Maiali rifugio Cuori liberi, cosa è successo e perché sono stati uccisi

Alessandro Nuzzo

21/09/2023

21/09/2023 - 13:42

condividi

Dieci maiali sono stati abbattuti ieri mattina in un rifugio in provincia di Pavia tra le proteste di diverse associazioni animaliste. Ecco cosa è successo.

Maiali rifugio Cuori liberi, cosa è successo e perché sono stati uccisi

Ieri mattina decine di agenti della Polizia di Stato in assetto antisommossa insieme al personale dell’azienda sanitaria locale, si sono recati al rifugio Cuori Liberi di Sairano, in provincia di Pavia, per abbattere tutti i maiali presenti. A cercare di impedire l’esecuzione decine di animalisti che però non sono riusciti nell’intento. Ci sono stati anche degli attimi di tensione con il bilancio finale che parla di tre animalisti lievemente feriti e medicati sul posto dal personale del 118.

L’Asl ha dato esecuzione ad un’ordinanza dell’Agenzia per la tutela della salute di Pavia che ha previsto l’abbattimento dei 10 maiali ospitati nella struttura. Ecco perché.

Perché sono stati uccisi i 10 maiali ospitati al rifugio Cuori liberi

I 10 maiali ospitati nella struttura Cuori liberi sono stati abbattuti a seguito di un’ordinanza dell’Agenzia per la tutela della salute di Pavia per limitare la diffusione della peste suina dopo la scoperta di un focolaio presso la struttura. In provincia di Pavia da agosto ad oggi sono stati abbattuti già 33mila maiali a seguito della scoperta di 8 focolai di peste suina.

Tra i 10 esemplari, salvati da allevamenti o provenienti da contesti di maltrattamento, c’erano sia portatori sani della malattia, sia esemplari completamente in salute ma ritenuti potenzialmente vettori di diffusione della peste suina. A nulla sono valse le proteste di diverse associazioni animaliste tra cui l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), la Lega antivivisezione, Animal Equality Italia, che avevano anche creato un sit-in all’esterno della struttura per impedire l’esecuzione dell’ordinanza. L’ordinanza doveva essere eseguita già lo scorso venerdì ma la mobilitazione degli attivisti, che avevano occupato la zona, aveva sventato una prima volta l’esecuzione.

Fino a ieri quando l’intervento delle forze dell’ordine ha impedito la protesta e l’abbattimento è stato eseguito per tutti e 10 i maiali. Le associazioni chiedevano di attendere almeno la decisione del Tar della Lombardia che si sarebbe dovuto pronunciare sul caso il 5 ottobre.

Per gli animalisti i dieci maiali non costituivano un pericolo

Per le associazioni animaliste in campo i 10 maiali ospitati presso il rifugio Cuori liberi non costituivano un pericolo ma anzi potevano essere il simbolo del riscatto del lato umano contro chi si fa guidare da leggi, regolamenti e ordinanze. Secondo le associazioni i maiali erano perfettamente isolati, alcuni erano sani e altri portatori sani e soprattutto non erano destinati alla filiera alimentare. Per questo motivo non costituivano alcun pericolo.

Dodici associazioni dopo l’ordinanza di abbattimento avevano inviato istanza urgente al Commissario straordinario per la Psa e ai responsabili di settore del Ministero della Salute, della Regione Lombardia e dell’Ats di Pavia, nonché al sindaco di Zinasco per chiedere una moratoria e trovare una soluzione valida e alternativa che salvaguardasse la vita dei suini. Gli animali si trovavano in un luogo permanente che accoglie animali non destinati alla filiera alimentare, non c’era insomma nessun rischio di propagazione del contagio.

Gli appelli però sono rimasti inascoltati e ieri si è portato al termine quanto deciso nell’ordinanza.

Che cos’è la peste suina

Si tratta di una infezione virale che colpisce i suini domestici e selvatici, non trasmissibile all’uomo e potenzialmente mortale per gli animali colpiti. La malattia è stata scoperta in Africa nel 1921 e da allora si è diffusa in tutta Europa. La trasmissione tra i maiali avviene attraverso:

  • contatto con animali infetti, compreso il contatto tra suini che pascolano all’aperto e cinghiali selvatici;
  • ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti: scarti di cucina, broda a base di rifiuti alimentari e carne di cinghiale selvatico infetta;
  • contatto con qualsiasi oggetto contaminato dal virus, come abbigliamento, veicoli e altre attrezzature
    morsi di zecche infette.

La malattia non è trasmissibile all’uomo né attraverso il contatto diretto con animali malati, né tramite alimenti di origine suina. L’uomo può però essere veicolo di trasmissione del virus attraverso la contaminazione di veicoli, indumenti, attrezzature. È importante controllarne la diffusione per l’impatto socioeconomico che la peste suina e la conseguente perdita di numerosi animali può creare sull’intera filiera mondiale.

Iscriviti a Money.it