Nuovi visti e percorsi di residenza aprono le porte della Nuova Zelanda a lavoratori qualificati e tecnici. Opportunità crescenti in un Paese in cerca di rilancio economico.
Per far rifiorire l’economia di un Paese serve la migrazione, per buona pace dei conservatori. E la Nuova Zelanda lo sa bene, per questo ha deciso di allentare le restrizioni sulla residenza, mentre un numero record di cittadini lascia il Paese.
Negli ultimi mesi il governo ha annunciato una serie di misure che puntano ad attrarre nuovi residenti dall’estero, con percorsi più semplici per ottenere la residenza e la possibilità di stabilirsi in un territorio che da sempre attira per qualità della vita e paesaggi naturali.
Il ministro per la crescita economica, Nicola Willis, ha infatti presentato due nuove vie di accesso alla residenza, pensate specificamente per chi porta con sé competenze, esperienze e qualifiche in grado di rafforzare un mercato del lavoro oggi in difficoltà. La decisione arriva in un momento delicato.
La strategia è chiara: aprire le porte a chi può contribuire subito e in maniera tangibile, dando alle imprese la possibilità di trattenere i talenti già presenti e attirarne di nuovi. Ma come fare richiesta per la residenza e cosa ne pensa l’opinione pubblica? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
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Dal 2026 entreranno in vigore due nuovi percorsi di residenza che segnano una svolta importante nella politica migratoria neozelandese.
- Il primo è dedicato a lavoratori altamente qualificati, che ricoprono ruoli strategici e soddisfano precisi requisiti di esperienza e retribuzione. Si tratta di un canale pensato per attirare professionisti in settori dove la domanda è alta e l’offerta interna non riesce a coprire i fabbisogni.
- Il secondo percorso, invece, guarda al mondo artigianale e tecnico. Qui l’obiettivo è valorizzare quelle competenze pratiche che non derivano necessariamente da un titolo universitario, ma che risultano fondamentali per il buon funzionamento di settori chiave dell’economia. In questo caso, l’accesso alla residenza sarà legato a soglie di qualifica, esperienza lavorativa e retribuzione.
Secondo il ministro dell’immigrazione Erica Stanford, l’introduzione di questi strumenti consentirà alle imprese di trattenere lavoratori che già contribuiscono in maniera significativa all’economia del Paese. Non si tratta quindi solo di attrarre nuove persone dall’estero, ma anche di dare una prospettiva stabile a chi si trova già in Nuova Zelanda con competenze riconosciute e apprezzate.
Queste misure si affiancano ad altri provvedimenti già adottati: dal visto per nomadi digitali, pensato per chi lavora da remoto, al visto “Active Investor Plus”, rivolto agli investitori stranieri con capacità finanziarie elevate. L’intento è chiaro: rendere la Nuova Zelanda una meta più accessibile e appetibile per lavoratori e capitali.
Perché la Nuova Zelanda ha bisogno di nuovi residenti
Dietro questa apertura c’è una situazione interna che preoccupa governo e imprese. La Nuova Zelanda sta infatti registrando un calo di popolazione residente, con un’emigrazione che ha raggiunto livelli record: oltre 73.000 neozelandesi hanno lasciato il Paese nell’ultimo anno, spesso diretti in Australia, attratti da salari più alti e prospettive economiche più stabili. Secondo Stats NZ, circa il 35% di chi si è trasferito in Australia nel 2024 era nato fuori dalla Nuova Zelanda, segno che anche i nuovi arrivati vedono nel Paese vicino una tappa successiva.
Questa fuga di cittadini si accompagna a un rallentamento del PIL, alimentando la necessità di rafforzare il mercato del lavoro. Le imprese chiedono da tempo politiche più mirate per trattenere i talenti e garantire la continuità produttiva. Business New Zealand ha accolto con favore i nuovi percorsi di residenza, sottolineando che aiuteranno a coprire ruoli chiave. Infrastructure NZ, dal canto suo, ha chiesto che le misure vengano attuate con maggiore urgenza.
Non mancano però le critiche. Il partito New Zealand First ha scelto di dissociarsi dal piano, definendolo poco mirato e accusando il governo di trasformare la Nuova Zelanda in un semplice trampolino verso l’Australia. Il leader Winston Peters ha sottolineato come il Paese investa nella formazione e nell’integrazione dei migranti, salvo poi vederli emigrare oltre confine.
La sfida, dunque, sarà bilanciare apertura e sostenibilità, creando un sistema migratorio capace di rispondere ai bisogni dell’economia.
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