La Commissione Europea ha aggiornato le zone da sorvegliare a causa dell’aumento dei focolai di aviaria. Ecco dove in Italia.
L’Europa è alle prese con una nuova ondata di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI). Negli ultimi giorni sono stati registrati casi in Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Lituania, Polonia, Slovacchia e Spagna. Tutti gli Stati coinvolti hanno notificato alla Commissione europea la comparsa di nuovi focolai di HPAI in stabilimenti dove erano detenuti pollame o volatili in cattività. Poiché la presenza del virus dell’HPAI negli uccelli selvatici rappresenta una minaccia costante di introduzione diretta e indiretta di tali agenti patogeni negli allevamenti, esiste il rischio che il contagio si diffonda ulteriormente ad altre aziende avicole.
Per questo motivo la Commissione europea ha aggiornato le zone soggette a sorveglianza e protezione. In particolare, queste aree si trovano anche in Italia. Ecco dove si collocano, secondo il documento pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea lo scorso 29 ottobre.
Influenza aviaria: le zone sotto sorveglianza in Italia
Sulla Gazzetta Ufficiale Europea è stata pubblicata la decisione di esecuzione relativa alle misure di emergenza contro i focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità in alcuni Stati membri. Tale provvedimento riguarda anche alcune aree del Nord Italia.
Le zone interessate sono situate tra Veneto, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia. Nel dettaglio:
- Friuli-Venezia Giulia, nei pressi delle coordinate N 46.115321794, E 13.314775401 (misure fino al 30-10-2025);
- Piemonte, coordinate N 45.052392, E 8.49796700 (fino al 13-11-2025);
- Veneto, con tre focolai localizzati rispettivamente alle coordinate: N 45.306554, E 11.118601 (fino al 2-11-2025), N 45.27413, E 10.991081 (fino al 5-11-2025), N 45.2619579, E 10.9830867 (fino al 7-11-2025).
Questa sorveglianza più mirata mira a contenere la diffusione del virus HPAI e a tutelare la filiera commerciale. La situazione resta sotto osservazione anche in Lombardia, soprattutto nella zona bergamasca, dopo la scoperta di un focolaio in un allevamento avicolo di Casale Cremasco-Vidolasco, in provincia di Cremona. Il caso ha portato all’istituzione di una zona di protezione di 3 km attorno all’allevamento e di una zona di sorveglianza di 10 km che coinvolge 18 comuni della Bassa Bergamasca.
La situazione è delicata anche nel resto d’Europa. In Austria il numero di casi continua a crescere e il virus sta causando diversi decessi, soprattutto negli animali di allevamenti domestici. In Germania i focolai registrati da settembre sono saliti a 35, mentre il numero di volatili abbattuti a scopo precauzionale supera ormai le 500.000 unità.
Nuova influenza aviaria: è pericolosa per l’uomo?
L’influenza aviaria altamente patogena (HPAI) colpisce principalmente gli uccelli e solo raramente può infettare l’uomo, generalmente attraverso il contatto diretto con animali malati o ambienti contaminati. I sintomi negli esseri umani variano da lievi (febbre, tosse, mal di gola) a gravi (polmonite, insufficienza respiratoria o morte). Al momento non esistono prove di trasmissione da persona a persona, quindi non si ravvisano rischi immediati per la popolazione. Tuttavia, il virus deve essere contenuto perché può avere gravi conseguenze economiche per il settore avicolo, dato che per eliminare un focolaio spesso non resta altra scelta che l’abbattimento degli animali.
Intanto, i ricercatori dell’Università di Hong Kong ritengono che la prossima pandemia umana potrebbe essere scatenata proprio da un altro ceppo del virus H5N1, finora considerato minore perché provoca malattie lievi negli uccelli. Questo ceppo è tra i più indicati come possibile candidato a compiere il salto di specie. Per ora, però, siamo ancora soltanto nel campo delle ipotesi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA