Il Reddito di cittadinanza cambia ancora: soldi legati alla formazione, il sussidio diventa un rimborso spese

Simone Micocci

23/03/2023

23/03/2023 - 12:52

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Reddito di cittadinanza: la nuova Misura d’inclusione attiva potrebbe essere legata all’avvio di un corso di formazione, che diventerebbe così un requisito essenziale ai fini del sostegno.

Il Reddito di cittadinanza cambia ancora: soldi legati alla formazione, il sussidio diventa un rimborso spese

In questi giorni il governo Meloni sta lavorando alla nuova misura che prenderà il posto del Reddito di cittadinanza. Le uniche informazioni che abbiamo in questo momento riguardano la bozza pubblicata poche settimane fa che tuttavia, secondo fonti governative, sarebbe già superata.

Nel testo della bozza la platea degli attuali beneficiari del Reddito di cittadinanza viene suddivisa in due categorie: da una parte le famiglie che al loro interno hanno minori, disabili oppure over 60, dall’altra tutte le altre. Così com’è stata ritagliata, la nuova Misura d’inclusione attiva (Mia) verrebbe riconosciuta anche agli occupabili ma in misura ridotta: per le famiglie prive dei suddetti componenti, infatti, l’importo verrebbe tagliato del 25%, partendo da una quota base di 375 euro al mese.

Tuttavia, stando alle parole del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, la parte riferita agli occupabili potrebbe essere condizionata alla partecipazione a un corso di formazione, un po’ come avviene oggi per il Reddito di cittadinanza con il nuovo obbligo introdotto dalla legge di Bilancio 2023.

Di fatto, stando alle sue parole, più che di un sussidio dovrebbe trattarsi di un rimborso per il tempo trascorso per la formazione, necessaria per poter acquisire le competenze necessarie per trovare un nuovo lavoro e uscire dallo stato di povertà.

Nuovo Reddito di cittadinanza, soldi solo agli occupabili che si formano?

Oggi il Reddito di cittadinanza riconosce un sostegno a tutte le famiglie, obbligando però gli occupabili a rispettare una serie di condizioni. Tra queste figura l’obbligo di prendere parte a un corso di formazione o riqualificazione professionale della durata almeno semestrale: per chi, su segnalazione del centro per l’impiego, si rifiuta, scatta l’immediata decadenza del trattamento.

A oggi, però, non ci sono sufficienti corsi per coprire tutta la platea degli occupabili del Reddito di cittadinanza, tant’è che la maggior parte continuano a percepire l’assegno anche senza prendere parte a un’iniziativa formativa.

Con il passaggio alla nuova Misura d’inclusione attiva, semmai dovesse chiamarsi così, potrebbero esserci un’inversione di rotta. Nel dettaglio, prima dovrà esserci l’avvio del corso di formazione e poi verrà riconosciuto il sostegno, o meglio il rimborso.

Un tale piano sembra essere confermato dalle parole del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, il quale in un’intervista a noi rilasciata ha dichiarato che a seguito della riforma agli occupabili non verrà riconosciuto alcun sussidio, in quanto spetterà loro una sola indennità come “rimborso per la formazione che sosterranno”.

La differenza rispetto a oggi è chiara: mentre con il Reddito di cittadinanza il corso di formazione è obbligatorio solo se segnalato dal centro per l’impiego, con la nuova Misura d’inclusione attiva potrebbe diventare un vero e proprio requisito per avere accesso al rimborso spese. Ciò ovviamente varrebbe solamente per le famiglie senza componenti minorenni, over 60 o disabili: per quest’ultime, invece, il sussidio continuerà a essere riconosciuto con modalità simili rispetto all’attuale Reddito di cittadinanza, con alcune differenze di calcolo ad esempio per quanto riguarda i figli.

Nuovo Reddito di cittadinanza, “bisogna invertire la narrazione

Il piano del governo ormai non sembra avere segreti: l’obiettivo è chiaro, “bisogna invertire la narrazione per cui dalla povertà si esce tramite un sussidio”. Quel che resta ancora da decidere è come fare, con il governo che si sta prendendo tutto il tempo necessario per valutazioni e modifiche della bozza circolata poche settimane fa.

Una cosa è certa: secondo Durigon “chi può deve lavorare”, ed è per questo che si sta valutando l’ipotesi in oggetto, ossia se legare il sostegno degli occupabili a un percorso di formazione che possa agevolarli verso l’ingresso nel mercato occupazionale.

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