8 marzo, l’Italia festeggia un modello di donna che non riesce ad accettare

Daniele Piovino

08/03/2014

L’Economist ha stilato una classifica relativa alla parità di trattamento sul lavoro: l’Italia è al ventiduesimo posto su ventotto Paesi. La Francia al sesto dopo la Nuova Zelanda

8 marzo, l’Italia festeggia un modello di donna che non riesce ad accettare

In occasione dell’otto marzo, l’Inail ha confermato che "la differenza di genere nel mondo del lavoro è attestata anche dai dati infortunistici", dati che confermano la preponderanza maschile e la concentrazione delle donne solo in certi ambiti. In Italia nel 2012 sono stati 218.701 gli infortuni che hanno coinvolto le donne, un terzo del totale (656.828), e il calo infortunistico complessivo (-9,5% rispetto al 2011) ha interessato più i lavoratori (-11,2%) che le lavoratrici (-5,7%).

Insomma, un altro otto marzo che non abbatte le barriere tra le donne e le opportunità nel mondo del lavoro. E nell’ultimo anno sono aumentate anche le disoccupate: circa due milioni di ragazze sotto i trentacinque anni non studiano e non lavorano. I tempi saranno pure moderni, ma nel 2013 si contano più di 7 milioni di casalinghe. La domanda è: quante di queste donne sono massaie per vocazione?

Analizzando i dati occupazionali, le psicologhe ne traggono le dovute conseguenze: la maggior parte delle donne, non avendo un lavoro, vive in uno stato di subordinazione economica e teme che denunciando il partner violento la propria vita possa sfaldarsi.

Sul fronte politico, alla Camera ci sono stati momenti di agitazione durante la discussione sull’Italicum: novanta deputate hanno inviato un messaggio ai leader dei partiti in cui chiedevano una maggiore considerazione della rappresentanza femminile in lista. La deputata Mariastella Bianchi: “Quella per la parità di genere è una battaglia condotta in nome della Costituzione, che la garantisce agli articoli 3 e 51, e in nome di un elementare principio di giustizia”.

Sebbene l’attuale governo Renzi abbia al suo interno una considerevole rappresentanza femminile, anche l’ultimo rapporto dell’associazione Openpolis mostra una realtà molto lontana dall’agognata parità di genere: l’80% degli incarichi istituzionali è ancora riservato agli uomini; Palazzo Chigi e Quirinale sono due tabù per le donne; solo il 19,6% dei ruoli è affidato a loro.

Per un confronto internazionale, ci ha pensato l’Economist ha stilare una classifica: l’Italia è al ventiduesimo posto su ventotto Paesi. La Francia al sesto dopo la Nuova Zelanda. Spagna al decimo. Dai un’occhiata qui.

Nella nostra democrazia, c’è ancora necessità di una festa per ricordare che gli esseri umani nascono liberi, e per questo motivo dovrebbero avere pari opportunità, non solo sulla carta, seppur Costituzionale?
Auguri.

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