La banca centrale russa ha alzato i tassi di interesse a un livello massimo che non si vedeva da aprile 2022. Quali guai economici deve affrontare Mosca mentre la guerra rimane la grande incognita?
La banca centrale russa ha deciso di aumentare il tasso di interesse di riferimento di 200 punti base, al 18%, mentre è alle prese con un’inflazione elevata e un’economia surriscaldata.
Il costo dei prestiti ha quindi toccato il livello più alto degli ultimi due anni.
Secondo un sondaggio Reuters condotto tra gli economisti, il mercato si aspettava il rialzo, anche se alcune voci dissenzienti nell’élite russa avrebbero preferito un approccio più accomodante.
Il tasso chiave è ora al massimo da aprile 2022. La Banca di Russia ha aumentato i tassi al 20% in una mossa di emergenza subito dopo che il Cremlino ha inviato truppe russe in Ucraina nel febbraio 2022.
L’inflazione intanto sta accelerando e resta un problema per l’economia. I prezzi al consumo, principale area di preoccupazione della banca, si sono attestati al 7,4% nel 2023, rispetto all’11,9% nel 2022. Attualmente sono al 9,18% e gli economisti prevedono che rimarranno ben al di sopra dell’obiettivo del 4% della banca centrale quest’anno.
Tassi di interesse al 18% e inflazione in rialzo: i guai della Russia
L’elevata inflazione sta colpendo la Russia e la banca centrale è stata costretta ad aumentare i tassi nella riunione del 26 luglio.
Le sue previsioni di inflazione per il 2024 sono state anche riviste al 6,5-7,0% con la segnalazione che i tassi potrebbero ancora aumentare. Un calo dei prezzi su base annuale al 4,0-4,5% si dovrebbe palesare nel 2025, in linea con il suo obiettivo del 4%.
“L’inflazione ha accelerato e si sta sviluppando in modo significativo al di sopra delle previsioni di aprile della Banca di Russia. La crescita della domanda interna sta ancora superando le capacità di espandere l’offerta di beni e servizi”, ha affermato la banca in una dichiarazione.
Un rublo più forte, solitamente un fattore che attenua l’inflazione rendendo più economici i beni importati, è stato minato dalle nuove sanzioni statunitensi che hanno fatto aumentare i costi di pagamento per gli importatori russi.
“Le difficoltà nei pagamenti transfrontalieri creano rischi pro-inflazionistici che superano l’impatto disinflazionistico del rafforzamento del rublo”, ha affermato la banca centrale, indicando i problemi con le importazioni come una delle ragioni principali dell’aumento della crescita dei prezzi in diverse regioni.
La banca centrale ha rilevato anche una “deviazione verso l’alto dell’economia russa da un percorso di crescita equilibrato” e ha indicato la carenza di manodopera e la continua espansione dei prestiti al dettaglio e alle imprese come fattori chiave alla base dell’elevata inflazione.
Le previsioni di crescita del Pil nel 2024 sono state riviste al 3,5%-4,0% da una precedente previsione del 2,5%-3,5%. Nel suo annuncio non ha menzionato il termine “surriscaldamento”, utilizzato da molti economisti per descrivere lo stato attuale dell’economia.
“Questo aumento non aiuterà molto nella lotta contro l’inflazione, ma la banca centrale non può fare nulla”, ha affermato Natalya Zubarevich, specialista delle regioni russe presso la Moscow State University. “Finché i fondi di bilancio saranno rapidamente iniettati nell’economia, principalmente nel settore della difesa, sarà estremamente difficile combattere l’inflazione, anche aumentando il tasso.”
L’incertezza sull’esito della guerra si affianca ai diversi nodi da sciogliere per l’economia della Russia.
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