Quattro ragioni per cui Draghi da solo non può salvare l’Europa

Ivan Pasquariello

12 Settembre 2012 - 16:40

Quattro ragioni per cui Draghi da solo non può salvare l’Europa

Bisogna dargli credito: Draghi ha regalato uno spiraglio di speranza all’Europa intera per uscire dalla crisi. Il piano per l’acquisto potenzialmente illimitato di obbligazioni di nazioni oppresse dal debito ha ricevuto finalmente anche l’ok dalla Germania. Ma può la manovra Draghi da sola, salvare l’Europa? Probabilmente no.

Ecco quattro ostacoli che la nuova manovra non è in grado di superare:

1) La Miopia

Con l’acquisto di obbligazioni a breve termine, la Banca Centrale Europea contribuirà a tenere bassi i tassi di interesse, ma non è il costo del credito a breve termine, a rappresentare il problema principale dell’Europa. Il vero ostacolo sono gli altissimi tassi a lungo termine, che sono legati al costo dei mutui e alcuni prestiti d’affari. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha continuato ad acquistare obbligazioni a lungo termine, ma la BCE non sembra averne alcuna intenzione. Draghi non ha chiarito perché stia evitando obbligazioni a lungo termine.

2) Altri tagli in arrivo

La richiesta di taglio del deficit che l’Europa ha presentato alla Spagna, non farà altro che peggiorare ulteriormente i problemi che Rajoy dovrà fronteggiare a breve termine. Maggiori saranno i tagli che la Spagna farà, maggiore sarà il livello di disoccupazione nel paese. Un’Europa davvero unita arginerebbe la crisi spagnola. La mancata volontà dimostrata in questo senso è direttamente collegata agli scarsi risultati ottenuti dalla Spagna e dal suo piano di riforme.

3) La pressione da parte delle banche

L’azione della BCE potrebbe portare governi nazionali e banche a dipendere maggiormente gli uni dagli altri. Un paradosso, se si pensa al fatto che la manovra si poneva proprio l’obiettivo di ridurre questo legame di interdipendenza. "Le banche potrebbero sentirsi incoraggiate ad aumentare ancora la propria morsa sui debiti delle nazioni in cui hanno base" ha rivelato Raoul Ruparel, a capo della ricerca economica per Open Europe, un gruppo di ricerca e supporto.

4) La mancanza di armonia fiscale nell’eurozona

La BCE sta facendo il massimo, ma non può chiudere gli occhi riguardo al fatto che l’eurozona è composta da 17 nazioni, che condividono una moneta unica, ma che non hanno alcun tipo di unione nel sistema bancario o fiscale. Fred Bergsten, direttore dell’Istituto Peterson per l’economia internazionale, ha fatto sapere attraverso le pagine del Foreign Affairs che la sua previsione per il prossimo periodo è ottimistica: "l’Europa uscirà dalla crisi non solo con l’euro ancora intatto, ma anche con prospettive economiche in netto miglioramente per l’immediato futuro".

Una risultato così postivio si potrebbe raggiungere, ma basterà affidarsi unicamente alle riforme di Draghi e della BCE?

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