Una disposizione inserisce una nuova tassa per coloro visitano gli Stati Uniti e richiedono questo visto.
C’è una disposizione passata un po’ in sordina ma inserita all’interno dell’One Big Beautiful Bill Act approvato dall’amministrazione Trump, che stabilisce una nuova tassa da pagare per i cittadini che intendono entrare negli Stati Uniti. Si tratta di un pagamento di 250 dollari da versare sotto forma di cauzione, rimborsabile alla fine del viaggio se si rispettano determinati requisiti.
La tassa viene applicata su tutti i visti non immigranti rilasciati a turisti, viaggiatori d’affari e studenti internazionali che intendono visitare il Paese. Si parla di una tassa di integrità del visto, ad oggi fissata a 250 dollari e rimborsabile. Questa è la cifra decisa per l’anno fiscale 2025, che terminerà il prossimo 30 settembre. Il Segretario della Sicurezza Nazionale potrà aumentare la tariffa attuale, come previsto dalla disposizione. Ogni anno fiscale successivo, l’importo verrà adeguato all’inflazione. Il pagamento sarà effettuato al momento del rilascio del visto.
Si stima che le nuove entrate derivanti da questa tassa possano ridurre il deficit federale di 28,9 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Nello stesso arco temporale si prevede il rilascio di circa 120 milioni di visti non immigranti, con una media annuale di 10 milioni di visti. Solo una piccola parte richiederà il rimborso, poiché molti visti non immigranti hanno una validità pluriennale. Un rimborso che potrebbe comunque essere erogato anche dopo diverso tempo, mentre nel frattempo lo Stato incasserebbe miliardi.
Nuova tassa negli Stati Uniti: chi ha diritto al rimborso
Hanno diritto al rimborso i titolari che rispettano le condizioni del visto, come non accettare impieghi non autorizzati o non estendere la permanenza oltre i cinque giorni previsti. Condizioni che, in teoria, rendono semplice ottenere il rimborso, perché i dati storici indicano che solo l’1-2% dei visitatori non immigranti ha superato la durata consentita tra il 2016 e il 2022.
I rimborsi verranno effettuati solo dopo la scadenza del visto di viaggio, come indicato nella disposizione. Le somme non rimborsate confluiranno invece nel Fondo generale del Governo, finendo di fatto sul libretto degli assegni americano.
Ci si aspetta che la domanda di visti non immigranti non venga influenzata dall’entrata in vigore della nuova tassa, considerando che i consumatori a reddito più elevato costituiscono la maggioranza dei viaggiatori internazionali, sia per piacere che per affari, verso gli Stati Uniti.
«Per i viaggiatori benestanti, i 250 dollari aggiuntivi rappresentano un incremento gestibile rispetto al costo complessivo del viaggio. La struttura tariffaria sembra progettata strategicamente per migliorare il rispetto delle normative, piuttosto che per limitare ampiamente i viaggi», è il pensiero di Ana Garcia, analista senior di equity presso CFRA Research.
Non si sa ancora quando entrerà in vigore la nuova disposizione. Si tratterà comunque di un’aggiunta rispetto alla cifra già prevista. Ad esempio, un lavoratore che attualmente paga una quota di iscrizione di 205 dollari potrebbe presto aspettarsi di pagare un totale di 455 dollari, una volta che questa quota sarà attiva.
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