Cos’è l’inflazione? Significato e guida completa

Flavia Provenzani

20/10/2022

25/10/2022 - 12:10

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Cos’è l’inflazione, quale è il suo significato e quali sono le conseguenze quando sale (o scende) troppo? Oggi in Italia l’inflazione è ai massimi dal 1983.

Cos’è l’inflazione? Significato e guida completa

Cos’è l’inflazione e quale è il suo significato? In sintesi, l’inflazione è il tasso al quale aumentano i prezzi di beni e servizi. Ma perché i prezzi aumentano, quali sono gli effetti e cosa succede se l’inflazione aumenta troppo? Come sta andando l’inflazione in Italia?

L’aumento dei prezzi di beni e servizi in un periodo di tempo, ossia l’inflazione, ha conseguenze importanti sull’intera economia del Paese, non solo per il Governo, ma anche per cittadini e imprese.

L’inflazione in sintesi

  • L’inflazione è un aumento sostenuto del livello generale dei prezzi di beni e servizi.
  • Quando l’inflazione sale, vi è un contemporaneo ribasso del valore del denaro (potere d’acquisto).
  • Varianti dell’inflazione includono disinflazione, deflazione, iperinfazione e stagflazione.
  • Non esiste una teoria comune che spieghi le cause dell’inflazione. Tra le cause principali troviamo l’aumento della domanda, l’aumento dei costi e l’inflazione monetaria derivante dalla politica monetaria della banca centrale di riferimento.
  • Quando l’aumento dell’inflazione è inaspettato, i creditori ci rimettono insieme agli investitori in obbligazioni, l’incertezza riduce la spesa e gli esportatori perdono di competitività.
  • La mancanza di inflazione (o deflazione) non è necessariamente una cosa buona e può portare a delle destabilizzanti spirali deflazionistiche.
  • L’inflazione è misurata attraverso un indice dei prezzi.
  • Esistono due tipologie principali di indici dei prezzi che misurano l’inflazione: l’indice dei prezzi al consumo (IPC) e l’indice dei prezzi alla produzione (IPP).
  • I tassi di interesse in Italia e nella zona euro vengono decisi dalla Banca Centrale Europea. L’inflazione ha un ruolo importante nelle decisioni della BCE nell’ambito dei tassi di interesse dato che ogni banca centrale ha dei target di inflazione da perseguire e raggiungere.
  • Nel lungo termine, il mercato azionario e i metalli preziosi sono una buona copertura contro l’inflazione.

Inflazione: significato e definizione

L’inflazione indica un aumento sostenuto del livello generale dei prezzi di beni e servizi in un Paese, e viene misurata come variazione percentuale su base mensile o annuale.

L’inflazione in sostanza indica quanto vale l’euro (o qualsiasi altra moneta) in un determinato momento sul fronte del suo potere d’acquisto. L’idea di un’inflazione come forza positiva per l’economia risiede nel fatto che un suo tasso abbastanza gestibile può stimolare la crescita economica senza svalutare la valuta tanto da farla diventare quasi inutile.

L’inflazione può anche variare da prodotto a prodotto. A seconda del periodo dell’anno, il prezzo del petrolio può salire indipendentemente dall’effetto dell’inflazione, come spesso accade in estate. Per questo motivo esiste un termine - “inflazione core” - per indicare l’inflazione che influisce sui prezzi di tutti i beni e servizi ad eccezione degli alimenti e dell’energia (gas e petrolio), poiché questi settori hanno dei prezzi influenzati da molti altri fattori.

Tipologie di inflazione

Esistono diversi tipi di inflazione.

  • Quando il tasso raggiunge le due cifre e finisce nel range compreso tra il 10% e il 20%, si parla di inflazione galoppante - molto più preoccupante per i cittadini, in quanto il denaro si sta svalutando molto più rapidamente di quanto dovrebbe fare. I prezzi che aumentano drasticamente possono avere un effetto devastante sulla classe operaia e sulla popolazione di fascia bassa, già in difficoltà finanziarie. I redditi non salgono in tandem con i prezzi e così le persone acquistano di meno, gettando l’economia nel caos.
  • L’iperinflazione è il caso più raro, ma il più disastroso all’interno di un’economia. Un aumento totalmente ingestibile del 50% o più in poco tempo può far precipitare un Paese. Le recessioni si trasformano in depressioni. Le persone perdono la fiducia nella moneta legale e iniziano a rivolgersi ai beni rifugio come l’oro, portando ad una significativa riduzione dello scambio di merci. Le istituzioni finanziarie, con la propria liquidità sostanzialmente priva di valore, falliscono. L’iperinflazione è molto rara, ma ha già fatto delle apparizioni in passato.
  • Vi è inoltre una forma di inflazione nota come «stagflazione», in cui i tassi di inflazione aumentano nonostante l’economia si trovi in un periodo di stagnazione. Questa si genera in circostanze speciali, come accaduto negli Stati Uniti negli anni ’70, quando nonostante gli alti tassi di disoccupazione e la crescita economica negativa il prezzo del petrolio salì alle stelle.
  • La deflazione si verifica quando il livello generale dei prezzi è in calo, con un effetto opposto a quello dell’inflazione. Tende a verificarsi più raramente e per periodi di tempo più brevi rispetto all’inflazione, spesso durante i periodi di recessione o di crisi economica, e può portare a crisi economiche molto profonde tra cui la depressione. Le cause appartengono agli effetti della cosiddetta spirale deflazionistica: quando i prezzi scendono, perché spendere i propri soldi oggi, quando ogni euro che si ha in tasca sarà più prezioso domani?
  • La disinflazione è una condizione in cui l’inflazione è ancora positiva, ma il tasso di inflazione è in calo - per esempio da +3% a +2%.

