Cambio Euro/Dollaro: l’economia USA spaventa i mercati. Previsioni riviste e tutto da rifare

Vittoria Patanè

07/04/2015

CambioEuro/dollaro. Il rallentamento dell’economia americana spaventa i mercati. La FED alzerà i tassi e il biglietto verde si rafforzerà? Ecco le nuove previsioni degli analisti

Cambio Euro/Dollaro: l’economia USA spaventa i mercati. Previsioni riviste e tutto da rifare

Nel corso della giornata di ieri cambio euro-dollaro ha di nuovo superato la soglia di 1,10, mentre attualmente il livello si assesta a 1,0857. Dal giorno in cui l’euro ha toccato il minimo storico sul dollaro (16 marzo a 1,0458) il biglietto verde ha dunque ceduto 4 punti percentuali.

A quel punto però, in virtù dei deboli dati provenienti dall’economia americana, le previsioni degli analisti si sono divise in due blocchi: c’è chi sostiene un apprezzamento del dollaro dovuto ai fondamentali economici USA; chi invece considera probabile una discesa della valuta americana causata dalla pazienza sui tassi della FED.

In particolare, alcuni analisti parlano del pericolo che le esportazioni possano subire una brusca caduta rispetto al +29% segnato dal dollaro dalla metà dello scorso anno contro le principali valute. Come conseguenza di ciò, la Federal Reserve rinvierebe ulteriormente il rialzo dei tassi USA.

Sembra però molto più probabile che le considerazioni sopra riportate, in realtà, risultino sovrastimate. Allo stato attuale dei fatti l’export rappresenta il 14% del PIL statunitense, molto meno di Paesi come Germania (40%) o Olanda (80%). Sati del genere dimostrano che, anche nel caso in cui l’export rallentasse, la sua influenza non sarebbe così preponderante. Questa considerazione è supportata anche da un report della Fed di Cleveland pubblicato 2 settimane fa, nel quale si legge che il 95% delle importazioni avverrebbe in dollari, per cui il super-dollaro avrebbe un impatto quasi nullo sui prezzi negli USA, cancellando de facto lo spauracchio della deflazione o di una"low-flation".

Dopo i dati poco incoraggianti relativi all’occupazione nel mese di marzo (creazione di nuovi posti di lavoro ai livelli più bassi da dicembre 2013), sono in molti a scommettere che Janet Yellen deciderà di rinviare il primo rialzo dei tassi dal 2006.

Questa previsione viene però smentita da ING Groep, il primo istituto ad aver parlato di parità euro-dollaro entro il 2015 ( la previsione di ING è arrivata quando il cambio si assestava ancora intorno a 1,20). Secondo gli esperti olandesi infatti, i tassi FED, nonostante i fondamentali economici deboli, verranno innalzati entro il prossimo giugno e questo porterà alla parità EUR/USD entro metà anno e a un cambio di 0,95 entro la fine del 2015.

Previsioni simili arrivano anche da Credit Suisse che, preannuncia l’arrivo della parità nel rapporto biglietto verde/moneta unica entro la fine dell’anno in corso. Secondo gli analisti svizzeri, il rialzo dei tassi avverrà e comporterà un rafforzamento del dollaro dato che le banche centrali dei più importanti partner commerciali degli USA stanno invece mettendo in atto un percorso inverso, allentando le loro politiche monetarie.

Nonostante i segnali delle ultime settimane non siano per nulla incoraggianti, servirà ben altro, secondo CS, per spingere la Fed a rinviare la stretta.

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