In Bosnia si rischia una nuova guerra: cosa sta succedendo

Alessandro Cipolla

11/11/2021

11/11/2021 - 17:46

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Continua la politica secessionista di Milorad Dodik, il membro serbo della Presidenza della Bosnia che potrebbe trascinare il Paese balcanico in una nuova guerra 26 anni dopo gli accordi di Dayton.

In Bosnia si rischia una nuova guerra: cosa sta succedendo

La prospettiva di una nuova guerra in Bosnia presto potrebbe diventare “molto realistica”. Parole queste contenute nell’ultimo rapporto redatto da Christian Schmidt, l’Alto rappresentante Onu nel tormentato Paese balcanico.

Il tutto nasce dalle spinte secessioniste da tempo portate avanti da Milorad Dodik, attuale membro serbo della tripartita presidenza della Bosnia Herzegovina e leader del partito nazionalista Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti.

Da quando nel novembre del 1995 fu siglato l’accordo di Dayton, che mise fine alla sanguinosa guerra nella ex-Jugoslavia, la Presidenza della Bosnia è un organo collegiale dove siedono tre membri in rappresentanza degli altrettanti popoli: bosgnacchi (musulmani), serbi (ortodossi) e croati (cattolici).

Dodik in qualità di Presidente della Srpska Republika, la Repubblica Serba di Bosnia una delle due componenti del Paese insieme a quella croata-bosniaca, ha avviato dalla scorsa estate un iter che prevede una massiccia decentralizzazione di poteri come la magistratura, la difesa e l’intelligence.

Venti di guerra in Bosnia

A spaventare particolarmente Schmidt è di conseguenza la possibilità che la Srpska Republika possa dotarsi di un proprio esercito, soprattutto perché alle spalle dei separatisti ci sarebbero, oltre alla Serbia ca va sans dire, anche la Russia e la Cina.

Del resto Milorad Dodik ha fatto chiaramente intendere come, se il suo programma di decentralizzazione dei poteri fosse stoppato da Sarajevo, allora non sarebbe da escludere anche l’uso della forza.

Ma non è solo questo l’unico motivo di instabilità in Bosnia. Anche tra i croati ci sono diversi malumori, con la richiesta che è quella di superare l’attuale legge elettorale nata dagli accordi di Dayton per creare una terza componente cattolica nel Paese.

A 26 anni dalla fine del conflitto che è costato la vita a oltre 100.000 persone, in gran parte bosgnacchi, queste spinte secessionistiche e la ripresa delle rivendicazioni etniche tornano a fare spirare venti di guerra in Bosnia, con la comunità internazionale che sta monitorando con attenzione la situazione anche se, visti gli interessi in ballo e i veti incrociati, c’è il rischio di un nuovo immobilismo da parte dell’Onu.

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