Non è legale uccidere le meduse in Italia: attenzione alle multe

Antonella Ciaccia

16/06/2022

22/06/2022 - 10:38

condividi

Pescare meduse ed ucciderle portandole fuori dall’acqua è un reato punibile con multe fino a 30.000 euro e carcere fino a 18 mesi. Gli animali non si maltrattano: vediamo cosa dice la legge.

Non è legale uccidere le meduse in Italia: attenzione alle multe

Non si possono uccidere le meduse e trascinarle sulla sabbia facendole morire al sole. A dirlo è la legge. Questo comportamento, infatti, oltre ad essere crudele, è un vero e proprio reato.

I maltrattamenti per cattiveria e incuria sugli animali non sono punibili solo se inflitti ad animali domestici come cani o gatti: evitare la “crudeltà senza necessità” riguarda tutti gli animali e le meduse non sono da meno.

Per questo motivo il nostro ordinamento prevede pesanti sanzioni applicabili anche a chi con leggerezza pesca meduse o animali marini per il mero piacere di farlo.

Le conseguenze per chi uccide le meduse possono essere davvero spiacevoli: la multa da 5mila a 30mila euro o la reclusione da 3 a 18 mesi. Anche se possono far paura, questo comportamento non è mai giustificato: ecco, allora, cosa prevede il Codice penale.

Si possono uccidere le meduse?

Come detto, il nostro ordinamento giudiziario punisce gli atti di violenza sugli animali, non solo su quelli domestici più comuni, ma anche sugli animali selvatici e marini.

Per questa ragione uccidere senza motivo le meduse costituisce un reato a tutti gli effetti. E le conseguenze sanzionatorie si aggravano se l’animale, prima di morire, è stato torturato con sofferenze inutili.

La norma di riferimento è l’articolo 544-ter del Codice penale che recita:

“Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale.”

Ancora, l’art. 544-bis del codice penale punisce, con la reclusione da quattro mesi a due anni, la condotta di chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale.

Entrambe le norme pertanto, non si limitato a tutelare solo alcune specie animali; per questa ragione le disposizioni possono trovare applicazione anche nei confronti delle condotte contro gli animali marini, meduse comprese, molti dei quali, d’altronde, rientrano anche nelle specie protette.

Le pronunce della Cassazione

Anche la Corte di cassazione negli ultimi anni si è espressa più volte riguardo l’uccisione e il maltrattamento degli animali.

Nella fattispecie difatti rientra anche la detenzione di animali marini incompatibile con la loro natura, proprio come potrebbe essere una medusa prelevata dal mare con un retino e costretta a stare in un secchiello solo per essere “studiata” o seviziata da bambini curiosi.

I giudici Costituzionali, con sentenza 46560/2015, hanno dichiarato che il reato in questione si configura sia quando i comportamenti posti in essere offendono il comune sentimento di pietà e mitezza verso gli animali destando ripugnanza per la loro crudeltà, sia per le condotte che incidono sulla sensibilità dell’animale producendo un dolore, avuto riguardo al patrimonio di comune esperienza e conoscenza alle acquisizioni delle scienze naturali.

Qualche anno fa gli stessi «Ermellini», con sentenza 8676/2013 aveva già riconosciuto il maltrattamento di animali in tutti quei comportamenti che causano sofferenza dell’animale nelle modalità e nella detenzione, quest’ultima relativa alla natura dell’animale stesso, dalla quale si deve comprendere la gravità della sua sofferenza.

Che fare in caso di meduse in mare

Chi avvista una particolare concentrazione di meduse in mare non deve intervenire di persona. Si può osservarle magari con maschera e boccaglio da lontano ma è bene avvisare gli altri bagnanti intorno per evitare che si avvicinino troppo e possano così essere punti.

Bisognerà dunque chiamare il prima possibile la guardia costiera o la capitaneria di porto della zona per un intervento.

Gli agenti indicheranno cosa fare e, se lo ritengono opportuno, provvederanno a limitare la balneazione in quella frazione di costa.

L’importante, anche se si ha paura per se stessi e per gli altri bagnanti, è non prendere l’iniziativa e non prelevare gli animali dall’acqua con i retini. Questo si tradurrebbe automaticamente in una condanna a morte dell’animale con conseguenze penalmente sanzionabili.

Se invece si nota qualcuno che ha prelevato questo o altri animali marini vi consigliamo di spiegargli bene la sofferenza che sta provocando e fargli presente anche che si tratta di un vero e proprio reato punibile con multe e persino con il carcere.

Argomenti

# Reato

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO