A Chi andrà la guida della Camera? Il M5S vuole la presidenza. PD pronto al via libera. Senato alla Finocchiaro

Vittoria Patanè

14/03/2013

A Chi andrà la guida della Camera? Il M5S vuole la presidenza. PD pronto al via libera. Senato alla Finocchiaro

Stasera alla Camera si riunirà l’assemblea dei deputati allo scopo di capire chi dovrà guidare le due Camere nei prossimi mesi.

Mesi, sì, mesi. Perché parlare di anni, allo stato attuale dei fatti, sembra quasi un’utopia. Questo governo durerà poco, ne sono ormai convinti tutti e questa condizione potrebbe essere alla base delle scelte che domani porteranno ad eleggere i presidenti di Camera e Senato.

Il Movimento 5 Stelle vorrebbe la guida di entrambe le Camere, il PD è pronto, a sorpresa, a concedere Montecitorio, mentre per il Senato si pensa ad Anna Finocchiaro.

A poche ore dalla decisione definitiva, andiamo quindi a vedere quali sono gli scenari e chi saranno i probabili candidati a dirigere il Paese da domani.

Le mosse del PD

Uno dei motivi che spingerebbero il Partito Democratico a concedere la presidenza della Camera al M5S sarebbe, come abbiamo già detto, la convinzione che questo Governo avrà vita breve. Nelle ultime ore si sono susseguite notizie e indiscrezioni che parrebbero confermare la volontà di Bersani & Co. di votare uno dei protetti di Grillo a Montecitorio.

La soluzione lascerebbe l’amaro in bocca alle diverse anime interne al partito, ma secondo Bersani, sarebbe l’unica capace di aprire una cooperazione tra PD e M5S, rendendo difficile ai grillini dire no ad un “Governo del cambiamento”.

Della stessa opinione Davide Zoggia che, nel tentativo di sconfiggere le perplessità dei “montiani” ha affermato:

"Siccome noi abbiamo sempre detto che siamo per il cambiamento e visto che loro hanno un risultato numerico equivalente a quello del PD, non sarebbe logico, a fronte di una disponibilità da parte dei 5Stelle, non votare un loro candidato...Detto questo, vedremo"

.
Le motivazioni che stanno alla base di questa scelta sono semplici: se si rivotasse a giugno Il PD potrebbe scaricare le responsabilità del fallimento dell’attuale Governo al M5S, dimostrando di aver fatto tutti i tentativi necessari per farlo durare. Bersani inoltre potrebbe tranquillamente ricandidarsi alla guida del Paese, lasciando nuovamente in secondo piano Matteo Renzi, che ad oggi, viene visto dai più come l’unica alternativa possibile al segretario.

Il passo indietro di Franceschini

A confermare le indiscrezioni sulla decisione del PD di rinunciare allo scranno più alto ci sarebbe anche il passo indietro di Dario Franceschini, colui che, fino a qualche giorno fa, veniva accreditato come il candidato del partito alla presidenza di Montecitorio e che oggi si dice indisponibile a ricoprire l’incarico, anche nel caso in cui il Movimento 5 Stelle facesse marcia indietro.

Alla base della decisione ci sarebbe la natura stessa dell’attuale Governo: un conto sarebbe stato assumere la presidenza nell’ambito di una situazione che permettesse di guidare l’Italia per un’intera legislatura, un altro invece sarebbe accollarsi la direzione di un Paese allo sbando per 3 o 4 mesi, senza nessuna certezza in merito.

Quali saranno i ruoli alla Camera?

Lo scenario che potrebbe quindi concretizzarsi a Montecitorio sarebbe il seguente: Presidenza al M5S e vicepresidenza divisa in tre. Il primo vicepresidente sarebbe sempre un grillino, il secondo sarebbe un esponente del PD, il terzo del PDL.

Senato

Il Movimento 5 Stelle, forte dei numeri usciti dalle urne, vorrebbe aggiudicarsi anche lo scranno più alto al Senato. La volontà dei grillini è stata chiaramente espressa da Vito Crimi, capogruppo a Palazzo Madama:

"Noi voteremo solo i nostri. Se gli altri gruppi decideranno di convergere, bene, ma non voteremo nessun altro".

In questo caso però la situazione pare più complicata. Il PD non sembra affatto disposto a lasciare al M5S anche questa carica e starebbe invece pensando ad Anna Finocchiaro. Secondo alcuni la senatrice catanese dovrebbe provare a formare un Governo nel caso in cui il piano A di Bersani fallisse.

L’alternativa potrebbe essere un esponente di “scelta civica”, Mario Monti stesso o Mario Mauro, ma col passare delle ore, sembra sempre più improbabile. I montiani infatti si dicono totalmente indisponibili ad aprire un dialogo col 5 Stelle, auspicando invece la nascita di un Governo di larghe intese che riesca a varare le riforme di cui ha bisogno il Paese.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it