Byod: un acronimo che sta per Bring Your Own Device, ovvero la possibilità di utilizzare i propri strumenti informatici per svolgere compiti aziendali, dal leggere le email sullo smartphone all’accedere ad informazioni sul pc normalmente usato a casa. Se all’estero la pratica è sempre più diffusa, in Italia la tendenza è relativamente recente.
Utilizzo in aumento
L’ingresso in azienda sempre più massiccio degli under 30, abituati a dispositivi di ultima generazione, e la crescente propensione alla mobilità non fa che accelerare la domanda per una diversa gestione delle tecnologie all’interno delle organizzazioni.
Le aziende, dunque, sono alle prese con inedite questioni di sicurezza con le diverse piattaforme esistenti, perché se non mancano le opportunità legate al BYOD, sono ancor più evidenti le sfide ad esso correlate.
Secondo i risultati di una recentissima indagine condotta negli Stati Uniti su un campione di oltre 1.500 intervistati, regolamentare i social media in azienda rimane la prima preoccupazione dei professionisti nella gestione del personale, seguita subito dopo dalla necessità di normare l’uso del proprio tablet o del proprio cellulare per scopi professionali, un problema che solo 12 mesi fa non veniva neppure rilevato.
Problemi di sicurezza e di privacy
Divulgazione di informazioni confidenziali, utilizzo aziendale inappropriato degli strumenti mentre si è fuori ufficio (ad esempio mentre si guida), scelta del canale sbagliato di comunicazione sono soltanto alcuni dei problemi che possono sorgere da un uso poco consapevole degli strumenti.
Da qui la necessità per le direzioni del personale di creare policy e sessioni di formazione ad hoc, volte a preservare il patrimonio informativo dell’azienda e a minimizzare i rischi esterni. Ma le incognite non si limitano alla sola sicurezza e prevenzione. È chiaro infatti quanto siano altrettanto centrali la privacy del lavoratore, l’equilibrio fra la sua vita professionale e quella privata, il tema della retribuzione degli straordinari.
Diffusione sempre più rapida
“La nostra esperienza ci insegna che i nostri colleghi sono decisamente più propensi ad utilizzare il BYOD di quanto non si possa pensare. Lo dimostra il fatto che da quando abbiamo introdotto i servizi in cloud le utenze in esterno sono più che raddoppiate e che il processo di training e di change management è stato decisamente più rapido di quanto avevamo ipotizzato all’inizio”, afferma Marco Gaeta, Chief Information Officer di Sirti, azienda attiva nello sviluppo di reti per le telecomunicazioni.
“Fondamentale alla riuscita del progetto è stata la collaborazione fra dipartimenti tradizionalmente distanti come l’IT e le Risorse Umane, la Comunicazione e il Legale, indice che quella che può sembrare ‘solo’ tecnologia sta influenzando profondamente il modo di lavorare delle organizzazioni .”
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