Con l’oro ai massimi storici reali e un rapporto oro-petrolio oltre 50, gli investitori ignorano le opportunità in commodity sottovalutate, ora al minimo storico relativo.
Il 2025 si sta rivelando un anno memorabile per il mercato dell’oro. Il prezzo del metallo giallo ha superato ogni precedente storico in termini reali, battendo persino il celebre picco del 1980, quando la corsa all’oro era alimentata da inflazione galoppante e tensioni geopolitiche.
Oggi l’oro si trova a oltre tre deviazioni standard sopra la sua media di lungo periodo, una condizione statistica che, secondo molti analisti, prelude a un’inversione o quantomeno a una fase di consolidamento. Eppure, in un contesto in cui si moltiplicano i dubbi sulla stabilità del dollaro statunitense e sulla solidità dei mercati finanziari, l’oro continua ad attrarre capitali come bene rifugio per eccellenza.
Tuttavia, dietro l’attuale entusiasmo per il lingotto, si cela un importante squilibrio nei mercati delle materie prime. Considerando i dati degli ultimi 50 anni, un’oncia d’oro ha avuto in media un rapporto di 21 a 1 rispetto al barile di petrolio. Oggi il rapporto supera quota 50, un livello mai toccato prima se si esclude un breve momento nel 2020, durante la crisi pandemica. Similmente, l’oro è scambiato a circa 100 volte il valore dell’argento, contro una media storica di 60. In altri termini, l’oro non è mai stato così sopravvalutato in termini relativi. [...]
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