Pensioni, la sentenza che cambia tutto: “L’Inps restituisca gli importi”

Simone Micocci

27/04/2024

27/04/2024 - 14:44

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Lavorare anche dopo Quota 100 (o Quota 102 o 103), in alcuni casi è possibile. Il Tribunale di Vicenza rivede l’interpretazione della norma data dall’Inps e restituisce la pensione.

Pensioni, la sentenza che cambia tutto: “L’Inps restituisca gli importi”

C’è una sentenza che, con il buon senso, sembra possa stravolgere l’intero sistema pensionistico per quanto riguarda il divieto di cumulare redditi da lavoro con la pensione per coloro che hanno approfittato di una misura di flessibilità come Quota 100, Quota 102 e Quota 103.

La regola, infatti, stabilisce che coloro che hanno smesso di lavorare in anticipo approfittando di una di queste misure di flessibilità non possono riprendere a lavorare prima del compimento dei 67 anni (al raggiungimento quindi dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia), salvo il caso delle prestazioni di lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro lordi annui.

Non rispettare questa regola comporta una sanzione molto severa: la restituzione di quanto percepito di pensione.

Il problema è che in questi anni l’Inps non ha fatto alcuna distinzione tra chi effettivamente ha trasgredito con dolo e chi invece lo ha fatto in buona fede con un guadagno irrisorio dall’attività svolta. D’altronde, non sono mancate delle storie di pensionati costretti a restituire all’Inps decine di migliaia di euro a causa di piccole retribuzioni percepite, anche sotto i 100 euro.

Pensionati che per uno o due giorni di lavoro, con relativa messa in regola, hanno dovuto rinunciare alla pensione maturata col sacrificio, restando improvvisamente senza alcuna entrata e con un debito elevato da restituire.

È quanto successo ad esempio a un pensionato vicentino, al quale la comparsa in una serie Tv è costata ben 24 mila euro.

La vicenda

Il fatto racconta di un pensionato 63enne che dopo essere andato in pensione con Quota 100 nel 2020 accetta di prendere parte con un gruppo di amici a una comparsa di una giornata per la serie Tv “La luce dei miei occhi”, pagata appena 78 euro. Trattandosi di un compenso dichiarato e configurandosi come un lavoro di tipo subordinato, l’Inps una volta venuta a conoscenza dell’attività svolta ha applicato la sanzione prevista dal decreto n. 4 del 2019 (convertito in legge n. 26 dello stesso anno) chiedendo la restituzione di quanto fino ad allora accreditato, pari a 24 mila euro.

Un errore commesso in buona fede che ha visto dall’altra parte l’intransigenza dell’Istituto, come tra l’altro successo a tanti altri pensionati che erroneamente credevano di non rischiare nulla svolgendo sporadicamente una qualche attività lavorativa in regola. D’altronde che differenza c’è tra una collaborazione occasionale, ad esempio, di 3.000 euro, e un lavoro di una giornata pagato meno di 100 euro? Ai sensi della normativa tanta, paradossalmente sfavorendo quest’ultimo.

Ma il Tribunale di Vicenza, in una sentenza destinata a ribaltare tutto, non la pensa allo stesso modo.

La sentenza del Tribunale

Non volendo accettare quanto accaduto, il pensionate si è rivolto agli avvocati Paola Piccoli e Alberto Righi dello studio legale associato Vis così da opporsi alla richiesta di restituzione presentata dall’Inps.

Gli avvocati, convinti che una tale esperienza non possa essere considerata come un’attività di lavoro subordinata in senso stretto, e per questo motivo non idonea a violare il divieto di cumulo di pensione e reddito da lavoro dipendente previsto dalla normativa, lo hanno assistito nel contenzioso arrivando a un’importante vittoria.

Il giudice del Lavoro del Tribunale di Vicenza, Paolo Sartorello, ha infatti ritenuto fondato il ricorso, sostenendo che “un’interpretazione conforme alla ratio della norma impone dunque di considerare compatibili con l’erogazione della pensione ‘Quota 100’ redditi di irrisorio importo derivanti da prestazioni del tutto isolate, aventi carattere di specialità tali da differenziarle sostanzialmente dal tipico rapporto di lavoro subordinato”.

Per quanto una tale esperienza si configuri nella forma come un rapporto di lavoro subordinato, l’importo percepito è talmente irrisorio che va considerato compatibile con la pensione maturata grazie alle regole di Quota 100 (e di conseguenza vale anche per Quota 102 e 103). Come facilmente intuibile, si tratta di esperienze aventi carattere di specialità, che nella sostanza vanno distinte dal tipico rapporto di lavoro subordinato.

Una sentenza destinata a fare giurisprudenza, intervenendo in tutti quei casi in cui l’Inps, dando un’interpretazione molto severa della norma, agisce nei confronti di quei pensionati che di certo non hanno tratto vantaggio da uno o due giorni di lavoro.

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