Salario minimo, colf e badanti oltre i 2 mila euro al mese. L’allarme: «Le famiglie non ce la fanno»

Emiliana Costa

07/12/2021

25/10/2022 - 11:57

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Se la paga minima di colf e badanti fosse fissata a 9 euro l’ora, i compensi potrebbero salire oltre i 2 mila euro. L’allarme delle associazioni: «Le famiglie non possono permetterselo».

Salario minimo, colf e badanti oltre i 2 mila euro al mese. L’allarme: «Le famiglie non ce la fanno»

Si torna a parlare di salario minimo. Ieri, l’ok del Consiglio europeo all’avvio delle trattative per l’introduzione della direttiva con la quale si intende fissare in tutta l’Unione europea la paga minima dei lavoratori.

Al momento nella Ue, sono 21 i paesi che hanno un salario minimo nazionale. Con valori che variano dai 332 euro al mese della Bulgaria ai 2.200 per il Lussemburgo. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2020 il ddl Catalfo ha fissato una paga minima di 9 euro l’ora. È in questo contesto che arriva l’allarme di Nuova Collaborazione, l’Associazione Nazionale Datori di Lavoro Domestico: «Un collaboratore domestico convivente con orario fino a 54 ore settimanali costerebbe 2.106 euro al mese. Le famiglie non possono permetterselo». Entriamo nel dettaglio.

Salario minimo a 9 euro l’ora, colf e badanti oltre i 2 mila euro

Nuova Collaborazione, l’Associazione Nazionale Datori di Lavoro Domestico, componente di Fidaldo, ha lanciato l’allarme: «Se fosse approvata una legge che fissa il salario minimo a 9 euro l’ora anche per i collaboratori domestici, le famiglie non potrebbero permetterselo. Un collaboratore domestico convivente con orario fino a 54 ore settimanali (buona parte dell’orario consiste in una prestazione cosiddetta di attesa) costerebbe alla famiglia 2.106 euro al mese oltre a vitto, alloggio e versamenti contributivi. Le 40 ore del collaboratore non convivente costerebbero 1.569,00 euro».

La direttiva europea non obbliga gli stati membri ad adottare il salario minimo: ai paesi che lo adottano indica i parametri per determinarlo (come potere d’acquisto e lotta alla povertà). Per quelli che non lo adottano fissa all’80% la copertura minima della contrattazione collettiva.

«Ciò dimostra - prosegue l’associazione di categoria - la centralità della contrattazione collettiva, il salario minimo potrebbe essere utile a regolamentare quei lavori che restano al di fuori di questa».

L’appello al governo di Nuova Collaborazione

Come riporta Nuova Collaborazione, il CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) sulla disciplina del lavoro domestico fissa a 821,56 euro mensili lo stipendio di una colf convivente di livello B (collaboratore generico polifunzionale) mentre la badante e la baby sitter che assiste bambini fino a sei anni di età oggi costano 997,61 euro al mese. La retribuzione oraria dei lavoratori non conviventi ammonta oggi a 5,86 euro per la colf e a 6,93 euro per la badante.

«Si tratta - continua l’associazione - di retribuzioni che le famiglie fanno già molta fatica a sostenere, specie nel sud Italia. Va poi osservato che mentre nei rapporti di poche ore settimanali la retribuzione concordata può superare i minimi, nei rapporti a lungo orario la retribuzione tende a coincidere con quella stabilita dal CCNL. Un aumento indiscriminato delle retribuzioni che non tenga conto delle realtà territoriali né delle diverse mansioni e tipologie in cui si articola il lavoro domestico finirebbe per determinare un aumento incontrollato del lavoro nero, con conseguenze gravissime sia sotto il profilo della sicurezza e della tutela dei diritti».

Le associazioni firmatarie del CCNL come Nuova Collaborazione chiedono una politica di sgravi e sostegni a favore delle famiglie che assumono collaboratori domestici.

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