Allarme povertà in Italia: lavoro, pensioni e casa le incognite del futuro

Daniele Sforza

18 Dicembre 2012 - 17:21

Allarme povertà in Italia: lavoro, pensioni e casa le incognite del futuro

Aumenta il rischio povertà in Italia e le cifre risultano considerevoli: dal 26,3% registrato nel 2010, l’indicatore sintetico "Europa 2020" è salito al 29,9% nel 2011. Ciò significa che quasi 30 italiani su 100 sono a rischio indigenza, una cifra questa che figura la più alta in media nei Paesi Ue. Se poi si guarda al Mezzogiorno, la situazione è altamente preoccupante, visto che l’indice sale al 39,5%. A comunicare questi dati il Rapporto sulla coesione sociale dell’Istat.

Persone senza dimora

Lo 0,2% della popolazione iscritta agli uffici anagrafici risulta senza dimora: l’86,9% corrisponde al profilo maschile, mentre il 57,9% ha meno di 45 anni e il massimo titolo di studio conseguito, nel 66% dei casi, è la licenza media inferiore. Circa 6 persone su 10 che si dichiarano senza dimora sono stranieri. Milano e Roma rappresentano le città principali che accolgono le persone senza dimora: entrambe raccolgono ben il 71% del campione sopra analizzato.

Pensionati

Quasi il 50% dei pensionati percepisce un assegno al di sotto dei 1.000 euro. Solo il 14,5% dei pensionati, invece, percepisce un assegno che supera i 2.000 euro. Su 16 milioni e 669mila pensionati, il 75% è costituito da pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti, mentre il restante 25% riceve prevalentemente pensioni di indennità e assistenziali. La maggior parte dei pensionati risiede nel Nord Ovest, seguito dal Sud, dal Nord Est e dal Centro. Il profilo del pensionato corrisponde, per la maggior parte, a un ultraottantenne: solo l’8,1% dei pensionati ha meno di 55 anni.

Contratti di lavoro

Nel primo semestre 2012 sono stati sottoscritti più di 5 milioni di contratti di lavoro, soprattutto nel settore dei servizi (seguito a distanza da industria, costruzioni e agricoltura). Tuttavia meno del 20% di tali contratti è a tempo indeterminato, mentre i rapporti di lavoro a tempo rappresentano il 68% del totale. Salgono anche le collaborazioni (8,5%), mentre sono cessati 4,49 milioni rapporti di lavoro.

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