Jonathan Galindo: cos’è il gioco online che spinge i ragazzini a suicidarsi

Martino Grassi

30/09/2020

24/08/2021 - 16:02

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Cos’è la Jonathan Galindo? La nuova macabra challange online che potrebbe aver portato un bambino di 11 a suicidarsi nel napoletano.

Jonathan Galindo: cos’è il gioco online che spinge i ragazzini a suicidarsi

Sembra che una nuova pericolosa challenge online si stia diffondendo sui social network: si tratta della Jonathan Galindo. Dietro questo nome non si cela nessuna persona specifica, ma si rappresenta come un’inquietante maschera con le sembianze di Pippo, il celebre personaggio Disney, dalle fattezze macabre e spaventose.

Si presume che dietro questa entità online vi siano più persone, che si muovano anche in modo isolato, con l’unico scopo di adescare ragazzini, spaventarli e spingerli a compiere terribili gesti di autolesionismo che possono concludersi addirittura con il suicidio.

Sembrerebbe essere proprio questa la pista che stanno seguendo gli inquirenti per cercare le dinamiche del suicidio che ha coinvolto un ragazzino di 11 anni, nel napoletano, che si è gettato dal decimo piano del palazzo in cui abitava mentre i genitori stavano dormendo, inviando un messaggio alla madre che sembra ricondurre a questa pista.

Jonathan Galindo: cos’è la nuova challenge online

Quella di Jonathan Galindo si prefigura in tutto e per tutto come una macabra challenge che si è diffusa sui social, sulla falsa riga di altre sfide simili, come la Blue Whale o la Momo Challenge. Jonathan Galindo è un nome di finzione che non corrisponde a nessuna persona fisica, mentre la rappresentazione grafica, si tratta di un Pippo inquietante realizzato nel 2012 da un Make Up Artist americano, Samuel Canini, a cui sono state sottratte le foto e i video che immortalavano la sua creazione, assolutamente estraneo a questa storia.

Il funzionamento di queste sfide è molto semplice quanto inquietante: delle persone entrano in contatto tramite i social network con dei ragazzini, solitamente dai 10 ai 15 anni, e dopo avergli inoltrato una richiesta di amicizia avviano una conversazione chiedendo di giocare insieme. A questo punto inizia la spirale della paura e del lavaggio del cervello: queste persone spingono i ragazzini a compiere gesti autolesionisti e talvolta li conducono addirittura al suicidio. Basta infatti un semplice messaggio e una foto inquietante come quella di Galindo, per far credere ad un bambino di essere la vittima di una qualche strana entità, soprattutto se viene aggiunto anche il fattore terrore.

In Russia la Blue Whale era riuscita ad uccidere più di 100 bambini, e adesso la Polizia Postale sta accuratamente studiando il caso del bambino che si è suicidato a Napoli per cercare di capire se altri suoi coetanei sono stati coinvolti in questa terribile challenge mortale, all’interno della quale i giovani entrano in un vero e proprio incubo dal quale non è facile uscirne.

Bambino di 11 anni suicida a Napoli: vittima di una challenge mortale?

Tutti i segnali sembrano convergere verso una challenge online che ha spinto un bambino di soli 11 anni a suicidarsi. Prima di saltare nel vuoto da una finestra del decimo piano del palazzo in cui abitava, il piccolo avrebbe mandato un messaggio alla madre dal contenuto criptico, con cui si scusava del gesto che stava per compiere, ma che doveva seguire un “uomo nero.

La procura di Napoli ha aperto un’inchiesta e adesso sta indagando per istigazione al suicidio, l’uomo nero citato dal bambino infatti potrebbe proprio essere Jonathan Galindo, che potrebbe aver terrorizzato il bambino al punto tale da portarlo a compiere il suicidio.

Da quanto riportato dai genitori, il piccolo 11enne aveva una vita normale, praticava sport ed era integrato con i suoi coetanei, dunque non sembrano esservi motivi apparenti che possano averlo spinto a compiere quel gesto. Sul fatto che si sia trattato di un gesto volontario c’è proprio quel messaggio inviato nel cuore della notte alla madre. Adesso gli inquirenti stanno cercando di risalire ad un possibile complice di questo gesto, per capire se si tratti di una persona reale vicina al piccolo o un’entità online saltata fuori proprio da una di queste challenge mortali. Tutti i dispositivi online a cui aveva accesso il piccolo adesso sono sotto sequestro.

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