Piano casa: approvata la norma salva inquilini
La controversa questione relativa agli affitti in nero sembra aver raggiunto un punto fermo. L’attesissima sanatoria è finalmente arrivata.
Cosa succederà a coloro che avevano provveduto ad autodenunciare l’esistenza di un affitto in nero?
Con legge n. 80/2014, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 47/2014, pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 28 maggio 2014, è stata messa la parola fine ad una situazione paradossale che si era venuta a creare a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale del marzo scorso, in ambito di locazioni in nero.
Ricapitoliamo la vicenda
Per facilitare l’emersione dei contratti di locazione in nero il legislatore aveva individuato un meccanismo che aveva iniziato a dare i propri frutti poichè prevedeva un regime di particolare favore per l’inquilino che avesse chiesto all’Agenzia delle Entrate la registrazione del contratto (anche verbale) di locazione.
Con decreto legislativo 23/2011 gli inquilini potevano denunciare di pagare un affitto non registrato, al fine di acquisire un duplice vantaggio:
- un canone assai ridotto (pari al triplo della rendita catastale);
- l’automatica conversione in un contratto della durata di 4+4 anni, con il divieto, quindi, per il locatore, di sfrattare l’inquilino nonostante questi pagasse un canone enormemente inferiore rispetto al contratto non registrato. Il contratto di locazione così stipulato sarebbe conforme alla legge.
Ecco, quindi, che molti conduttori avevano iniziato ad avvalersi di questa normativa certamente di favore, senza farsi scrupolo di “denunciare” i padroni di casa con cui, poco prima, avevano siglato un rapporto contrattuale irregolare.
Intervento della Corte Costituzionale
Con la sentenza del marzo scorso, la Corte Costituzionale aveva vanificato gli effetti della legge citata, ritenendo incostituzionale il disposto legislativo, con effetto retroattivo. Viene pertanto annullata la norma che aveva spinto gli affittuari alla denuncia, creando una situazione di incertezza e soprattutto prospettando l’ipotesi di sfratto per mancato pagamento del canone di locazione.
Immediato è stato il caos suscitato da questa decisione, data la delicatezza della materia dal forte impatto sociale e politico
Nuove disposizioni introdotte con il Piano Casa
Con l’attuale intervento del Parlamento, gli inquilini potranno dormire sonni tranquilli almeno fino al 31 dicembre 2015. Con il decreto Casa vengono fatti salvi i diritti acquisiti di pagare un canone ridotto e poter restare in casa, per quelle locazioni stipulate con data anteriore alla sentenza della Corte Costituzionale. Tenuto anche conto dell’aspetto sociale del problema si è voluto salvaguardare gli effetti dell’autodenuncia degli affitti in nero da parte degli inquilini coraggiosi che negli ultimi mesi hanno corso il rischio di venire sfrattati. Proprio l’efficacia retroattiva della sentenza della Corte Costituzionale avrebbe potuto portare a ritenere “moroso” il conduttore che stava versando il canone legale anziché quello contrattuale.
Salvaguardia degli effetti prodotti
Sono fatti salvi, fino alla data del 31 dicembre 2015, gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base dei contratti di locazione registrati ai sensi dell’articolo 3, commi 8 e 9, del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23.
Ad una prima lettura, quindi, almeno fino alla data del 31 dicembre 2015 la durata del contratto e il canone di locazione sarà quello previsto dal testo del decreto legislativo in materia di federalismo fiscale sopra citato.
Saranno quindi “salvi” quei conduttori che dopo la registrazione del contratto di locazione e prima della sentenza della Corte Costituzionale abbiano versato il canone più mite di quello concordato e che, quindi, potranno continuare a farlo fino al 31 dicembre dell’anno prossimo.
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