne con tumore al cervello in stadio terminale, annuncia la sua decisione di morire.
Il desiderio, condiviso con il mondo, è stato esaudito nella giornata di Sabato in Oregon, USA.
Brittany è morta con un vero suicidio assistito.
La Maynard è una delle 750 persone in Oregon ad aver ingerito una dose letale sotto prescrizione medica dal 1997 ad oggi. Con l’entrata in vigore della legge “Death with Dignity”, infatti, si individua il diritto ad una morte dignitosa e un protocollo per la sua concessione.
Negli ultimi 16 anni la richiesta di morire con suicidio assistito in Oregon è aumenta a tal punto da spingere altri stati ad adottare provvedimenti simili.
Le leggi di assistenza alla morte rimangono, tuttora, una calamita per dispute e riflessioni.
I requisiti per ottenere una dose letale in Oregon sono:
- il paziente deve essere residente e avere più di 18 anni
- il paziente deve essere in grado di intendere e di volere
- il paziente deve soffrire di una malattia terminale che lo porterà alla morte in 6 mesi
- la richiesta deve essere firmata alla presenza di due testimoni, uno dei quali non deve essere né un familiare, né il medico curante né chiunque sia interessato all’eredità del paziente
- il paziente deve aspettare 15 giorni per la dose letale
- il paziente può ritirare la richiesta in qualsiasi momento
I sostenitori della causa affermano che tutti i pazienti idonei (ovvero già in procinto di morire a causa di una malattia terminale) dovrebbero avere il diritto di scegliere come morire.
Gli oppositori ribattono, preoccupati che tale precedente possa essere oggetto di abuso.
Lo scontro va avanti da tempo. Negli anni novanta fece scalpore il caso di Jack Kevorkian, un medico che assistì più di 100 pazienti terminali portandoli ad una morte consenziente, con grande indignazione e grida di protesta dei cittadini americani e non.
Nel 2009, la classe politica americana (denominata dalla stampa, per l’occasione, la “giuria della morte”) si è riunita per organizzare un taglio dei costi per l’assistenza ai malati terminali. Infatti, più del 28%, o 170 miliardi di dollari, del fondo per la sanità è speso per gli ultimi 6 mesi di vita dei pazienti terminali, secondo il Medicare Newsgroup.
Ecco dove, finora, è possibile ottenere una “morte dignitosa”:
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