Book Calling #47: come leggere la Brexit, tra vantaggi e nodi ancora da sciogliere

Violetta Silvestri

10/05/2022

25/10/2022 - 15:25

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Leggere e capire la Brexit, nei suoi molteplici aspetti burocratici, economici, politici, non è semplice, neanche ora che l’iter è ormai avviato. Tra vantaggi e difficoltà, come si muovono le aziende?

La Brexit è operativa, ma non definitiva nel suo compimento.

Per questo, più che un bilancio completo sul divorzio che ha scosso il vecchio continente, si può tracciare un percorso di orientamento che aiuti a capire lo stato attuale del rapporto commerciale UK-Ue, ormai partner distinti nello scambio di merci, e non solo.

Il libro di Lucia Iannuzzi e Paolo Massari Brexit & Dogana, edito da Giappichelli, si inserisce proprio in questo ambito: fornire strumenti per comprendere e operare nel contesto Brexit.

Cambiamenti e problemi non sono mancati finora e anche se al momento i nodi più grossi sono stati sciolti, alcune questioni rimangono in sospeso, a testimonianza di come la Brexit sia ancora in divenire e complessa.

Quali vantaggi e insidie nei mutati rapporti commerciali tra le aziende del Regno Unito e dell’Ue? Le questioni sono burocratiche, fiscali, ma anche di natura politica e nazionalista.

Brexit: cosa è successo finora e a che punto siamo

Che la Brexit sia in divenire lo dimostrano le ultime notizie sul tema. I nuovi controlli sulle importazioni di prodotti alimentari dell’Ue avrebbero dovuto iniziare a luglio.

Il Governo Johnson, però, ha affermato che “sarebbe sbagliato imporre nuovi oneri amministrativi e rischiare interruzioni nei porti” in un momento di costi più elevati a causa della guerra in Ucraina e dell’aumento dei prezzi dell’energia.

È la quarta volta che vengono posticipati i controlli all’import comunitario da quando il Regno Unito ha lasciato l’Ue. E questo spiega che, probabilmente, l’impatto della Brexit è stato talmente importante da non riuscire ad essere assorbito ancora.

Lo ha spiegato anche Lucia Iannuzzi: “i problemi sono stati tanti perché l’attività doganale non era preventivata precedentemrnte, e ne hanno risentito le aziende medio piccole soprattutto.”

Più burocrazia e oneri fiscali e amministrativi sono sfociati nell’ingorgo tra gennaio e febbraio in Francia, per esempio, dove la coda di camion con le merci ha evidenziato la mancata preparazione al cambiamento epocale dell’introduzione delle dogane.

Sebbene ora gli aspetti tecnici siano migliorati, il terremoto Brexit è ancora in atto. La questione irlandese, per esempio, sta ancora facendo litigare le due parti in causa, Regno Unito e Unione europea.

Nel mirino ci sono gli accordi cche coprono il commercio tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord, progettati per evitare il ritorno di un confine fisico con la Repubblica d’Irlanda.

L’intesa vuole mantenere le merci in movimento tra l’Irlanda del Nord, una regione del Regno Unito, e l’Irlanda membro dell’UE a sud, assicurandosi che il confine non si trasformi in un obiettivo debole per il contrabbando di merci nell’Ue. Si è quindi istituito un sistema di controlli fisici sui prodotti quando arrivano in Irlanda del Nord dalla Gran Bretagna continentale.

Il Governo del Regno Unito, però, afferma che l’onere delle nuove pratiche burocratiche e delle procedure doganali ha interrotto il commercio e creato di fatto un confine interno all’interno di un Paese sovrano.

Il tema è spinoso e c’è ancoraa impasse tra i due protagonisti.

Sulla questione, come nella gestione generale di tutto il processo che ha portato alla Brexit, quello che è emerso è un duplice atteggiamento. Da una parte il Regno Unito, con fare anche “arrogante”, come ricordato dallo stesso autore Paolo Massari, ha cercato di conquistarsi sempre di più uno spazio di piena autonomia e “nazionalismo” decisionale sulle regole delle merci e degli scambi, anche minando le misure stabilite di concerto con l’Ue.

D’altronde, ottenere indipendenza nelle scelte commerciali, organizzative e burocratiche dalle regole europee, svincolandosi dalla stessa Corte Ue, è sempre stato il primario obiettivo inglese della Brexit.

Dall’altra parte, invece, l’Unione Europea ha sempre agito nella cornice pattizia, cercando di fermare il Regno Unito in base alle regole degli accordi, come testimoniato dalle procedure di infrazione per due volte avviata da Bruxelles.

Vantaggi e costi della Brexit: cosa è cambiato in UK?

Imprese più indipendenti nella gestione fiscale e uno Stato completamente autonomo nelle scelte di partner e metodi commerciali sono tra i vantaggi che certamente la Brexit ha prodotto in Regno Unito.

Cosa sta succedendo, però, a livello economico? Quanto ha pesato il divorzio dall’Europa e dal suo sistema commerciale nelle casse statali inglesi?

In questo ambito un primo bilancio si fa più complesso.

C’è stato un forte calo nel numero di relazioni commerciali che la Gran Bretagna ha con il blocco europeo, poiché la burocrazia al confine limita la capacità delle aziende più piccole di esportare, secondo una nuova ricerca.

Sebbene le esportazioni del Regno Unito nell’UE siano ora riprese ai livelli pre-pandemia, l’analisi dei dati commerciali mostra che il numero di relazioni tra acquirenti e venditori è crollato di un terzo dopo l’introduzione dell’accordo commerciale UE-Regno Unito nel gennaio 2021.

I risultati del Center for Economic Performance dell’LSE richiamano gli avvertimenti dei gruppi di imprese che le aziende più piccole hanno lottato per assorbire i controlli doganali, l’IVA e la burocrazia normativa, con molte che hanno smesso del tutto di esportare.

Secondo un altro studio, la Brexit ha fatto aumentare il prezzo del cibo importato dall’UE, aggravando la crisi del costo della vita in corso in Gran Bretagna.

Il thinktank UK in a Changing Europe (UKICE) ha affermato che le barriere commerciali introdotte dopo l’uscita dall’Unione hanno portato a un aumento del 6% dei prezzi dei generi alimentari nel Regno Unito tra dicembre 2019 e settembre 2021, aggiungendosi alla crescente pressione finanziaria per le famiglie.

“Il Governo inglese ha sempre rifiutato l’equazione Brexit-aumento dei costi...ha sempre rivendicato a livello politico la correttezza della scelta. Ma un documento recente della House of Commons evidenza per la prima volta la stretta dipendenza tra l’abbassamento delgi indici economici inglesi e la Brexit”, ha spiegato Paolo Massari.

Benefici e costi, quindi, si stanno sommando nel percorso Brexit, soprattutto per il Regno Unito. Di certo il contesto avverso internazionale non sta aiutando ad ottenere risultati esclusivamente positivi.

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