Bersani è stato ospite alla trasmissione Omnibus mattina, dove ha chiarito alcuni aspetti della sua campagna elettorale.
Il leader del PD non rinnega il proprio appoggio al Governo dei tecnici, ribadendone le necessità che l’hanno motivato.
Apre all’ipotesi di un nuovo patto sul bilancio ma a condizione che venga rivista la politica sul lavoro.
Critica poi i concorrenti alle elezioni: il PD sarebbe la sola forza politica non personale.
Bersani riconferma l’appoggio al Governo dei tecnici
Bersani conferma la propria posizione rispetto al Governo Monti: è stata una scelta dura ma necessaria che ha comportato sacrifici immensi ma indispensabili.
“Poteva non esserci il Governo Monti se qualcuno, per tempo, avesse preso in mano la situazione in modo da poterla reggere. Me lo chiedono: sei pentito? No: non sono pentito. Per due motivi: il primo è che penso intimamente che se vuoi essere un grande partito, e non un piccolo partito, devi avere sempre in testa cosa serve al Paese; secondo, la gente, nostra, nonostante abbiamo buttato giù delle pillole amare ci ha capito. Quindi non trovo obiezioni: sì, lo rifarei!”
Bersani dichiara poi di non aver nulla in contrario alla scelta effettuata da Monti di candidarsi.
Il Leader del PD ricorda di aver sempre incoraggiato il Presidente Monti ad effettuare la scelta che ritenesse più consona.
Trova invece che anche il partito del Professore sia interessato da un fatto sistemico: organizzare forze politiche intorno alle personalità dei loro leader:
“Ho sempre detto: Presidente tu devi fare come ritieni. Io posso dirlo, l’ho sempre detto: non mancherò di criticare questo fatto sistemico, cioè di organizzare forze politiche attorno a certe personalità (…) Mi ero fatto un altro film, sempre per l’Italia, sinceramente, che la figura di terzietà di questo profilo avrebbe potuto essere utile (…) Riconosco all’esperienza del Governo Monti che, col nostro aiuto, ci ha tirato fuori dal precipizio finanziario, amerei che venisse riconosciuto il merito anche a chi ha concorso lealmente a questo risultato.”
Basta partiti fondati sui singoli
Bersani rivendica con ardore la democraticità del proprio partito: è il solo, secondo il leader PD, a non essere fondato sulla figura del proprio leader, il solo ad avere la concretezza di poggiare le proprie fondamenta sul consenso e la partecipazione popolare al di là della figura di chi ne è alla guida:
“Noi siamo l’unica forza non personalistica di questo Paese: siamo un grande partito popolare (…) gli altri sono partiti personali. Mettono i nomi sul simbolo ma finiti loro, non si sa che fine farà il partito, compreso Grillo. Perché dopo Berlusconi cosa c’è? Dopo Monti cosa c’è? Dopo Grillo cosa c’è? Dopo Igroia cosa c’è? Dopo Bersani c’è il PD! Il guaio più grosso che c’è in Italia e in nessun altro paese è che ci si irrigidisce intorno a una figura e questo crea equilibri precari.”
Controllo bilanci nazionali? Si ma in cambio investimenti per il lavoro
Bersani non si dichiara contrario a una ristrutturazione degli accordi in materia di bilancio in seno all’Unione Europea, a patto che si proceda anche all’implementazione di efficaci politiche sul lavoro:
“Si può fare un patto: vogliamo controllare ancora meglio i bilanci nazionali, reciprocamente, purché non li affidiamo a un burocrate? Benissimo, però questo deve avvenire in cambio di una politica per il lavoro e gli investimenti e la crescita.”
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