Arrivate a Gioia Tauro tra le polemiche le armi chimiche della Siria

Danilo Montefiori

2 Luglio 2014 - 09:49

Dopo molto rumore, le armi chimiche siriane sono approdate nel porto di Gioia Tauro a bordo della nave danese Ark Futura. A questo punto i bidoni provenienti da Latakia verranno trasferiti sulla nave Usa Cap Ray, che si occuperà della distruzione e messa in sicurezza delle sostanze chimiche a partire da domani.

Arrivate a Gioia Tauro tra le polemiche le armi chimiche della Siria

Dopo molto rumore, le armi chimiche siriane sono approdate nel porto di Gioia Tauro a bordo della nave danese Ark Futura. A questo punto i bidoni provenienti da Latakia verranno trasferiti sulla nave Usa Cap Ray, che si occuperà della distruzione e messa in sicurezza delle sostanze chimiche a partire da domani.

L’intero iter inizia comunque da lontano. È dal 22 aprile, quando furono consegnate circa 1300 tonnellate di sostanze, che si sapeva la destinazione finale del carico. E mentre si accalcano al porto troupe provenienti da tutto il mondo, da Al Jazira alla CBS, a bordo della Cap Ray ci si prepara alla neutralizzazione. Saranno circa 570 le tonnellate di Vx Sarin e iprite processate, circa 25 tonnellate al giorno. Come prevedibile, verrà blindato il porto che è già stato interdetto negli spazi aerei e svuotato di tutte le navi, tranne che della Cap Ray.

La nave statunitense è dotata del Field deployable hydrolysis system, un sistema basato su due piccoli reattori che neutralizzeranno iprite e precursori attraverso l’idrolisi. Secondo Michael Lohan, portavoce dell’Opac (Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche) è “il più innovativo, sicuro e controllato per questo tipo di operazioni. Non ci saranno conseguenze per l’ambiente”. Terminata in mare aperto questa fase lo scafo si dirigerà verso Ellesmere Point, dove verranno incenerite parte delle scorie, mentre le restanti saranno distrutte in Germania e Finlandia.

Come spesso succede non sono mancate le polemiche, con l’amministrazione comunale della piccola città calabrese in prima fila: ”La gente non ne può più e non è affatto vero che siamo rassegnati” spiega Domenico Madafferi, primo cittadino di San Ferdinando. “Non abbiamo neppure certezza sul materiale trasportato dalla nave - prosegue Madafferi - C’è chi parla dei gas Iprite e Sarin, dagli effetti mortali, chi addirittura sostiene che il carico comprenda armi intere pronte per l’uso”.

Quale che sia la verità viene da pensare che l’operazione di smaltimento sia da ultimare forzatamente, a prescindere dal paese che la ospita oggi, in questa fase, o domani, con le fasi successive. L’idea, però, è che nel nostro paese sia ben radicata e diffusa la sindrome NIMBY (acronimo inglese per Not In My Back Yard, ovvero "Non nel mio cortile") che negli anni ha portato a feroci polemiche per la costruzione di inceneritori, fabbriche e discariche praticamente in tutto il paese.

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