Ci sarà un quantitative easing in Europa? Il ruolo della nuova patrimonializzazione delle banche e l’Unione bancaria rilancerà l’economia reale in area euro?
La riunione della Banca centrale europea che si è tenuta oggi a Bruxelles è terminata senza un taglio dei tassi. Le decisioni di politica monetaria del Consiglio direttivo sono state che i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,25%, allo 0,75% e allo 0,00%.
Mario Draghi, Presidente BCE ha detto che i segnali dell’analisi monetaria confermano il quadro di sottostanti pressioni sui prezzi nell’area dell’euro nel medio termine.
Le aspettative di inflazione per l’area dell’euro nel medio- lungo termine restano saldamente ancorati in linea con il nostro obiettivo di mantenere i tassi di inflazione inferiori ma prossimi al 2 %. Il Consiglio direttivo è unanime nel suo impegno ad utilizzare anche strumenti non convenzionali nell’ambito del suo mandato al fine di far fronte efficacemente ai rischi di un periodo troppo prolungato di bassa inflazione.
Secondo la stima rapida dell’Eurostat, l’inflazione nell’area dell’euro misurata sullo IAPC è stata dello 0,7% nel mese di aprile 2014, dal 0,5 % di marzo. Come previsto, data la tempistica della Pasqua, l’incremento è dovuto principalmente ad un aumento dei prezzi dei servizi.
Sulla base delle informazioni attuali l’inflazione dovrebbe rimanere intorno agli attuali bassi livelli nei prossimi mesi: prima solo aumentando gradualmente nel corso del 2015 per raggiungere livelli più vicini al 2% verso la fine del 2016. Nuove proiezioni macroeconomiche di esperti dell’Eurosistema diverranno disponibile ai primi di giugno. Le aspettative di inflazione a lungo termine restano saldamente ancorati in linea con la stabilità dei prezzi.
Questo è in sintesi l’analisi della Bce, ma quali saranno le misure “non convenzionali” di politica monetaria qualora dovesse concretizzarsi il rischio di un periodo prolungato di bassa inflazione? Una misura non convenzionale potrebbe essere quella di abbandonare quella neutralità che è in atto rispetto al tasso di cambio? Si tratterebbe di operare una svalutazione dell’euro rispetto ai livelli attuali, ma la BCE non sembra voglia percorrere questa strada.
Il quantitave easing è una strada già percorsa in passato ed è molto simile nei suoi effetti alle operazioni a lungo termine (Ltro). Le stime dicono che l’impatto sull’inflazione sarebbe dell’ordine di 0,2-0,8 per cento ogni 1.000 miliardi di liquidità immessa. Naturalmente la bassa inflazione che ricordiamo è già stata registrata a marzo richiede scelte più articolate almeno sul fronte dei prezzi e dei consumi s’intende.
Si tenga conto che le operazioni a lungo termine e cioè una nuova fornitura di liquidità alle banche (Ltro) se condizionata alla concessione di prestiti all’economia reale potrebbe essere una svolta. Le precedenti operazioni che le banche stanno rimborsando in questo periodo sono state utilizzate dagli istituti in larga misura per l’acquisto di titoli di Stato e non per finanziare l’economia reale.
Si pensava che la fase di preparazione verso l’Unione bancaria che ha spinto le banche ad anticipare i tempi di adeguamento agli obiettivi di patrimonializzazione di Basilea 3 poteva essere una garanzia proprio nel momento in cui l’economia ha più bisogno di credito. Basilea 3 è in larga parte inevitabile, ma la Bce può fare molto per evitare che la ricerca della sicurezza venga esasperata. Ad esempio, non cedendo alle pressioni di chi vedrebbe favorevolmente l’applicazione di coefficienti di assorbimento patrimoniale anche sui titoli di Stato dell’Eurozona.
In tale contesto non è molto efficace l’abbassamento del tasso a brevissimo soprattutto quando si è ormai prossimi allo zero (0,25 per cento). Ancorare le aspettative di tassi nulli o quasi per un lungo periodo di tempo che risultati darà? Al riguardo però bisogna considerare anche che l’opzione dei tassi negativi sembra inefficace.
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