Climatizzatori diffondono il coronavirus? Cosa c’è di vero

Leonardo Pasquali

14/04/2020

08/10/2021 - 14:24

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In tanti si stanno chiedendo se climatizzatori e condizionatori possano essere un veicolo di diffusione per il coronavirus. Cosa dicono gli esperti.

Climatizzatori diffondono il coronavirus? Cosa c’è di vero

Climatizzatori e condizionatori possono contribuire a diffondere il coronavirus? Con l’arrivo del caldo sorgono nuovi dubbi sui rischi del contagio. Sfatiamo subito una credenza che si è diffusa in questi giorni: per quanto riguarda gli impianti domestici però non ci sarebbe molto da preoccuparsi.

Più rischiosi invece gli impianti canalizzati. Esempi concreti come le catene di contagi in ospedali, case di risposo per anziani o nelle navi da crociera fanno luce sul ruolo di questi dispositivi nella propagazione del nuovo virus e la decisione presa dall’Istituto Superiore di Sanità a riguardo sembra significativa.

Climatizzatori e coronavirus, che legame c’è?

I climatizzatori e i condizionatori non contribuiscono a diffondere il coronavirus, tuttavia il ricambio d’aria è una pratica fondamentale, soprattutto se all’interno dell’ambiente è presente un individuo con i sintomi di COVID-19. La permanenza del virus nell’aria è già stata attestata da diversi studi. Le goccioline espulse con la tosse, in particolare quelle con un diametro inferiore ai 10 micron, galleggiano per un po’ nell’aria prima di cadere a terra, come ricordato da Andrea Casa dell’Associazione Igienisti Sistemi Aeraulici a diMartedì.

Attraverso uno studio pubblicato sul JAMA, il Journal of American Medical Association, che analizzato la qualità dell’aria in ambienti ospedalieri alla ricerca della presenza del SARS-COV-2, si è potuto osservare come la positività sia stata rilevata solamente sulle prese di scarico dell’aria condizionata. Cosa vuol dire? Che diverse goccioline sono sopravvissute nei filtri e nelle prese d’aria, conferma di come i dispositivi funzionino almeno parzialmente.

Impianti canalizzati sono più rischiosi

Gli interrogativi sul ruolo dei climatizzatori sono sorti sopratutto per i contagi a catena avvenuti sia negli ospedali che nelle case di riposo. Non solo, è un meccanismo di trasmissione già osservato sulle navi da crociera come la Diamond Princess. In questo caso gli imputati sarebbero i dispositivi di ricircolo dell’aria che di solito in queste strutture sono canalizzati e non progettati per filtrare particelle piccole come quelle dei coronavirus, consentendo alle stesse di circolare liberamente.

Non esistono comunque prove convincenti a favore di questa teoria. Ciononostante la decisione dell’Istituto Superiore di Sanità in questo senso è significativa. Il 23 marzo scorso l’ISS, attraverso la pubblicazione di una circolare, ha ordinato lo spegnimento degli impianti di ricircolo negli ambienti lavorativi onde evitare una diffusione molto rapida del virus. Sia per questi che per che quelli domestici rimane consigliata la disinfezione regolare.

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