In un articolo dal titolo "Colei che guiderà tutti" il noto settimanale inglese spiega perchè, nonostante le pecche del passato, Angela Merkel è la persona giusta per guidare la Germania e l’Europa intera.
Leggiamo quindi il parere dell’Economist e ricordiamo: le elezioni tedesche non riguardano solo il futuro della Germania, ma quello dell’intero continente.
Una donna li guiderà tutti
Gli elettori tedeschi dovrebbero rieleggere Angela Merkel come loro cancelliera e leader dell’Europa.
Da quando è scoppiata la crisi dell’euro, nell’ormai lontano 2009, questo giornale ha più volte criticato la donna più potente del mondo. Non eravamo d’accordo con l’inutile medicina di austerità proposta da Angela Merkel: il risultato è stata una recessione lunga, brutale e vana di tutto il continente. Noi volevamo che la cancelliera mettesse da parte il suo cauto incrementalismo e il peso della storia del suo paese e che guidasse l’Europa in maniera più energica. Il fallimento nel creare un’unione bancaria per l’Eurozona è anche colpa sua, anche perché è il principale cambiamento di cui ancora si sente il bisogno. Ha rifiutato di guidare l’opinione pubblica, non spiegando mai ai suoi elettori quanto la Germania sia da incolpare per il disastro dell’euro (e neanche quanto le sue banche siano state salvate dai finanziamenti). Siamo anche preoccupati per il fatto che non abbia fatto abbastanza nemmeno in casa sua: negli ultimi anni nessun Paese dell’Unione europea ha fatto meno riforme strutturali, e la sua politica energetica ha fatto salire i prezzi dell’energia rinnovabile e dell’elettricità.
Nonostante ciò crediamo ancora che Angela Merkel sia la persona giusta per guidare il suo Paese e di conseguenza l’Europa. Questo anche a causa di ciò che lei è: il politico con più talento al mondo e una scelta molto più sicura rispetto ai suoi avversari. Ma anche a causa di ciò che noi crediamo lei potrebbe diventare – il grande leader di cui Germania ed Europa hanno disperatamente bisogno.
Stick with Mutti
Politicamente, pochi possono confrontarsi con la Merkel. Mentre gli altri leader politici vanno di qua e di là (Barack Obama e David Cameron su tutti) o non vanno proprio da nessuna parte (povero François Hollande), lei è rimasta popolare ed affidabile. E non bisogna comunque sottovalutare il suo ruolo nel tenere uniti i vari Paesi europei. La Grecia non è uscita dall’euro, il nord Europa ha pagato per i bail-outs; Spagna e altre nazioni hanno fatto riforme che molti credevano impossibili; ci ha aiutato a liberarci di un clown del calibro di Silvio Berlusconi. La sopravvivenza dell’euro non era così scontata.
La campagna elettorale è stata un altro esempio di “Merkelvellismo". Ha parlato a malapena di Germania, Europa o politica estera. Ma ha parlato di fiducia. Il suo messaggio è chiaro: la Germania è prospera, la disoccupazione è ai livelli più bassi da 20 anni e la Nazione ha affrontato benissimo la crisi – quindi non è tempo di cambiare.
Il suo partito si mantiene saldo al 40% nei sondaggi e ciò suggerisce che questo messaggio sta funzionando. È molto più popolare rispetto al suo avversario principale, Peer Steinbrück. Quest’ultimo è un intrigante politico di stampo liberale proveniente dal partito Social Democratico ed è stato un eccellente Ministro delle finanze nella grande coalizione guidata da Angela Merkel dal 2005 al 2009. Il suo partito ha inoltre suggerito risposte molto più coraggiose alla crisi europea di quanto non abbia fatto la Merkel. Ma i Social Democratici hanno cambiato rotta virando a sinistra, con un manifesto che propone maggiori tasse sui ricchi, una nuova imposta sul patrimonio e uno stipendio minimo più alto. Il partito è diventato anti-riformista, sconfessando l’Agenda 2010 riguardante la riforma del mercato del lavoro creata dal precedente cancelliere social democratico Gerhard Schröder.
