Brasile 2014 è stata l’edizione dei mondiali di calcio più cara della storia: quasi 12 miliardi di dollari la spesa, coperta per l’85% dai brasiliani. Alla faccia delle promesse.
Per il Brasile, il Mondiale 2014 rischia di essere un flop non solo dal punto di vista calcistico, vista la pessima figura rimediata dalla nazionale di Felipe Scolari, ma anche, anzi soprattutto, dal punto di vista economico.
Secondo le prime previsioni, i Mondiali di Calcio del 2014 sono stati l’edizione più costosa della storia con ben 11,7 miliardi di dollari (8,6 miliardi di euro) spesi - quasi il doppio rispetto alla spesa inizialmente preventivata - sborsati per l’85% dai contribuenti brasiliani.
Ma non solo, perché nonostante l’edizione 2014 abbia registrato un fatturato record, quasi 5 miliardi di dollari, il doppio rispetto a Germania 2006 e Sud Africa 2010, la copertura di tutte le spese è ancora lontana da venire.
Spesa fuori controllo
Il Brasile, che si prepara inoltre a ospitare le Olimpiadi estive a Rio de Janeiro tra due anni, aveva puntato molto sul mondiale per riqualificare e ammodernare autostrade, aeroporti e linee di trasporto pubblico: non a caso degli 11.7 miliardi di dollari di spesa, ben 10 sono andati alle infrastrutture.
Peccato però che delle 90 opere messe in cantiere per l’evento, solo 44 siano state completate. Per le restanti 46 si dovrà aspettare ancora qualche anno, sempre che siano portate a termine.
In particolare ben 2.7 miliardi di euro sono stati spesi per la mobilità aerea e 3,6 per quella urbana. Ma anche la sicurezza ha avuto il suo costo: a seguito delle manifestazioni di inizio giugno, il governo di Brasilia ha stanziato ulteriori 600 milioni di euro solo per garantire l’ordine durante la manifestazione sportiva.
San Paolo è la città che ricevuto più finanziamenti: 2,1 miliardi di dollari, pari a circa 1,5 miliardi di euro.
Ovviamente anche la costruzione e l’ammodernamento degli impianti sportivi ha avuto una parte rilevante delle spese, basti pensare che lo stadio Manè Garrincha di Brasilia è costato 635 milioni di dollari, 467 milioni di euro, divenendo così il secondo impianto più costoso di sempre dopo il nuovo Wembley di Londra.
Lavoro si, ma precario
Gli ottimisti si attendevano dal mondiale una grande impulso per l’economia brasiliana, sia per quanto riguarda il reddito dei cittadini e sia per quanto riguarda l’occupazione.
Per adesso però, è ancora è difficile stabilire se i turisti hanno speso i 18 miliardi di dollari ipotizzati prima dell’inizio della manifestazione e solo per quanto riguarda la ricaduta occupazionale si possono iniziare tirare le prime somme.
Indubbiamente sono aumentati posti di lavoro e possibilità, specialmente nel settore alberghiero, della ristorazione e del divertimento, ma ora che sono finiti i mondiali, la bolla tenderà a sgonfiarsi rapidamente, così come i nuovi posti di lavoro, durati nella pratica un mese e mezzo.
Chi ci guadagna?
Solo qualche anno fa l’ex Presidente brasiliano Lula rassicurava che i contribuenti brasiliani non avrebbero dovuto sborsare nulla per i mondiali e che la spesa sarebbe stata coperta completamente da sponsor e privati.
La realtà dei fatti ha dimostrato, purtroppo per i brasiliani, che le cose non sono andate così.
Per adesso a sorridere sono solo la Fifa, poiché tra diritti tv e commercializzazione dei prodotti ufficiali ha guadagnato il 95% rispetto alla spesa iniziale, e i grandi sponsor come Coca Cola, Mc Donald ed Emirates, che hanno tappezzato stadi e tv con le loro pubblicità.
La Fifa, che offre alla nazione ospitante un “pacchetto completo” per la gestione dell’evento, non si accontenta però di vendere qualche maglietta negli stadi e di spartirsi i diritti tv: vuole anche una deroga al pagamento delle tasse e un’esclusiva per tutte le vendite durante l’evento. Uno scherzetto che al Brasile è costato per adesso 680 milioni di dollari.
Ma il potere di Blatter e soci non si ferma qui: in Brasile sono riusciti a far sospendere la legge che proibisce la vendita di alcol negli stadi per evitare situazioni di violenza. “L’alcol è parte della Coppa del Mondo della Fifa e questo non si negozia” hanno avvertito dall’organizzazione. Non a caso però il marchio di birra Budweiser è main sponsor dell’evento e ha beneficiato dell’esclusiva negli stadi, tagliando fuori i produttori di birra locali.
Nell’organizzazione dei grandi eventi sportivi, insomma, gli Stati di solito ci perdono, mentre i privati (spesso i soliti noti) fanno soldi a palate: un ritornello che già si è sentito alle Olimpiadi di Londra del 2012, che contribuirono ad aprire una voragine da 24 miliardi di sterline nei conti britannici, al mondiale sudafricano del 2010, quando arrivarono solo 90mila tifosi rispetto ai 230mila previsti, e anche al mondiale tedesco del 2006, quando le perdite per lo Stato federale toccarono quota 2 miliardi di euro.
Ma la per Fifa tutto questo va più che bene. Anzi, nonostante i mondiali brasiliani siano stati per adesso i più costosi, c’è da essere sicuri che i prossimi tornei lo saranno ancora di più.
In Russia si giocherà nel 2018, e dopo i 50 miliardi di dollari spesi per le olimpiadi di Sochi c’è da scommettere che Putin non baderà a spese, mentre nel 2022 si giocherà in Qatar, dove gli emiri hanno messo sul piatto già 150 miliardi di dollari: vedremo se anche nel mondiale qatarino la Fifa sarà così forte da far vendere la birra negli stadi in un paese musulmano.
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