In alcune situazioni, una bassa inflazione può far male come un’alta inflazione. La mancanza di inflazione può essere indice di un’economia debole.
Non è semplice definire se inflazione è buona o cattiva - dipende tutto dalla salute dell’economia e dalla propria situazione personale.

Inflazione in Italia

Il 2022 segna un’inflazione record per l’Italia e l’Europa. Secondo l’Istat, le stime preliminari indicano che «nel mese di settembre 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dell’8,9% su base annua (da +8,4% del mese precedente)».

AnnoInflazione media annua in Italia
2022 8,9%
2021 1,9%
2020 -0,1%
2019 0,6%
2018 1,1%
2017 1,2%
2016 -0,1%
2015 0%
2014 0,2%
2013 1,2%
2012 3%
2011 2,8%
2010 1,5%
2009 0,8%
2008 3,3%
2007 1,8%
2006 2,1%
2005 2%
2004 2,2%
2003 2,7%
2002 2,5%
2001 2,8%

Le cause dell’inflazione

Non esiste un’unica teoria che spieghi le cause dell’inflazione universalmente concordata da economisti e accademici, ma esistono alcuni approcci più accreditati.

Aumento della domanda
L’inflazione è causata da un aumento globale della domanda di beni e servizi, che fa salire i prezzi. Se la domanda cresce più rapidamente dell’offerta, i prezzi aumentano. Questo di solito si verifica nelle economie in rapida crescita. Questa teoria è spesso promossa dalla scuola economica keynesiana.

Aumento dei costi
L’inflazione è causata anche da un rialzo dei costi di produzione che le imprese devono sostenere. Quando questo accade, le imprese devono aumentare i prezzi per mantenere i propri margini di profitto.


Politica monetaria
L’inflazione è causata anche da un eccesso di offerta di moneta nell’economia. Proprio come qualsiasi altra merce, i prezzi delle cose sono determinati dalla domanda e dall’offerta. Se c’è troppa offerta, il prezzo di quel prodotto scende. Se il prodotto è il denaro, e troppa offerta di moneta porta il valore a scendere, il risultato è che i prezzi di tutti i beni e i servizi salgono. Questa teoria è spesso promossa dalla scuola economica “monetarista”.

Le conseguenze dell’inflazione

L’inflazione colpisce soggetti diversi in modi diversi. Dipende anche se le modifiche al tasso di inflazione sono attese o impreviste. Se il tasso di inflazione corrisponde a ciò che la maggioranza delle persone si sta aspettando, allora possiamo compensare e l’impatto non è necessariamente così grave. Per esempio, le banche possono variare i tassi di interesse e i lavoratori possono negoziare dei contratti che includano degli aumenti di salario automatici con il salire dei prezzi.

A livello generale, elenchiamo i tipici vincitori e perdenti di un aumento dell’inflazione.

I creditori ci rimettono e i debitori ci guadagnano con l’inflazione. Ad esempio, supponiamo che una banca ci conceda un mutuo di 30 anni per comprare una casa con un tasso fisso del 5% l’anno, per una rata di €1.000 al mese. Come l’aumento dell’inflazione, il “costo” di questi €1.000 al mese diminuisce, il che va a favore del proprietario della casa, soprattutto se il tasso di inflazione supera il tasso di interesse sul prestito.

L’inflazione sfavorisce i risparmiatori perché ogni euro risparmiato varrà meno in futuro. A meno che il denaro non venga conservato in un conto che paga un tasso di interesse pari o superiore al tasso di inflazione, ma in generale il potere d’acquisto dei risparmi scende.

I lavoratori con stipendi o contratti che non seguono l’andamento dell’inflazione saranno svantaggiati, il potere d’acquisto dei loro redditi rimane lo stesso contro un aumento dei prezzi.

