Razionamenti per la siccità, quando possono scattare davvero e dove: il piano del governo Meloni

Giacomo Andreoli

24/02/2023

Il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci ha annunciato che presto scatteranno i razionamenti dell’acqua (e forse dell’energia elettrica) per affrontare l’emergenza siccità.

Razionamenti per la siccità, quando possono scattare davvero e dove: il piano del governo Meloni

I razionamenti dell’acqua e forse anche dell’energia elettrica potrebbero scattare ben prima della prossima estate, per affrontare un’emergenza siccità che in modo inedito sta colpendo l’Italia in pieno inverno. Ieri il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, lo ha detto chiaro e tondo: serve ridurre l’acqua consumata con razionamenti intelligenti e mirati e creare subito una task force d’emergenza.

L’acqua da razionare sarebbe quella per usi non domestici, soprattutto nelle zone critiche, quindi nel Nord-Ovest del Paese, con i bacini di laghi e fiumi quasi a secco oramai da alcune settimane. Nemmeno le piogge previste in questi giorni, con il maltempo che tornerà in tutta Italia, sembrano cambiare il quadro: secondo gli esperti, infatti, ci vorrebbero mesi di rovesci quasi ininterrotti per far tornare i bacini alla loro capienza massima.

Allarme siccità, quando possono scattare i razionamenti e dove

Insomma, a breve, dopo il passaggio in Consiglio dei ministri, i dicasteri interessati (Agricoltura, Ambiente e Protezione civile, ma forse anche Interno) dovrebbero mettersi attorno a un tavolo per programmare una serie di interventi di breve periodo.

Questo primo tavolo di lavoro interministeriale sulle crisi idriche si dovrebbe riunire la prossima settimana a Palazzo Chigi: ci sarà quindi un giro di confronto con tutti i grandi consorzi che gestiscono le dighe e con i gestori del sistema idrico integrato nazionale. Potrebbe quindi essere proclamato lo stato di emergenza nazionale o locale nelle aree di crisi. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha poi detto che si sta valutando la nomina di un commissario che abbia tutti i poteri sulla gestione dell’acqua.

Con lo stato d’emergenza il precedente governo, guidato da Mario Draghi, questa estate aveva dato mezzi e poteri extra alle regioni coinvolte per affrontare la crisi, costruendo anche una cornice legislativa per ristori immediati alle aziende agricole più colpite. Gli enti locali, poi, possono varare gli eventuali razionamenti dell’acqua, con apposite ordinanze, come successo sempre quest’estate in diversi piccoli paesi e centri abitati del Nord Italia.

Secondo Musumeci, comunque, “l’eventuale razionamento rimane una scelta dei sindaci e dei presidenti di Regione: naturalmente è un rimedio estremo, di cui si potrà fare a meno se e quando pioverà”. Tra le aree dove possono scattare subito i razionamenti ci sono: il Piemonte, dove sono già entrate in azione le autobotti; molti paesi lungo la linea del Po e nella Pianura Padana, con portate al di sotto del minimo storico e ovviamente inferiori al 2022; vicino al Lago di Garda (ai minimi di livello di riempimento da 35 anni a questa parte).

L’assenza di piogge fa però salire la paura per una possibile siccità anche nelle zone tirreniche dell’Italia centrale. La decrescita di livello del fiume Tevere è evidente e sempre più forte: dall’Umbria fino alla foce. Anche il fiume Aniene e il lago di Bracciano sono in forte difficoltà.

Stop all’acqua in casa e all’energia elettrica?

Se la situazione poi dovesse peggiorare si potrebbe valutare anche il razionamento dell’acqua per uso domestico, magari solo in alcune fasce orarie limitate. Secondo l’Anbi, Associazione nazionale dei consorzi di bacino, per almeno tre milioni e mezzo di italiani l’acqua del rubinetto non potrà essere data per scontata. Per il Consiglio nazionale delle ricerche, d’altronde tra il 6% e il 15% degli italiani vive oggi in territori che sono esposti a una siccità severa o estrema.

A rischio, poi, c’è anche la fornitura ininterrotta di energia elettrica. La produzione di alcune centrali idroelettriche è scarsa e nelle prossime settimane, dice l’assessore all’Ambiente della Provincia autonoma di Trento, Mario Tonina, ci potrebbero essere degli stop, seppur limitati.

Certamente ci sono dei rischi sulla produzione idroelettrica - ha spiegato il ministro dell’Ambiente - perché se le dighe non sono in grado di far scendere l’acqua, la ruota non gira. Già l’anno scorso abbiamo avuto qualche riduzione e speriamo che si riescano a riempire le dighe nei prossimi due, tre mesi, visto che qualche pioggia dovrebbe esserci, altrimenti ci sarebbero delle conseguenze”.

Il ministro ha poi aggiunto che come Italia importiamo energia dalla Francia da fonte nucleare e Parigi ha anche un piano di spegnimento di alcune centrali per carenza d’acqua.

Il piano del governo Meloni contro la siccità

Nonostante queste misure il ministro spiega che il governo è consapevole che il problema non si risolverà del tutto in qualche mese. Per questo Musumeci auspica che nelle regioni si inizi a pubblicare una serie di bandi per realizzare dei ’laghetti aziendali’ per accumulare l’acqua piovana. Quindi procedere celermente con manutenzione nelle dighe e nelle reti idriche urbane e magari usare acqua depurata per irrigare i campi.

Questo piano complessivo di interventi di medio-lungo periodo, dice il ministro, potrebbe far vedere i suoi effetti tra due anni, portando a soluzioni più strutturali.

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