Arriva un nuovo Paese sulla mappa del mondo. L’isola si avvicina all’indipendenza.
A breve un nuovo Paese apparirà sulla mappa del mondo. La Nuova Caledonia ha finalmente raggiunto un accordo con la Francia, che le riconosce maggiore autonomia, anche se non una piena indipendenza. Per quanto sia una soluzione di compromesso, si tratta di una svolta storica per il Paese, in attesa del riconoscimento da parte della comunità internazionale da decenni.
Le tensioni politiche ed economiche che hanno pregiudicato la Nuova Caledonia con la dominazione francese potrebbero così appianarsi, lasciando spazio a un nuovo inizio di crescita. D’altra parte, l’isola resta francese e non ottiene ancora la possibilità di un seggio all’Onu. Pur rimanendo sotto la giurisdizione francese, tuttavia, la Nuova Caledonia può cominciare a riappropriarsi gradualmente della sovranità e diventare a tutti gli effetti uno Stato indipendente. Quel momento è ancora lontano, ma l’accordo raggiunto con la Francia appare già una vittoria.
Questo testo non menziona la parola indipendenza. Ma apre un percorso strutturato, progressivo, giuridicamente regolamentato e politicamente legittimo.
Ha dichiarato il parlamentare Kanak Emmanuel Tjibaou, che ha partecipato ai 10 giorni di negoziati con Parigi per portare l’isola “fuori dalla spirale della violenza”. Prima di poter festeggiare il risultato raggiunto, però, la Nuova Caledonia dovrà superare la votazione degli abitanti attesa per febbraio. Il testo dell’accordo, “storico” secondo il presidente Macron, potrebbe risultare divisivo, tanto per chi vuole la piena indipendenza, quanto per chi rivendica l’appartenenza francese.
Nuova Caledonia, da sempre divisa tra Francia e indipendenza
La Nuova Caledonia è diventata un possedimento francese nel 1853 ed è stata usata per circa 40 anni come colonia penale. Dal secondo dopoguerra è un territorio d’oltremare e i canachi hanno ottenuto la cittadinanza francese nel 1957. I discendenti dei deportati, noti nell’isola come caldoches e gli immigrati francesi, costituiscono oggi buona parte della popolazione. Gli autoctoni, melanesiani e polinesiani che formano la comunità canaca, sono una minoranza, rappresentando circa il 44% della popolazione totale, a cui si aggiunge una ristretta minoranza est-asiatica. Proprio questa composizione della popolazione si è tradotta in frequenti tensioni interne, tra il desiderio di indipendenza degli indigeni, la comunità canaca in primis, e fedeltà alla madrepatria francese di tutti gli altri.
Basti pensare che in ben tre referendum per l’indipendenza (2018, 2020 e 2021) gli elettori hanno scelto di restare francesi. Votazioni che non hanno mancato di riaccendere le tensioni, anche perché l’ultimo referendum è stato boicottato e disconosciuto dal fronte indipendentista, che voleva posticipare l’ultimo dei referendum previsto con l’accordo francese del 1998.
La riforma costituzionale del presidente Macron, che ha consolidato la rappresentanza politica del governo centrale, è stata la famigerata goccia che fa traboccare il vaso. Nel 2024 la Nuova Caledonia ha ospitato proteste e scontri talmente accesi da richiedere lo schieramento dell’esercito e la proclamazione dello stato d’emergenza. Uno degli elementi di maggiore critica riguardava l’estensione del diritto di voto a migliaia di non indigeni, residenti nell’arcipelago da 15 anni, limitando ulteriormente la voce della comunità autoctona.
L’instancabilità del movimento indipendentista, con un fervore paradossalmente simile a quello dei cittadini francesi, ha spinto un accordo che altrimenti non avrebbe preso piede prima di ulteriori attese.
La Nuova Caledonia resta francese, ma più autonoma
Con lunghissime trattative, è stato raggiunto un accordo per l’autonomia della Nuova Caledonia. Un testo di 13 pagine, ancora da sottoporre alla votazione dei neocaledoni, conserva la riforma del diritto di voto ma prevede nuove “concessioni” in favore degli indipendentisti. Questi ultimi dovranno impegnarsi a non richiedere referendum unilaterali per l’indipendenza, conservando il diritto di autodeterminazione, in cambio di maggiore sovranità su:
- affari internazionali;
- sicurezza;
- giustizia;
- politica economica;
- inno ufficiale;
- bandiera (oggi sarebbe il tricolore francese, ma buona parte della popolazione preferisce un vessillo ideato dal Fronte di liberazione nazionale canaco e socialista);
- nome.

Alla cittadinanza francese sarà affiancata la cittadinanza caledoniana, mentre il Consiglio locale potrà progressivamente ottenere il trasferimento della sovranità francese nei quattro campi principali:
- difesa;
- moneta;
- sicurezza e ordine pubblico;
- giustizia e controllo della legalità.
Lentamente, il futuro Stato potrà conquistare l’indipendenza e arrivare così anche al tavolo delle Nazioni unite, che oggi lo riconoscono come territorio non indipendente (e quindi senza seggio). Sempre che i caledoni approvino l’accordo.
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