In questi giorni non si fa altro che parlare della corsa inarrestabile dell’euro, ormai denominato "super-euro" e delle minacce che questo comporta per l’economia della già fragile Europa. La moneta unica è cresciuta del 4% contro il dollaro ed è scambiata ai massimi di quasi 15 mesi.
Il parere degli esperti
Gli analisti continuano a dire che un euro troppo forte rischia di compromettere gli affari; anche i principali leader europei si sono espressi a riguardo, come ad esempio Hollande, presidente francese, che non ha esitato a dire che ci troviamo di fronte ad una vera e propria minaccia per la ripresa economica dell’Eurozona e ha proposto quindi di adottare misure per contrastare l’eccessiva fluttuazione della moneta unica, auspicando "indispensabili" riforme del sistema monetario internazionale.
Anche il presidente della Bce Mario Draghi, ha espresso le sue preoccupazioni riguardo il recente rialzo della moneta unica, parlando ieri in occasione del direttivo Bce che come di consueto arriva il primo giovedì del mese, durante il quale ha affermato, "Il cambio attuale dell’euro riflette la valutazione media di lungo periodo. Vigileremo sui cambi perché la forza dell’euro da un lato è un segnale di fiducia sull’Eurozona, dall’altro mette a rischio la ripresa".
Se la Bce stampasse moneta?
La domanda che ci poniamo è quindi: cosa succederebbe se la Bce avesse gli stessi poteri della Fed, e potesse quindi stampare moneta?
Parlano gli esperti di Ig Markets:
Secondo le nostre aspettative il fair value (valore corretto) dell’eur/usd è pari a 1,24. Nel caso la Bce fosse libera di stampare moneta il cambio euro/dollaro evidenzierebbe un forte calo in direzione del range 1,18-1,20.
Draghi deve continuare a mantenere l’indipendenza della Bce, non lasciandosi sopraffare dalle pressioni dei governi dei diversi Paesi di Eurolandia. Una banca centrale indipendente acquisisce reputazione e le sue politiche monetarie sono più credibili, avendo così un effetto maggiore sui mercati finanziari. Le continue iniezioni di liquidità nel sistema da parte di Fed e BoJ rischiano di perdere efficacia sulla crescita ma alimentare solamente le pressioni inflazionistiche.
Chi vincerebbe la diatriba Draghi/Hollande?
Risponde Matteo Paganini, Senior Analyst presso FXCM Italia:
Il vincitore è il francese. Il fair value dell’euro/dollaro, che stando alla parità dei poteri d’acquisto risulta essere intorno a 1,17-1,18, a nostro parere dovrebbe risultare anche più basso. Questo a causa del fatto che le disomogeneità a livello strutturale (fiscale, di industria, finanziario e chi più ne ha più ne metta) esistenti nell’area euro possono essere risolte soltanto puntando allo sfruttamento della già debole domanda estera, dato il congelamento di quella interna, che rende difficile far ripartire le produzioni in maniera significativa. Fette di mercato che si stanno accaparrando gli altri, America in primis. Il fatto che la Banca centrale europea stia perseguendo una politica monetaria diversa rispetto a quanto stiano facendo le altre banche centrali che non seguono l’andamento della congiuntura per prendere le proprie decisioni a livello di politica monetaria, ovvero la Bank of England, la BoJ e la stessa Fed (che hanno raggiunto il floor sui tassi e stanno iniettando liquidità), sta condizionando pesantemente le quotazioni dell’euro/dollaro, che potrebbe continuare a provare delle salite, spinto dal fatto che le aspettative degli operatori non sono ancora girate a favore di un trend decrescente di euro.
Paganini conclude, "L’euro, se dovesse rimanere sopra 1,3250 continuerebbe a poter provare delle nuove accelerazioni a rialzo, che lo manterrebbero ancora molto lontano da 1,25, livello che si potrebbe raggiungere brevemente se si potesse stampare moneta".
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