Pensioni con legge Fornero, ecco cosa succederà l’anno prossimo

Simone Micocci

29 Marzo 2024 - 10:01

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Pensioni, cosa aspettarsi nel 2025 per la legge Fornero? Al momento non ci sono buoni segnali.

Pensioni con legge Fornero, ecco cosa succederà l’anno prossimo

Lo scorso anno di questo periodo il governo incontrava i sindacati per discutere di come riformare il sistema previdenziale italiano. Tuttavia, il dibattito sulla riforma delle pensioni non è mai iniziato davvero, tanto che i sindacati hanno più volte lamentato la poca concretezza degli incontri durante i quali non si è mai entrati nel dettaglio delle misure da approvare.

A dimostrazione di ciò c’è la legge di Bilancio 2024 dove non solo la legge Fornero è stata confermata ma è stata persino peggiorata.

Ne è la dimostrazione quanto successo alla pensione anticipata contributiva, quella che per intenderci si raggiunge a 64 anni di età e 20 anni di contributi. C’è stato l’inasprimento del requisito economico (passato da 2,8 a 3 volte il valore dell’Assegno sociale), oltre al fatto che d’ora in avanti anche il requisito contributivo oltre a quello anagrafico verrà adeguato in base alle speranze di vita.

E anche per le misure di flessibilità che da programma avrebbero dovuto permettere di andare in pensione prima rispetto a quanto stabilito dalla Fornero non c’è stata la svolta sperata, anzi: per Quota 103 è stato introdotto un ricalcolo contributivo, mentre per l’Ape Sociale il requisito anagrafico è stato innalzato di 5 mesi. E per Opzione Donna è aumentato persino di 12 mesi.

Un risultato lontano da quello a cui speravano i lavoratori raggiunto nonostante la promessa (non mantenuta) di una riforma. Figuriamoci quindi cosa potrebbe succedere il prossimo anno, visto che al momento le premesse sono tutt’altro che positive (tant’è che il governo ha smesso di parlare di riforma delle pensioni).

Cosa ha detto il governo sulla riforma delle pensioni

Nei mesi scorsi è stata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a esprimersi sulla riforma delle pensioni. “Sappiamo che c’è bisogno di un intervento strutturale” ha dichiarato la premier, annunciando che la riforma resta uno degli obiettivi da raggiungere entro la fine della legislatura.

Dichiarazioni a cui ha fatto eco la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, la quale tuttavia ha precisato che per quanto un dossier pensioni sia in esame presso gli uffici tecnici di via Vittorio Veneto è ancora prematuro parlarne.

Dopodiché silenzio, con i sindacati che dichiarano di non aver più ricevuto informazioni sulla possibilità di riaprire un confronto sulla riforma che verrà, il che probabilmente sta a significare che neppure per il 2025 il governo ha in programma quella svolta che dovrebbe portare al superamento della legge Fornero.

Al massimo si potrà arrivare a Quota 41 per tutti, consentendo a ogni lavoratore di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Ma si tratterebbe di un piccolo passo in avanti rispetto a Quota 103, con la quale oggi questa possibilità è riservata a coloro che hanno almeno 62 anni di età.

Anche perché nel frattempo verrebbe mantenuta la penalizzazione in uscita del ricalcolo interamente contributivo della pensione.

Troppo poco quindi per poter parlare di “superamento” della legge Fornero.

Pensioni con legge Fornero nel 2025, cosa succederà

Salvo sorprese - al momento impensabili visto che le risorse per la prossima legge di Bilancio rischiano di essere inferiori a quelle messe a disposizione dall’ultima manovra a causa delle nuove regole del Patto di stabilità europeo - la legge Fornero sulle pensioni resterà così com’è.

Potrebbero esserci dei ritocchi, ma niente di stravolgente.

La buona notizia è che per almeno altri 2 anni non ci sarà alcun innalzamento dei requisiti per andare in pensione visto che l’Istat non ha accertato una variazione significativa delle speranze di vita tale da giustificare un aumento dell’età pensionabile.

Quel che è certo è che si potrà andare in pensione a 67 anni di età e 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia), o in alternativa con 42 anni e 10 mesi di contributi - un anno in meno per le donne - e indipendentemente dall’età anagrafica (pensione anticipata).

E per i contributivi puri, ossia chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 e non ha contributi versati nel periodo precedente, continuano a valere le opzioni di vecchiaia e anticipata a loro riservati, per i quali il diritto alla pensione si raggiunge rispettivamente con 71 anni di età e 5 anni di contributi o con 64 anni di età e 20 di contributi, oltre a un assegno almeno pari a 3 volte l’Assegno sociale (soglia più bassa per le lavoratrici con figli).

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