La zona euro corre più del previsto ma in Germania cala la fiducia per il futuro

Mauro Speranza

7 Settembre 2021 - 15:17

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Dati positivi sull’economia dell’eurozona con il Pil cresciuto più del previsto ma l’indice Zew ha evidenziato un calo dell’ottimismo dei tedeschi per il futuro

La zona euro corre più del previsto ma in Germania cala la fiducia per il futuro

L’economia nell’eurozona sta correndo più di quanto previsto in questa ’rimonta’ post-pandemia grazie ad un aumento della spesa e degli investimenti. Allo stesso tempo, però, la fiducia nell’economia tedesca valutata tramite l’indice Zew ha frenato bruscamente anche a causa delle preoccupazioni per la crisi dei microchip che sta colpendo diversi settori.

La crescita del Pil in Europa

I dati comunicati oggi dall’Eurostat hanno evidenziato una crescita del Pil dell’area valutaria pari al 2,2% nel secondo trimestre dell’anno, mentre lo stesso periodo dell’anno precedente aveva segnato un calo dello 0,3%. Il dato risulta superiore dello 0,2% alle attese degli analisti, i quali si attendevano una crescita del 2%.

Su base annuale, il tasso di crescita dei paesi dell’eurozona è aumentato del 14,3% nel secondo trimestre 2021 rispetto al primo trimestre, mentre le attese si fermavano ad un aumento del 13,6%.

Nel dettaglio, l’Eurostat ha evidenziato una spesa per i consumi finali delle famiglie in crescita del 3,7% nell’area euro, mentre il dato precedente segnava una flessione del 2,1%. Pertanto, le famiglie contribuiscono con l’1,9% alla crescita del Pil, mentre la spesa pubblica per consumi finali è aumentata dell’1,2% dal precedente 0,5%.

Inoltre, gli investimenti fissi lordi sono aumentati dell’1,1% dal precedente -0,2%, aggiungendosi alla crescita dell’export e dell’import, rispettivamente del 2,2% e del 2,3%.
Dall’ufficio statistico hanno specificato che il contributo del saldo con l’estero è stato “prossimo alla neutralità”, mentre quello delle variazioni delle scorte è risultato negativo.

Cresce l’occupazione

Con il recupero dell’economia cresce anche il numero degli occupati nell’eurozona. Nel periodo tra aprile e giugno, infatti, l’occupazione è cresciuta dello 0,7%, mentre il trimestre precedente aveva visto un calo dello 0,2%.

Positivo anche il dato del tasso annuale, in rialzo dell’1,8% dopo la frenata (-1,8%) del periodo compreso tra gennaio e marzo 2021.
Alla luce di questa crescita, nel secondo trimestre risultano occupate 207,5 milioni di persone nell’Unione europea a 27, delle quali 159 milioni nell’eurozona, anche se l’occupazione resta ancora inferiore di 2,1 milioni rispetto gli ultimi tre mesi del 2019, ovvero prima della pandemia.

Peggiora l’indice Zew

Dalla Germania, però, arrivano notizie poco positivo dal fronte della fiducia nell’economia del paese, considerata spesso come il ’motore’ del resto del continente.

L’Indice Zew relativo a settembre ha segnalato un peggioramento del sentiment sull’economia per i prossimi mesi, scendendo a 26,5 punti rispetto ai 40,4 del mese di agosto.
Si tratta di un dato inferiore alle attese degli analisti, i quali stimavano che la discesa si fermasse ai 30 punti.

Dallo stesso Istituto di ricerca Zew Institute, invece, sono arrivate anche notizie positive. Secondo l’istituto, i giudizi sulle condizioni attuali sono saliti a 31,9 punti rispetto ai 29,3 precedenti, proseguendo la crescita ininterrotta dal febbraio 2021, anche se questo dato risulta inferiore ai 34 punti del consensus.

Il presidente di Zew, Achim Wambach, ha sottolineato il permanere delle preoccupazioni rispetto alla crisi dovuta alla mancanza di microchip, in particolare relativamente al settore automobilistico:
Sebbene gli esperti dei mercati finanziari prevedano ulteriori miglioramenti della situazione economica nei prossimi sei mesi, l’entità e la dinamica dei miglioramenti si sono notevolmente ridotte. La carenza globale di chip nel settore automobilistico e la carenza di materiali da costruzione nel settore edile hanno causato una significativa riduzione delle aspettative di profitto per questi settori. Ciò potrebbe aver avuto un effetto negativo sulle aspettative economiche generali”.

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