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Assunzione precari PA: decreto da rifare

lunedì 23 settembre 2013, di Alessandro Genovesi

Un decreto legge da riscrivere, quello sulla stabilizzazione dei precari del pubblico impiego approvato il 31 agosto su proposta dal ministro della Pubblica amministrazione, Gianpiero D’Alia. Il dl, infatti, sa troppo di sanatoria: assunzioni facili a discapito dei concorsi pubblici aperti a tutti e dell’efficienza gestionale. È questo il verdetto della commissione Lavoro del Senato, che giovedì scorso ha approvato col voto di tutti i partiti della maggioranza e con l’astensione del Movimento 5 stelle il parere sul decreto.

Parere formalmente «favorevole»

Formalmente, la commissione lavoro ha dato un parere positivo, a patto però che il provvedimento «sia modificato secondo le osservazioni e indicazioni sopra esposte». Che, però, di fatto smontano pezzo a pezzo e svuotano di significato il decreto, chiedendo profonde modifiche, secondo quanto aveva già suggerito il senatore Pietro Ichino (Scelta civica).
Vi sono, infatti, molteplici controindicazioni nel caso in cui il dl fosse approvato così com’è.

Rischi

Primo problema consisterebbe nell’aumento dei contratti a termine, che gonfierebbe il bacino dei precari (circa 250 mila, di cui 134 mila nella scuola).
Vi sarebbe, poi, un indebolimento del principio costituzionale che nella pubblica amministrazione si entra per concorso. La commissione lavoro boccia, in particolare, la norma che riserva ai precari il 50% dei posti messi a concorso.

Una sanatoria mascherata

In sostanza, quindi, il decreto anziché rimediare finisce per configurare «sanatorie surrettizie per le omissioni passate da parte del management pubblico». Secondo la commissione, l’autorizzazione a nuove assunzioni dovrebbe invece essere subordinata alla verifica che i posti richiesti non si possano coprire attraverso la mobilità. In questo senso il parere bipartisan boccia anche le 120 assunzioni previste per l’Agenzia per la coesione territoriale istituita dal decreto. Prima appunto bisognerebbe provare a coprire l’organico con personale già in servizio presso le pubbliche amministrazioni.

Violazione della spending review

Ultimo ma non meno importante inconveniente sarebbe la deroga al principio programmatico della spending review, visto che i precari stabilizzati andrebbero a occupare posti che si potrebbero coprire trasferendo personale già assunto.
La commissione osserva anche che il decreto correttamente subordina la stabilizzazione dei precari al fatto che ci siano posti vacanti e disponibilità finanziarie e questo fa «prevedere che le immissioni in ruolo effettive saranno in numero assai limitato», anche se è in ogni caso fuorviante alimentare l’idea che questi precari debbano essere assorbiti esclusivamente nel settore pubblico.

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