In un confronto diretto tra Angela Merkel e Peer Steinbrück, sarebbe sicuramente lei ad avere il nostro voto. Ma la Germania viene governata da una coalizione. Dato che Steinbrück non ha alcuna chance di vincere coi i Verdi, i suoi alleati preferiti, rimangono solo tre risultati possibili: l’attuale coalizione coi liberal democratici guidata dalla Merkel, un’altra grande coalizione con i Social Democratici in cui comunque Angela manterrebbe il ruolo di cancelliere, o peggio ancora, una “rossa-rossa-verde” coalizione di Social Democratici, Verdi e partito di Sinistra. Quest’ultima opzione, che Steinbrück rifiuta, ma che alcuni membri del suo partito che sono tentati di accettare, potrebbe essere pericolosa ed instabile.
Noi quindi crediamo sia meglio una continuazione della presente coalizione. Ma molti tedeschi ne preferiscono un’altra. La stessa Angela Merkel non è contraria all’idea. Il partito che sta all’opposizione controlla la camera alta del Bundesrat (Consiglio Federale), quindi il loro consenso è necessario per mettere in atto procedimenti legislativi. Governare con loro sarebbe più facile, ma una grande coalizione potrebbe ancora essere una cattiva probabilità. I Social Democratici sono ancora arrabbiati a causa dei problemi vissuti nella precedente coalizione con la Merkel e potrebbero quindi essere meno disponibili al confronto.
Gli elettori potrebbero essere spinti verso l’estremismo, compreso il nuovo partito anti-euro “alternativa per la Germania”, che potrebbe unirsi alla sinistra in parlamento.
L’Agenda 2020 di Angela
Se Angela Merkel venisse rieletta, cosa farebbe? Ci sono due ragioni per pensare che potrebbe diventare una promotrice più energica di riforme sia in Germania che all’estero. La prima è il suo istinto che la porta generalmente verso questa via. Nel 2005 ha portato avanti l’audace idea di riforme e tagli alle tasse, sebbene il crollo dei consensi nei confronti del suo partito avrebbe dovuto farle tenere un comportamento più cauto. Nel 2009 il suo entusiasmo è stato distrutto dall’inizio della crisi. Ma ora che la crisi si affievolisce e sta nascendo la ripresa economica europea, Angela Merkel, con un occhio verso il futuro, potrebbe dare una forte spinta per rendere le economie europee più competitive.
La seconda ragione che ci porta a preferire lei è il suo approccio cauto che sembra sempre più l’opzione più pericolosa sia per la Germania che per l’Europa.
I compiaciuti tedeschi potrebbero essere sorpresi nel sentire che anche loro hanno bisogno di riforme. Ancora oggi, nonostante la loro forza, la loro economia presenta delle debolezze. Un mix di scarsa demografia, eccessiva rilevanza delle esportazioni, scarsa crescita produttiva e anche troppi lavoratori sottopagati, cosa che ha portato l’OCSE, a posizionarli all’ultimo posto, insieme al Lussemburgo, nelle sue proiezioni di crescita per i prossimi 50 anni. Il settore dei servizi dovrebbe essere più competitivo. L’istruzione avrebbe bisogno di una revisione: la Germania ha solo un’università tra le 50 migliori del mondo. Servono più investimenti, specialmente nelle infrastrutture, nella ricerca e nello sviluppo. Il prezzo dell’energia dovrebbe essere tagliato. Il settore pubblico ha bisogno di diventare più reattivo e produttivo.
Per tutto ciò c’è bisogno di un formidabile programma politico. Ma alla fine il reale retaggio di Angela Merkel sta nella riorganizzazione dell’Unione Europea. Nuovamente il suo istinto promette bene: vuole costruire un’unione finanziaria più forte, spingere verso politiche più liberali, completare il mercato unico, tagliare il welfare, ridurre la regolazione. Vuole mantenere il Regno Unito nel club, anche se non ad ogni costo.
Ipotizzando che vincesse il cancellierato, sarebbe il più importante politico d’Europa. La nostra scommessa è che lei vorrà essere ricordata come colei che ha deciso e non come colei che ha esitato.
Traduzione a cura di Vittoria Patanè. Fonte: The Economist
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