Il fenomeno della shrinkflation è molto diffuso e continua a ingannare i consumatori: cos’è e come funziona questa pratica di prezzi uguali e quantità ridotte?
Prodotto diminuito allo stesso prezzo: questo è il fenomeno della shrinkflation, tecnica di marketing “truffaldina” usata dalle aziende per vendere una quantità di bene ridotta ma senza abbassarne il prezzo.
Il fenomeno è talmente diffuso che il Governo è intervenuto al riguardo con una misura ad hoc contenuta nel ddl sulla Concorrenza approvato a dicembre 2024. La normativa specifica, però, ha subito lo stop della Commissione Europea, che ha bocciato il piano italiano perché considerato in violazione delle norme sulla libera circolazione dei beni in UE.
In attesa di capire come evolverà la diatriba Italia-Europa sulla questione, i riflettori rimangono accesi su questa pratica applicata su molte tipologie di merci esposte negli scaffali.
Dinanzi a prospettive assai cupe sul commercio dei beni a causa dei dazi, il primo allarme è proprio sulla possibilità di prezzi più alti per tanti prodotti di uso quotidiano. In uno scenario del genere, monitorare il rapporto quantità/prezzo degli articoli è doveroso.
La shrinkflation, infatti, si insinua nel carrello della spesa, gravando sul portafoglio del consumatore con inganno. Cos’è, quindi, nello specifico la shrinkflation, come si applica e come difendersi? La guida.
Shrinkflation: definizione e significato
Il termine è stato coniato fondendo insieme le parole inglesi shrinkage, ovvero contrazione, e inflation, rincaro.
Di base, con shrinkflation si definisce:
una tecnica di marketing a cui le grandi aziende, nazionali e internazionali, ricorrono sempre più spesso per incrementare i margini di profitto.
Di fatto si tratta di un processo di riduzione delle dimensioni dei beni di largo consumo, con prezzi che restano tuttavia invariati e, in alcuni casi, vengono persino ritoccati verso l’alto.
Nella maggior parte dei casi questa riduzione non interessa direttamente la dimensione di un prodotto, ma piuttosto le unità di quel prodotto inserite in una confezione. Ad esempio, il numero di biscotti, di patatine o di fazzoletti in un pacco.
In altri casi, tuttavia, è la stessa dimensione del bene a variare, come i grammi di cioccolato, miele, zucchero o confetture nei rispettivi contenitori.
Con questa tecnica, in breve, le aziende fanno fronte a periodi di elevata inflazione, quando l’aumento generalizzato dei prezzi - e soprattutto dei beni di prima necessità - scoraggerebbe i consumatori ad acquistare.
Vendere un prodotto di dimensioni ridotte rispetto al passato, ma allo stesso prezzo, è invece una soluzione per assicurarsi un margine di profitto più ampio, spesso senza che il consumatore riesca a notare la differenza, visto che in molti casi di tratta di una variazione minima. Con un impatto non indifferente, però, sui grandi numeri industriali.
Shrinkflation, alcuni casi: ecco i prodotti più piccoli allo stesso prezzo
Il fenomeno della shrinkflation dilaga tra le principali aziende globali che distribuiscono nei supermercati soprattutto i prodotti alimentari. Per questo, è molto facile trovare le confezioni ridotte, ma a prezzo invariato anche nei negozi italiani.
A inizio 2024, Altroconsumo ha condotto un’indagine su questa tecnica ingannevole, elencando i prodotti esempio di shrinkflation, per i quali la dimensione o la quantità offerta si è ridotta e, quindi, il prezzo a unità di misura è aumentato.
