Quasi tutte le Regioni d’Italia hanno Pfas nell’acqua potabile

Luna Luciano

3 Luglio 2025 - 19:43

Un’indagine di Greenpeace rivela che oltre il 75% dei campioni d’acqua potabile in Italia è contaminato da PFAS: ecco cosa sono e quali città hanno l’acqua più contaminata.

Quasi tutte le Regioni d’Italia hanno Pfas nell’acqua potabile

Oltre il 75% dei campioni d’acqua analizzati da Greenpeace contiene i PFAS. È questo ciò che ha rivelato l’indagine indipendente Acque senza veleni, nata per dare una risposta ai cittadini sui reali valori dell’acqua che esce dai nostri rubinetti.

Condotta tra settembre e ottobre 2024, la spedizione ha toccato tutte le Regioni italiane con l’obiettivo di colmare il vuoto di dati pubblici sulla contaminazione dell’acqua da parte delle sostanze poli-fluoroalchiliche e per-fluoroalchiliche, note come PFAS. Queste sostanze, impiegate in numerosi prodotti industriali e di largo consumo, sono definite “inquinanti eterni” per la loro resistenza alla degradazione e la tendenza ad accumularsi nell’ambiente e nel corpo umano.

Dei 260 campioni prelevati in 235 Comuni, ben il 79% ha mostrato la presenza di almeno uno dei 58 PFAS analizzati, con situazioni particolarmente critiche in diverse Regioni e città italiane. La ricerca ha anche incluso sostanze spesso trascurate nei controlli ufficiali, come il TFA, un composto ultracorto difficile da rimuovere con i trattamenti di potabilizzazione standard.

L’indagine ha già avuto un impatto: enti locali hanno annunciato controlli più rigorosi e trasparenti. Ma resta forte la richiesta a governo e Parlamento di adottare limiti più severi e un piano industriale per l’eliminazione progressiva di queste sostanze. Ma quali sono le Regioni più colpite? Ecco tutto quello che c’è da sapere sui risultati delle ricerche di Greenpeace.

PFAS nell’acqua: ecco cosa sono e cosa dice la normativa

I PFAS (sostanze per- e poli-fluoroalchiliche) sono composti chimici artificiali utilizzati per rendere resistenti numerosi materiali all’acqua, al grasso e alle alte temperature. Si trovano in tessuti, pentole antiaderenti, imballaggi alimentari e schiume antincendio. La loro pericolosità sta nel fatto che sono praticamente indistruttibili e possono accumularsi nell’organismo, con effetti sulla salute tra cui disturbi ormonali, malattie epatiche e alcune forme di cancro.

In Italia, ad oggi, non esistono limiti nazionali vincolanti per i PFAS nell’acqua potabile. La nuova direttiva europea 2020/2184 entrerà in vigore nel nostro Paese solo nel gennaio 2026, fissando un limite massimo di 100 nanogrammi per litro per la somma di 24 PFAS. Tuttavia, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA), questo limite è insufficiente a tutelare la salute pubblica, e diversi Paesi europei (come Danimarca, Svezia, Germania) hanno già adottato soglie più restrittive.

L’indagine di Greenpeace si è distinta per la sua ampiezza e indipendenza. Sono state monitorate 58 molecole, oltre il doppio rispetto a quelle previste dalla futura normativa UE. I risultati sono allarmanti con 206 campioni su 260 presentano almeno un PFAS:

  • Il PFOA (vietato a livello globale) è stato trovato nel 47% dei casi;
  • il TFA nel 405;
  • il PFOS (possibile cancerogeno) nel 22%.

Inoltre, il 41% dei campioni supera i limiti vigenti in Danimarca, e il 22% quelli fissati dagli Stati Uniti. Questi dati mostrano come l’acqua potabile italiana possa contenere concentrazioni di PFAS che altrove verrebbero considerate pericolose per la salute. Greenpeace ha quindi chiesto un’azione politica urgente: limiti più stringenti, trasparenza nei controlli e divieto di produzione e uso di PFAS nel nostro Paese.

PFAS nell’acqua: ecco quali Regioni e città hanno i valori più alti

Il report di Greenpeace ha evidenziato una diffusione capillare della contaminazione da PFAS in tutta Italia, con situazioni particolarmente gravi in alcune Regioni e città. Tra le Regioni, quelle con la più alta percentuale di contaminanti sono:

  • Liguria: 8 campioni contaminati su 8 analizzati;
  • Trentino-Alto Adige: 4 su 4
  • Valle d’Aosta: 2 su 2;
  • Veneto: 19 su 20;
  • Emilia-Romagna: 18 su 19;
  • Calabria: 12 su 13;
  • Piemonte: 26 su 29;
  • Sardegna: 11 su 13;
  • Marche: 10 su 12;
  • Toscana: 25 su 31.

Mentre le città con le concentrazioni più elevate secondo il parametro “Somma di PFAS” che adotta il limite europeo imposto dalla futura normativa 2026 (100 ng/L) sono Arezzo e Milano.

È poi interessante vedere quali Comuni hanno le concentrazioni più elevate di singoli PFAS cancerogeni.

Secondo le stime i Comuni con:

  • più PFOA sono Bussoleno (TO) con 28,1 ng/L, seguono poi Rapallo (GE), Tortona (AL), Torino (più punti), Imperia, Fossano (CN), Genova.
  • più PFOS sono stati rilevati a Milano (Via delle Forze Armate) con 5,3 ng/L, seguono poi Bussoleno (TO), Ancona, Rimini, Montesilvano (PE), Rovigo, Carrara.
  • più TFA sono Castellazzo Bormida (AL) con ben 539,4 ng/L, poi Ferrara con 375,5 ng/L e Novara 372,6 ng/L.

I dati mostrano chiaramente come la contaminazione da PFAS sia un problema nazionale, che riguarda grandi città, piccoli comuni e intere Regioni. Per tale ragione è importante che il Governo attui un intervento deciso per garantire a tutti i cittadini italiani il diritto a un’acqua potabile pulita e sicura.

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