Rogito acquisto o vendita casa, ecco come risparmiare nascondendo la provvigione dell’agenzia immobiliare

Simone Micocci

2 Luglio 2025 - 18:40

Ci sono importanti novità per chi compra casa: via l’obbligo di indicare nel rogito l’importo pagato all’agenzia immobiliare. Così si può risparmiare.

Rogito acquisto o vendita casa, ecco come risparmiare nascondendo la provvigione dell’agenzia immobiliare

Stai per comprare, o vendere, casa? Devi sapere che quest’anno potresti spendere meno, oltre a proteggere meglio la tua privacy, grazie a una novità che riguarda il momento più delicato di tutta la compravendita: il rogito notarile.

Pochi sanno, infatti, che dallo scorso gennaio è cambiata la legge che regola la dichiarazione delle provvigioni pagate agli agenti immobiliari. Nel dettaglio, non è più obbligatorio indicare nel rogito l’esatto importo versato al mediatore: è sufficiente indicare il numero della fattura e confermare che quanto pagato corrisponde a quanto fatturato.

Un dettaglio che sembra piccolo, ma che porta con sé due grandi vantaggi: da un lato tutela la privacy di chi compra e vende casa, evitando di far conoscere all’altra parte quanto ha pagato di commissione; dall’altro potrebbe aprire nuove possibilità di trattativa sui costi di intermediazione, con la prospettiva di pagare provvigioni più basse.

Il cambiamento è stato introdotto dal Collegato Lavoro approvato a fine 2024, che non si occupa solo di contratti e licenziamenti, ma ha avuto effetti anche sulle compravendite immobiliari, modificando una norma in vigore dal 2006.

Vediamo allora cosa cambia davvero nel rogito e perché questa novità potrebbe farti risparmiare.

Compravendita immobile, come funzionava prima del Collegato lavoro

Per capire cosa è cambiato per il rogito e come queste novità si riflettono sulle compravendite immobiliari, è utile partire da come funzionava finora.

Fino al gennaio 2025, al momento del rogito notarile, le parti erano obbligate a dichiarare se si fossero avvalse dei servizi di un mediatore o di un intermediario - come ad esempio un agente immobiliare - indicando i dati utili alla sua identificazione, come codice fiscale o Partita Iva e il numero di iscrizione al ruolo degli agenti di affari in mediazione presso la Camera di commercio.

Ma non bastava. Venditore e compratore dovevano anche specificare l’importo esatto pagato per questi servizi, ossia la cosiddetta provvigione, e spiegare in modo analitico come era stato effettuato il pagamento (ad esempio tramite bonifico, assegno o altro).

Questa regola era stata introdotta con la legge n. 223 del 2006, voluta dall’allora ministro Pier Luigi Bersani, per contrastare il rischio di evasione fiscale sulle somme pagate ai mediatori. Tra l’altro, ricordiamo che su queste spese spetta anche una detrazione fiscale fino a 190 euro.

Tuttavia, questa trasparenza assoluta aveva anche un effetto collaterale: nel rogito, compratore e venditore venivano a conoscenza di quanto l’altro avesse pagato di provvigione, scoprendo se magari una delle due parti aveva ottenuto dall’agente immobiliare un trattamento economico più favorevole. Una situazione spesso fonte di imbarazzo o conflitti e che, con l’arrivo del Collegato lavoro, non si verificherà più, visto che l’indicazione dell’importo pagato al mediatore non sarà più obbligatoria nell’atto notarile.

Come funziona il rogito dopo il Dl Collegato lavoro

Con l’entrata in vigore del Dl Collegato lavoro, il rogito è stato semplificato, riducendo le informazioni obbligatorie da inserire nell’atto.

Resta comunque necessario comunicare se ci si è avvalsi di un intermediario, fornendo i dati utili alla sua identificazione, ma non è più obbligatorio indicare l’importo pagato come provvigione.

Le parti potranno decidere liberamente se dichiarare o meno questa cifra: se preferiscono mantenere la riservatezza, sarà sufficiente indicare il numero della fattura rilasciata dall’intermediario e attestare che quanto effettivamente pagato corrisponde all’importo riportato in quel documento.

Si tratta di una modifica pensata per tutelare la privacy delle parti, garantendo maggiore riservatezza e libertà nella trattativa tra cittadino e professionista. Infatti, in questo modo nulla vieta a un mediatore di stabilire provvigioni diverse per venditore e acquirente, ma finora molti professionisti si sono sentiti vincolati a evitare differenziazioni per non rischiare malumori o perdita di fiducia da parte del cliente.

Ora invece potrebbero aprirsi spazi di trattativa più flessibili, con la possibilità per alcuni clienti di spuntare provvigioni più basse.

E nonostante questa maggiore riservatezza, il rischio di evasione fiscale resta comunque contenuto: gli importi pagati vengono infatti documentati nella fattura elettronica, e il mediatore ha comunque l’obbligo di dichiarare al Fisco quanto incassato dalla vendita dell’immobile.

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