Berlusconi presidente della Convenzione? Scoppia la polemica. Ma cos’è e a cosa serve?

Vittoria Patanè

04/05/2013

Berlusconi presidente della Convenzione? Scoppia la polemica. Ma cos’è e a cosa serve?

Silvio Berlusconi si autocandida alla presidenza della Convenzione per le riforme e scoppia la polemica. Dopo le discussioni sull’IMU e sulle nomine dei sottosegretari, un’altra questione rischia di creare non pochi problemi ad Enrico Letta.

I dubbi sul dare al Cavaliere la guida della nuova Bicamerale sono riassunti tutti in una frase di Matteo Renzi:

“Un conto è fare un governo con il PDL perché non ci sono alternative, altro è dare la Convenzione a Berlusconi”,

Insomma l’alleanza tra PD e PDL non è forse così forte e stabile come vorrebbero farci credere. In pochi giorni troppi dissidi, troppe critiche e troppe polemiche. E sarebbe questa la base solida del nuovo Governo? I dubbi, a questo punto, dovrebbero averceli i cittadini.

Oggi sono in molti ad avere delle perplessità sul tema “Convenzione” e su quali saranno veramente i ruoli dell’organismo che dovrà dirigerla. Cerchiamo quindi di chiarirci le idee.

Che cos’è la Convenzione?

La Convenzione non è altro che una commissione atta a stabilire le nuove regole costituzionali.

Proposta dall’ex segretario del PD Pierluigi Bersani come punto fondamentale di quel “Governo mai nato” è stata ripresa dai 10 saggi e posta come base anche dal nuovo Premier Enrico Letta.

Nei desideri del Presidente del Consiglio dovrebbe avere un orizzonte minimo di 18 mesi e dovrebbe essere composta da 75 componenti e un presidente.

Il compito degli incaricati a dirigerla dovrebbe essere quello di proporre delle riforme, in altre parole, modificare la Costituzione italiana.

Se Silvio Berlusconi andasse a dirigere la Convenzione diventerebbe quindi una sorta di padre costituente, proprio come quei Saragat e Terracini che coordinarono la commissione più di 60 anni fa.

Oggi, la nuova convenzione dovrebbe diventare quindi una via di mezzo tra un’Assemblea Costituente e una Bicamerale

Il Cavaliere e la Convenzione

Berlusconi lo ha detto chiaramente: vuole la guida della Convenzione. Ed è proprio qui che rinascono gli attriti tra le principali forze sulle quali si basa il Governo.
L’intero Partito Democratico è d’accordo, dare quel ruolo al Cavaliere sarebbe assurdo. E la cosa, a ben pensarci, è quasi paradossale perché, a quanto pare, serviva Silvio Berlusconi per rimettere d’accordo un partito totalmente spaccato. I dirigenti, forse, dovrebbero ringraziarlo.

Le ambizioni del Cavaliere comunque non sono una sorpresa. Più volte nel corso di questi anni ha ribadito la necessità di modificare l’assetto della Costituzione per dare maggiori poteri al Premier. Dopo numerosi discorsi e tentativi falliti, adesso ha deciso di pensarci da solo. Ecco il perché della candidatura.

Le Polemiche

Da D’Alema a Fassina, fino a Matteo Renzi, il PD compatto, e lo ripetiamo paradossalmente, si oppone.

Il primo no è arrivato dal responsabile economico del partito, Stefano Fassina:

”Dobbiamo trovare una figura che sia in grado di offrire garanzie a tutte le forze politiche che sono rappresentate in Parlamento. Temo che il senatore Berlusconi non sia adatto”.

Ancora più duro Matteo Renzi:

"Se serve lo dirò: non è che possiamo arrivare a trasformarlo in un padre costituente, sarebbe un errore gravissimo accettare che faccia il presidente della Convenzione".

Insomma anche se il PDL sostiene che scegliere Berlusconi sarebbe” il modo migliore di ricompattare il Governo”, il PD non ci sta, almeno per adesso.

I possibili scenari

Sono in molti a sostenere che il piano di Berlusconi non sia quello di guidare la Convenzione, ma bensì di assicurarsi che alla presidenza ci sia una figura interna al PDL.
Il Cavaliere sa benissimo che la sua candidatura non può che far nascere polemiche, più di qualsiasi altra.

Dopo le accuse degli ultimi anni di voler redigere delle leggi ad personam, il PD farebbe l’ennesima magra figura nel consegnargli le chiavi per modificare la Costituzione.

Secondo alcuni quindi Berlusconi sarebbe disposto a fare marcia indietro qualora arrivassero le dovute rassicurazioni. O un uomo del PDL o niente.

Non sarà più Presidente del Consiglio, ma come dirigere e mettere sotto scacco il Parlamento italiano, il Cavaliere lo ricorda ancora molto bene.

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