La rapida risalita dei tassi decisa dalla Bce sta rischiando di far arrivare la rata dei mutui a tasso variabile a livelli insostenibili. Ecco come provare ad abbassarla.
Qualche giorno fa la Bce ha dato una nuova mazzata ai mutui. L’economia nell’eurozona sta registrando ancora un rallentamento colpa di un’inflazione che continua a mantenersi alta. Quale modo migliore quindi per combattere l’aumento dei prezzi? Aumentando i tassi d’interesse. I più colpiti sono ovviamente i mutui sulla casa che nel giro di due anni hanno subito un aumento da record.
Se nel 2021 accendere un mutuo costava meno dell’1,3%, oggi siamo sopra il 3,5%. Ad esempio un mutuo variabile trentennale da 150mila euro acceso nel 2021 ad una rata da 446 euro al mese, ora è arrivato a costare 648 euro. Considerato che la Bce già a marzo ha annunciato una nuova stretta, entro fine anno sforerà quota 700 euro arrivando a 745. Si tratta di un +67% nel giro di due anni.
Se per i mutui datati c’è ancora convenienza con un tasso variabile, chi l’ha acceso dal 2010 in poi sta sperimentando sulle proprie tasche l’aumento vertiginoso delle rate.
Per questo in tanti si stanno chiedendo qual è la strategia migliore per uscire indenni da questi aumenti e non arrivare a pagare ogni mese cifre fuori portata.
La risposta non è univoca, nel senso che ogni singolo caso va valutato al meglio per capire qual è la cosa migliore da fare. Diciamo che sono tre le operazioni che possiamo fare: chiedere la rinegoziazione alla banca, passare ad un tasso fisso o optare per una surroga.
Mutuo tasso variabile: chiedere la rinegoziazione per abbassare le rate
La prima cosa da fare e provare è mettersi in contatto con il proprio istituto bancario per chiedere una rinegoziazione del mutuo. C’è da premettere però che si tratta di un tentativo che è molto difficile vada in porto perché la decisione spetta soltanto alla banca. Questa potrà decidere se concedere un passaggio al fisso, e le eventuali condizioni o ridiscutere la durata del mutuo per alleggerire la rata mensile.
A fare la differenza sarà anche il profilo del cliente: se ha ottimi rapporti con la banca è probabile che questa sia più incentivata ad accontentarlo.
Passare al tasso fisso è possibile
Se si è in possesso di determinati requisiti si può richiedere alla banca di passare da un tasso variabile ad uno fisso; lo prevede la manovra 2023 approvata a fine dello scorso anno dal governo.
Se si ha un finanziamento al di sotto dei 200mila euro, una durata residua sotto i 25 anni, con un Isee inferiore a 35mila euro e una storia di pagamenti in regola, possiamo chiedere il passaggio al fisso: è un nostro diritto.
Il nuovo tasso fisso si calcola mantenendo lo spread originario in aggiunta al più conveniente tra l’Irs a 10 anni e quello più vicino alla durata residua del mutuo.
Va sempre valutato caso per caso. Ad esempio alle condizioni attuali per i mutui più recenti diventa sconveniente. Diverso invece il discorso per quelli più datati che possono trarne un vantaggio.
La surroga è l’opzione più agevole
La terza opzione è la surroga che probabilmente è la soluzione più agevole. Si tratta di una procedura introdotta nel nostro paese con la n. 40/2007, nota anche come Legge Bersani, che dà la possibilità di trasferire il mutuo ad un’altra banca che propone tassi più convenienti a costo zero.
Secondo gli esperti quest’opzione converrebbe. È vero che al momento il tasso fisso più conveniente offerto a chi cambia banca è intorno al 3,6% che rende la rata ancora più alta di quella variabile. Ma le prospettive dei prossimi mesi dicono che la rotta si invertirà.
E poi c’è sempre la possibilità di surrogare più volte un mutuo. Le banche chiedono in genere soltanto la prova di aver pagato almeno 6 rate per una prima surroga, 12 per quelle successive. In pratica ogni anno e mezzo un titolare di un mutuo può sentirsi libero di cercare in giro quello più conveniente.
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