Questa la lista di articoli:
- patatine Pringles Originals: da 200 a 190 grammi e poi a 175 grammi, +22% prezzo al Kg;
- Amica Chips (versione classica): da busta da 200 grammi a quelle da 190, +109% prezzo al Kg;
- nocciolata Rigoni d’Asiago: da vasetti da 270, 350 e 700 grammi a vasetti da 250, 325 e 650 grammi, +11%-38% prezzo al Kg;
- yogurt greco Delta e Fage: da vasetti da 170 a vasetti da150 grammi, +30% prezzo al Kg (Delta) e +65% prezzo al Kg (Fage);
- birra Peroni Nastro Azzurro: da 66 cl a 62 cl in bottiglia, +18% prezzo al litro;
- detersivo per piatti Nelsen: da confezioni di 1 litro a 900 ml e poi a 850 ml, +53% prezzo al litro;
- sapone idratante Neutro Roberts con glicerina: da 300 a 200 millilitri, +201% prezzo al litro;
- bagnoschiuma Vidal al muschio bianco: da 750 a 650 millilitri, con un +22% prezzo al litro
L’elenco non è esaustivo, ma solo indicativo. Spesso, inoltre, le tecniche di shkrinkflation sono anche più subdole, poiché si presentano attraverso la vendita di formati speciali o nuove edizioni del prodotto (magari cambiando il packaging per attrarre). In realtà, si tratta semplicemente di confezioni ridotte e proposte a prezzo invariato (e quindi aumentato sulla unità di misura).
La normativa sulla shrinkflation in Italia
La pratica della shrinkflation non è espressamente vietata in Italia, ma può essere ritenuta ingannevole in base a norme generali sulla trasparenza e correttezza delle informazioni:
- Art. 21 – Pratiche commerciali ingannevoli: vieta le pratiche che inducono in errore il consumatore medio su prezzo, quantità o caratteristiche del prodotto;
- Art. 22 – Omissioni ingannevoli: l’omissione di informazioni rilevanti può rendere la pratica scorretta. Se la riduzione della quantità non è chiaramente indicata, può violare questa norma
Il Disegno di Legge Concorrenza 2023 (Legge n. 193 del 16 dicembre 2024) ha introdotto in Italia una misura specifica per contrastare la pratica della shrinkflation.
L’articolo 15-bis del Codice del Consumo, inserito dalla suddetta legge, prevede che i produttori debbano informare i consumatori in caso di riduzione della quantità nominale di un prodotto. Questa informazione deve essere comunicata attraverso un’etichetta ben visibile sulla confezione, riportante la dicitura:
“Questa confezione contiene un prodotto inferiore di X (unità di misura) rispetto alla precedente quantità”.
L’obbligo di etichettatura è temporaneo e deve essere rispettato per un periodo di sei mesi a partire dalla data di immissione in commercio del prodotto con quantità ridotta.
Sebbene inizialmente fosse previsto che l’obbligo entrasse in vigore il 1° aprile 2025, il Decreto Milleproroghe ha posticipato l’applicazione al 1° ottobre 2025. Questo rinvio è stato deciso per consentire all’Italia di notificare correttamente la normativa alla Commissione Europea, evitando potenziali procedure di infrazione.
Secondo il Codacons, la normativa italiana risulta essere comunque tardiva e poco utile, considerando che ormai sono molti i prodotti che sono stati sottoposti a questa pratica sleale. Alcune associazioni dei consumatori hanno criticato alcune lacune della legge, che sarebbe stata a loro avviso più efficiente se avesse obbligato a scrivere su ogni confezione l’esatto peso e quindi il cambiamento della quantità in modo chiaro e inequivocabile.
L’Unione Consumatori, invece, ritiene che la strada intrapresa sia giusta e vada replicata in Europa con specifiche direttive comunitarie sul tema.
Occhio alla spesa: cosa deve fare il consumatore?
Per arginare il raggiro della shrinkflation, il consumatore deve applicare la massima vigilanza quando fa la spesa.
Quando ci si reca al supermercato, quindi, è bene controllare sempre le dimensioni dei prodotti come indicato nella confezione e fare un rapido calcolo del prezzo per unità di misura.
Inoltre, è importante valutare attentamente le offerte speciali lanciate con le confezioni famiglia o extra. A volte, non sono affatto convenienti ma rientrano nello stesso stratagemma della shrinkflation.
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