L’incertezza su ciò che accadrà rende le imprese e i consumatori meno propensi a spendere, ferendo la produzione economica nel lungo periodo.
L’intera economia deve assorbire i costi del ri-prezzamento: listini prezzi, etichette, menu e molto altro devono essere aggiornati.

Se il tasso di inflazione interno è maggiore di quello di altri paesi, i prodotti nazionali diventano meno competitivi.

Calcolo inflazione: come si misura?

Misurare l’inflazione è un affare complicato per gli istituti nazionali di statistica. Si individua una serie di beni che sono rappresentativi dell’economia all’interno di un «paniere di mercato.» Il costo di questo paniere viene confrontato con il tempo, il che si traduce in un indice dei prezzi, che è il costo del paniere di mercato oggi in percentuale rispetto al costo dello stesso identico paniere nell’anno precedente.

Nel mondo sviluppato esistono due tipologie di indici principali che misurano l’inflazione:

Indice dei prezzi al consumo (IPC) - Una misura delle variazioni dei prezzi del beni di consumo e servizi, come benzina, cibo, vestiti e automobili. L’IPC misura la variazione di prezzo dal punto di vista dell’acquirente. In Italia, l’indice dei prezzi al consumo viene calcolato e riferito dall’Istat.

Indice dei prezzi alla produzione (IPP) - L’indice misura la variazione media nel tempo dei prezzi di vendita da parte dei produttori nazionali di beni e servizi. L’IPP misura la variazione di prezzo dal punto di vista del venditore.

Abbiamo, inoltre, il deflatore del Pil come altro strumento utile alla misurazione dell’inflazione. Come suggerisce il nome, viene utilizzato per convertire il Pil nominale in Pil Reale. Il deflatore del Pil è una misurazione più ampia del CPI e include i beni ed i servizi acquistati da aziende e governi.

Possiamo pensare agli indici dei prezzi come a dei grandi sondaggi. Ogni mese, l’Istituto di Statistica Nazionale contatta migliaia di negozi, fornitori di servizi, studi medici e molto altro per chiedere informazioni sui prezzi di migliaia di oggetti utilizzati per tenere traccia delle variazioni di prezzo che misura l’IPC.


Nel lungo periodo, l’IPC e l’IPP mostrano un tasso simile di inflazione, ma non nel breve periodo dato che l’IPP spesso aumenta prima dell’indice dei prezzi al consumo. In generale, gli investitori danno più importanza all’IPC che ai prezzi alla produzione.

L’impatto dell’inflazione sugli investimenti

L’inflazione è fonte di preoccupazione per gli investitori, dal momento che le variazioni dei tassi di inflazione e di interesse influiscono sui vari tipi di asset di investimento in modi diversi.

L’impatto dell’inflazione sul proprio portafoglio dipende dal tipo di titoli detenuti. Se si investe solo in azioni si possono dormire sonni tranquilli, in quanto storicamente il mercato azionario possiede una copertura abbastanza buona contro l’inflazione. Nel lungo periodo, i ricavi e degli utili di una società dovrebbero aumentare allo stesso ritmo dell’inflazione, per cui i prezzi delle azioni dovrebbero salire insieme ai prezzi generali dei beni di consumo e di produzione.

L’eccezione a questo scenario è la stagflazione: la combinazione di un’economia ferma con un incremento dei costi è negativa per i titoli azionari. Non tutte le aziende accolgono un aumento dell’inflazione allo stesso modo - per esempio, una società con molta liquidità registrerà un calo di valore con l’aumento dell’inflazione.

Il problema più generale sul mercato azionario con l’inflazione è che i rendimenti di una società tendono ad essere sopravvalutati. In tempi di alta inflazione, una società può sembrare prospera, quando in realtà è l’inflazione il motivo dietro la crescita apparente.

Gli investitori sugli asset a reddito fisso (le obbligazioni) sono i più colpiti dall’inflazione. Supponiamo che un anno fa abbiamo investito €1.000 in titoli di Stati con un rendimento del 10%. Ora ci spettano €1.100, ma questi €100 (10%) di rendimento valgono allo stesso modo che €100 di un anno fa? Ovviamente no. Supponendo che l’inflazione è stata positiva nell’anno, il nostro potere d’acquisto è sceso e, di conseguenza, anche il nostro rendimento. Dobbiamo prendere in considerazione il peso che l’inflazione ha sul nostro ritorno. Se l’inflazione è stata del 4%, allora il nostro rendimento netto è stato del 6%. Ricordiamo che l’inflazione favorisce i debitori a scapito dei creditori: possedere un’obbligazione è come essere un finanziatore.

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